È ufficiale: dal 26 aprile torna la zona gialla, primo passaggio della road map tracciata dal governo per la ripartenza del Paese. Road map fissata dal Decreto riaperture, decreto legge 22 aprile del 2021, pubblicato in Gazzetta ufficiale (in fondo all’articolo il testo da scaricare), che traccia il programma di graduale riavvio delle attività economiche che finora sono state soggette alle misure più restrittive messe in campo per contenere la pandemia da Covid.
Il nuovo decreto entra in vigore dal 26 aprile al 31 luglio, data quest’ultima alla quale viene prolungato lo stato di emergenza.
Le novità del provvedimento interessano anche le attività del fuoricasa che si trovano nelle regioni classificate in fascia gialla. Dal 26 aprile bar, ristoranti, pizzerie, rosticcerie, pub, gelaterie e pasticcerie potranno rialzare le saracinesche fino alle ore 22, ma solo con servizio per l’intero arco della giornata ai tavoli all’aperto.
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Dal primo giugno riapriranno anche quelli con tavoli al chiuso, però fino alle ore 18.
Resta invariata, invece, la situazione per i locali nelle aree in fascia arancione e rossa, per i quali le uniche possibilità di lavorare si confermano l’asporto e il delivery.
Prime riaperture per il fuoricasa in zona gialla
Per quanto riguarda il mondo del fuoricasa le novità del Decreto riaperture riguardano i locali in fascia gialla. Nelle regioni che rientrano in tale classificazione, infatti, il provvedimento consente l’apertura di bar, pub, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, ma solo con consumo al tavolo ed esclusivamente all’aperto, dalle ore 5 fino alle ore 22.
I tavoli devono essere distanziati tra loro di un metro ed è fissato a 4 il numero massimo delle persone che possono prendervi posto, eccetto che non siano tutti conviventi.
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Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi
e in altre strutture ricettive, limitatamente ai clienti, che vi sono alloggiati.
Dal primo giugno sarà possibile anche il consumo all’interno del locale, sempre esclusivamente al tavolo, ma fino alle ore 18, con distanziamento di un metro tra i tavoli e con il limite massimo di 4 persone che possono prendervi posto.
Solo asporto e delivery per i locali senza tavoli all’aperto
Fino al primo giugno, pertanto, i locali che non dispongono di spazi all’aperto potranno lavorare esclusivamente con i servizi di asporto (cibi e bevande, compresi alcolici e superalcolici) fino alle ore 22, ma non le attività con codice Ateco 56.3, ovvero i bar e gli esercizi simili senza cucina, per i quali il limite orario è fissato alle 18, fermo restando il divieto per i clienti di consumazione sul posto o nelle adiacenze del locale, e di consegna a domicilio, in quest’ultimo caso senza limiti di orario.
Locali in fascia arancione e rossa
Asporto e delivery, in queste stesse forme, restano gli unici servizi possibili dal Decreto riaperture anche per i locali che si trovano in fascia arancione e rossa.
Su tutto il territorio nazionale, inoltre, restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade, gli itinerari europei E45 e E55, negli ospedali, negli aeroporti, nei porti e negli interporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro. Consentite inoltre le mense e il catering continuativo su base contrattuale.
Le reazioni delle associazioni di categoria
La road map tracciata dal Decreto riaperture non ha soddisfatto pienamente le associazioni di categoria. «Riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno significa prolungare il lockdown per oltre 116.000 pubblici esercizi. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti della Penisola non è dotato di spazi all’aperto e questa percentuale si impenna se pensiamo ai centri storici delle città nei quali vigono regole molto stringenti», si legge in un comunicato della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi). Da qui la richiesta rivolta ai sindaci di «mettere a disposizione spazi extra per le attività economiche che devono poter apparecchiare in strada ed evitare così di subire, oltre al danno del lockdown, la beffa di vedere i clienti seduti nei locali vicini».
