Sono ormai sette anni che chi effettua attività di vendita di prodotti e prestazioni di servizi è tenuto ad accettare pagamenti effettuati con carte di debito e carte di credito se l’importo supera i 30 euro. La clientela, soprattutto quella di fascia più giovane, si è decisamente orientata verso l’utilizzo di pagamenti elettronici, abbandonando progressivamente i contanti.
Finora, e fino a fine 2022, non è prevista nessuna sanzione per chi non accetta pagamenti elettronici. Dal 1° gennaio 2023, a prescindere dall’importo (non esisterà più la soglia minima di 30 euro, quindi anche solo per un caffè), è stata prevista l’applicazione di una sanzione specifica per un importo fisso pari a 30 euro più il 4% del valore della transazione per chi non accetta i pagamenti per almeno una carta di debito e una carta di credito (tra cui il Pos), in presenza o in mancanza dello specifico apparecchio.
Per tali violazioni si seguono le norme generali sulle sanzioni amministrative, ma è escluso il pagamento in misura ridotta per oblazione amministrativa. L’accertamento e il controllo non sono a cura dei funzionari fiscali ma della polizia giudiziaria e degli organi addetti al controllo sull’osservanza delle disposizioni punite con sanzioni amministrative, che dovranno inviare rapporto al prefetto del territorio dove è stata commessa la violazione.
L'obbligo di adottare il Pos porta anche qualche vantaggio
Bisogna tener presente che questo obbligo, se correttamente rispettato, porta anche due vantaggi.
1. Bonus Pos: credito d’imposta 100% sulle commissioni addebitate se i Pos sono collegati a strumenti che consentono la memorizzazione e la trasmissione elettronica dei dati dei corrispettivi giornalieri all’Agenzia delle Entrate o del 30% sulle commissioni addebitate per l’accettazione di pagamenti con altri strumenti di pagamento elettronici.
2. Bonus per l’acquisto, il noleggio o l’utilizzo del Pos: è un’ulteriore credito d’imposta per il costo di acquisto, noleggio o utilizzo di dispositivi che consentono di accettare pagamenti elettronici collegati ai registratori telematici (usufruibile fino al 30 giugno 2022).
Il bonus è calcolato sul costo di acquisto, noleggio o utilizzo e comprende le spese di convenzionamento o per il collegamento tecnico tra gli strumenti. Spetta, entro il tetto di spesa di 320 euro (160 nel 2021), nella misura del:
• 100% (70% nel 2021), se i ricavi/compensi del periodo d’imposta precedente non superano 200mila euro;
• 70% (40% nel 2021), se i ricavi/compensi del periodo d’imposta precedente sono compresi tra 200mila euro e 1 milione di euro;
• 40% (10% nel 2021), se i ricavi/compensi del periodo d’imposta precedente superano il milione (fino a 5 milioni).
Inoltre sia l’esercente che il cliente potranno partecipare alla lotteria degli scontrini con una estrazione a premi basata sugli scontrini digitali emessi per ogni pagamento con carta.
I limiti non cambiano per quest'anno
Il limite all’uso dei contanti, che inizialmente era stato abbassato a 999,99 euro per tutti, rimane a 1.999,99 per tutto quest'anno e passa a 999,99 dal 1° gennaio 2023. Quindi, dal prossimo anno, da 1.000 euro in su per poter trasferire risorse da un soggetto a un altro e per ogni singolo pagamento sarà necessario l’utilizzo di strumenti tracciabili (bonifico bancario o postale, carta di credito o di debito, bancomat, assegni non trasferibili e simili). Tale limite non potrà essere superato nemmeno se, per aggirare il divieto, si frazionano i pagamenti. Si considera tale un’operazione unitaria sotto il profilo economico posta in essere attraverso più operazioni, singolarmente inferiori a quel limite, effettuate in momenti diversi e in un periodo di tempo di sette giorni o anche superiore se ricorrono elementi per ritenerla artificiosa.
Come capire se il frazionamento è effettuato con tale intento o risponde a fini commerciali? Sicuramente una fattura con la previsione dall’origine (ordine) di un pagamento rateale in cui ogni rata è inferiore alla soglia rientra nella possibilità di pagamenti in contanti o quando la pluralità di pagamenti è insita nell’operazione, così come per i contratti di somministrazione (ad esempio l’acquisto frequente, se non quotidiano, di pane o latte).
Problematico potrebbe essere il frazionamento di un’operazione presso un ristorante o altro esercizio pubblico, perché non conforme a usi commerciali. In ogni caso, l’amministrazione può comunque stimare la presenza di elementi che facciano ritenere che un frazionamento sia stato realizzato per sottrarsi al divieto.
Benefici sui tempi dell'accertamento
Consideriamo inoltre che per chi non esegue i pagamenti e gli incassi in contanti vi può essere un beneficio: è infatti possibile ottenere la riduzione di 2 anni del termine di decadenza (in pratica, quattro anziché sei: il 2021 scadrebbe nel 2025 anziché nel 2027) per l’accertamento ai fini delle imposte dirette e dell’Iva (art. 3, D. Lgs. 127/2015) per le imprese e i professionisti che:
• eseguano tutti gli incassi e i pagamenti di ammontare superiore a 500 euro con modalità tracciabili (sono esclusi il contante, la compensazione di credito, il vaglia postale, il pagamento in natura); basta anche un solo incasso o pagamento di importo superiore a 500 euro effettuato con pagamenti non tracciabili per impedire la riduzione della decadenza. È rilevante l’ammontare complessivo del documento e non solo l’importo pagato o incassato: non è ad esempio tracciabile il pagamento di una fattura di 2.000 euro con un bonifico di 1.950 euro e 50 euro in contanti;
• emettono esclusivamente fatture elettroniche e trasmettano telematicamente tutti i corrispettivi all’Agenzia delle entrate mediante registratori di cassa telematici.
Il contribuente deve evidenziare l’esistenza delle condizioni che permettono di beneficiare nella dichiarazione dei redditi (quadro RS), barrando la casella RS136 del modello Redditi per le persone fisiche e società di persone e la RS269 del modello Redditi società di capitali.