Ripetersi tutte le mattine davanti allo specchio la frase «Ce la farò! Ce la faremo!» è sicuramente un’ottima abitudine. Da sola, però, non basta. Per condurre un’attività imprenditoriale come un bar, ancor più in tempi difficili come gli attuali, occorre - come si diceva un tempo - saper far molto bene di conto. Ovvero imparare a tenere sotto controllo, giornalmente, qual è la situazione economica (ricavi e costi) e finanziaria (entrate e uscite) della propria attività. «Se dire “ce la faccio” è l’unico strumento su cui faccio affidamento - afferma Stefano Galli, senior partner della società di consulenza S4P Marketing in Action - finisce per diventare una trappola: significa che sto navigando a vista. O, peggio ancora, che sto andando a incagliarmi e non ho nessuna idea di come fare per governare la barca».
La miglior bussola dell’imprenditore deve puntare verso il breakeven point, ovvero il punto di pareggio: un semplice numero, ma dal significato cruciale. Perché ci aiuta a capire con quale livello di fatturato inizieremo a guadagnare. «Deve essere come la stella polare per i naviganti - continua Galli -, quella a cui guardare per capire se siamo sulla rotta giusta. Soprattutto quando le condizioni non sono affatto favorevoli alla navigazione, come di questi tempi».
Sapere di essere sulla rotta giusta presuppone anche un’altra cosa, altrettanto importante: avere ben presente dove voglio andare. «Avere un’identità chiara e obiettivi di business precisi è fondamentale - spiega Galli -, perché permette di orientare le scelte in modo mirato, focalizzandosi su ciò che è utile e tralasciando quello che può “far deragliare” l’attività generando sprechi di risorse e quindi aumentando i costi improduttivi».
Costi fissi e costi variabili
Stabilita la rotta (non è mai troppo tardi), bisogna procedere con determinazione verso gli obiettivi stabiliti. «Per raggiungere il punto di pareggio prima possibile vanno tenuti bassi i costi fissi, quelli tendenzialmente indipendenti dal volume dell’attività generata: i dipendenti, una parte delle utenze, l’affitto sono costi che non variano al variare dei caffè o dei panini venduti. Vanno distinti dai costi variabili, che cambiano al variare dei volumi di vendita: ad esempio gli acquisti per caffè, bottiglie, ingredienti. Se disegno su un foglio un grafico con una retta che rappresenta i costi totali (fissi+variabili) e una che rappresenta i ricavi, il punto in cui le due rette si incrociano corrisponderà al livello di ricavi da raggiungere per avere un’attività in pareggio. Conoscendo il mio attuale livello di ricavi scoprirò quali sono le perdite che mi troverò ad affrontare se non metto mano alla situazione». Conoscere il punto di pareggio, spiega Galli, vale doppio: «La prima indicazione che ricavo è qual è il ritmo che deve avere la mia attività: se il mio punto di pareggio è 110mila euro e faccio un mese di chiusura, significa che per guadagnare devo fare almeno 10mila euro al mese, cioè in media circa 400 euro al giorno (se lavoro sei giorni su sette). La seconda è: se mediamente non tengo quel ritmo, mi si deve accendere in automatico la spia della riserva. Che significa: se non studio contromisure, provo nuove strade o divento più bravo, chiuderò l’anno in perdita. Dev’essere come la tabella di allenamento degli atleti: se non ottengo i risultati sperati, devo aggiustare il tiro. Oppure dovrei chiedermi se vale davvero la pena tenere in piedi l’attività, quanto tempo posso resistere. Sono domande difficili, ma che è sempre meglio porsi, perché non farlo spesso significa essere costretti a farlo quando non c’è più rimedio o il rimedio è diventato troppo costoso».
Valutare gli investimenti
Il calcolo del breakeven point è un’utile bussola anche per valutare l’opportunità o la sostenibilità di una nuova spesa, di un nuovo investimento: «Se sto pensando di prendere una persona in più, magari per le consegne, o di comprare un’attrezzatura nuova, o di cambiarla, sapere qual è il livello di ricavi aggiuntivi che dovrò ottenere per ripagarmelo mi aiuta a prendere una decisione più consapevole». Ma Galli invita a fare un passo ulteriore: «Un altro elemento chiave da conoscere è il margine di contribuzione di ciascun prodotto, cioè la differenza tra il prezzo di vendita e il costo variabile unitario per produrlo; conoscerlo aiuta a indirizzare le vendite verso le proposte che garantiscono margini più elevati, consentendoci di raggiungere prima il punto di pareggio. E, possibilmente, a fare di questi i propri cavalli di battaglia».
molto prezioso..ho provato più volte ad abbozzare approcci al break even point…tutti naufragati. ma non mollo