Duro, poi, il giudizio anche sul divieto di consumo al banco, stabilito dalla Circolare 24 aprile 2021 del ministero dell'Interno che fornisce i chiarimenti applicativi riguardo diversi punti del nuovo provvedimento. «Una limitazione ulteriore che non esiste nel Dpcm del 2 marzo 2021, al quale l’ultimo decreto fa riferimento, introducendo una penalizzante restrizione e ulteriore caos interpretativo», recita una nuova nota della Federazione. Che ricorda come il consumo al banco, regolato dai protocolli su distanziamento e capienza degli esercizi, permette in molti casi di snellire il servizio evitando assembramenti all’esterno ed è l’unica modalità di lavoro per numerosissime attività che non dispongono di spazi esterni. «Secondo l’interpretazione del ministero dell’Interno, per i bar al 26 aprile le misure restrittive sono addirittura peggiori di quelle che per mesi hanno adottato in zona gialla, perfino quando di vaccini non c’era traccia – ha dichiarato Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe -. Oggi si impedisce di effettuare il consumo al banco e lo si fa con un’interpretazione ministeriale. È una mancanza di rispetto e un danno secco verso 130.000 imprese che hanno già pagato un prezzo altissimo per le misure di contenimento della pandemia, senza alcun beneficio evidente sul piano sanitario. Per questo chiediamo al più presto un intervento del Mise».
Sullo stesso punto è intervenuto anche l’Iei (Istituto espresso italiano), che ha sottolineato come i bar abbiano già dimostrato durante questo lungo periodo che il consumo, anche al banco, può essere fatto in totale sicurezza. «Gli esercenti nel 2020 hanno fatto investimenti per mettere in sicurezza i locali sia per i dipendenti sia per i clienti – ha dichiarato Luigi Morello, presidente Iei -. Sono stati attrezzati i banconi dei bar, i tavoli interni come quelli esterni. Per questo riteniamo che il servizio al banco del caffè, per sua natura veloce, se impostato con i giusti distanziamenti e divisori possa essere svolto in totale sicurezza come d'altronde è stato sempre concesso in altri contesti persino durante i lockdown»
Soddisfazione a metà è stata espressa anche da Apci (Associazione professionale cuochi italiani) che con Metro Italia porta avanti la campagna #fuorisicuri, un appello a tornare a consumare fuori casa, ma a farlo in sicurezza. «Siamo contenti di queste prime riaperture, ma speriamo che ne seguano presto altre. Siamo pronti a lavorare in totale sicurezza e chiediamo maggiore fiducia e anche impegno nel superamento dei limiti ancora attivi. In particolare per le riaperture degli spazi interni dei locali e per il superamento dell’orario di chiusura alle 22», ha commentato Sonia Re, direttore generale dell’associazione. A questo scopo Apci e Metro chiedono un maggior dialogo con le istituzioni per condividere un calendario delle riaperture stabile, anche progressivo, ma che consenta ai ristoratori di pianificare il lavoro, senza dimenticare un piano per gli operatori del catering e banqueting, e la cancellazione di Cosap e Tosap per tutto il 2021. Altri due punti nodali riguardano poi un’intesa con le amministrazioni per trovare soluzioni per i locali che non hanno la possibilità di sfruttare spazi esterni e di avere garanzie in merito ai controlli “anti-assembramenti”, spina nel fianco dei gestori di esercizi pubblici che somministrano cibi e bevande.
Più libertà negli spostamenti
A livello generale, il decreto riaperture conferma il coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle ore 5 del giorno successivo, ma concede qualche libertà in più per quanto riguarda gli spostamenti, che tornano a essere consentiti tra le regioni diverse in zona gialla e bianca.
È possibile spostarsi anche tra regioni in zona arancione o zona rossa, ma solo alle persone munite di “Certificazione Verde”. Novità del decreto è infatti il “Certificato verde Covid-19”, una sorta di pass comprovante l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dall’infezione o l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo. Il documento può essere cartaceo o digitale e ha validità di sei mesi per i vaccinati e per i guariti dal Covid, e di 48 ore per chi ha fatto il tampone. La certificazione viene rilasciata dalla struttura sanitaria dove si è concluso il ciclo vaccinale, dall’ospedale o dal medico di base per i guariti e dalle strutture sanitarie e dalle farmacie per chi ha fatto il test molecolare o antigenico.
Nelle regioni gialle, è possibile fare visita a parenti e amici, una volta al giorno tra le 5 e le 22, fino a un massimo di quattro persone, più minorenni o altre persone disabili o non autosufficienti conviventi. Stessa possibilità, con uguali limiti orari e nel numero di persone, è consentita in zona arancione all’interno dello stesso comune. Non sono invece consentiti spostamenti verso altre abitazioni private abitate nella zona rossa.
Nelle regioni in fascia rossa sono anche vietati gli spostamenti tra comuni, mentre in quelle in fascia arancione restano consentiti verso i centri con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri, ma non verso i capoluoghi di provincia.
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