«Siamo una squadra?» è una domanda che ogni imprenditore, pensando ai propri dipendenti, dovrebbe farsi. Tanto più di questi tempi, dove a mancare sono - oltre ai campioni - anche i giocatori necessari per andare in campo a ranghi completi (leggi anche: Seleziona le persone giuste per te, nel modo giusto).
E la seconda domanda non può che essere «Che squadra siamo?». Perché sono le squadre affiatate, coese, complete in tutti i ruoli che fanno vincere gli scudetti; o, più semplicemente, raggiungere gli obiettivi che ci si è posti.
Filippo Scarponi da oltre 30 anni aiuta gli imprenditori a far funzionare i loro team. E ha individuato uno schema tipo per (far) capire qual è la fotografia dello stato attuale e quale la direzione da prendere. «I problemi sorgono nelle fasi di orientamento o di insoddisfazione: l’obiettivo è provocare una svolta che porti alla produttività, cioè alla capacità di ottenere i risultati voluti».
L'orientamento del team
La fase di orientamento è tipica dei team appena formati: «Qui sono fondamentali due aspetti - spiega l’esperto -. Occorre definire scopi e obiettivi e quindi funzioni e ruoli. Il leader deve dettare la linea, trasmettere l’identità del posto e i valori che vuole comunicare. Tutto in modo chiaro, senza avere la presunzione che gli altri capiscano cosa ha in testa. L’altra cosa fondamentale da fare è definire con chiarezza chi fa cosa. Uno dei principali motivi di insoddisfazione è la diversa percezione che hanno il titolare e i singoli addetti. Altri problemi frequenti sono la presenza di sovrapposizioni tra i ruoli, che generano conflitti, e la presenza di livelli di coinvolgimento molto diversi: se su quattro due fanno l’80% e gli altri due il 20% prima o poi si genera insoddisfazione».
Altre possibili fonti di insoddisfazione, secondo l’esperto, sono i conflitti tra i titolari - in cui i collaboratori si infilano - la competizione tra i membri per team per guadagnarsi i favori del leader o il divario tra aspettative e risultati: tutti figli della poca chiarezza.
Come si passa dall’insoddisfazione alla produttività? La chiave, per Scarponi, è il coinvolgimento di tutti. «Occorre permettere a chi non ha tutte le competenze necessarie di acquisirle e creare un gioco di squadra supportando ogni singolo elemento, in modo che si senta parte del gruppo. Il servizio va costruito prima: analizzando le cose che non hanno funzionato per trovare un modo diverso e migliore e preparando il servizio come si prepara una partita. Dopodiché, quando si gioca si gioca».
La creazione del clima
La svolta si ha quando si crea un clima favorevole, nato dall’uso di un linguaggio comune e dalla condivisione di responsabilità e obiettivi. Per alzare il livello, occorre che tutti vadano nella stessa direzione. Senza incaponirsi. «Possiamo anche perdere per strada una pecorella, quando è il caso» dice realisticamente Scarponi.
Certo, la possibilità di ricadere nell’insoddisfazione resta sempre dietro l’angolo: «I motivi più comuni? Aspettative troppo alte, risultati che tardano a venire, difficoltà che si incontrano lungo il percorso». Guai a scoraggiarsi, sostiene Scarponi, anche perché è la fase che si verifica con maggiore frequenza. Al contrario, è il momento di ridare slancio al progetto, compiendo semmai i necessari aggiustamenti sulla base dell’esperienza fatta da tutti: «La svolta è sempre una scelta: quella di prendere atto dell’insoddisfazione e di imboccare un processo di miglioramento, chiedendosi “cosa possiamo fare per risolvere/cambiare”. Uno degli errori più frequenti dei leader è di prendere le cose sul piano personale. In realtà, ammettere le difficoltà e gli errori è l’unico modo per darsi la possibilità di superarli».
Andare oltre e celebrare
L’obiettivo verso cui tendere - secondo l’esperto - è creare un clima collaborativo dove prevalgono la fiducia, il sorriso e l’armonia tra i componenti del team, perché sono le condizioni che permettono di ottenere risultati di alto livello. E di continuare ad alzare l’asticella, perché tutti desiderano farlo. Ovviamente, non può che trattarsi di una meta verso cui tendere, consapevoli che anche quando la si raggiunge l’equilibrio può sempre rompersi: «Esistono gli imprevisti, gli incidenti. E anche le sconfitte vanno messe in conto».
Andare oltre è l’imperativo che - secondo Scarponi - bisognerebbe avere sempre in testa. Facendo però attenzione che non si trasformi in una trappola che ci renda simili ai «criceti dentro la ruota», capaci solo di correre incessantemente.
«Ogni grande squadra - conclude Scarponi - quando vince, quando raggiunge un traguardo importante, è fondamentale che festeggi. Le vittorie vanno celebrate. E tutti devono avere la propria parte di gratificazione, dal primo all’ultimo componente della squadra. Solo così si rigenerano gli stimoli e le energie giuste per inseguire e conseguire il prossimo obiettivo».