Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Dpcm 24 ottobre, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva anticipato che le nuove misure restrittive sarebbero state accompagnate dai ristori, ovvero una serie di indennizzi per le realtà più colpite dalla stretta sulle attività, a partire dal mondo del fuoricasa, ancora una volta chiamato a sostenere i maggiori sacrifici. A contenere gli indennizzi sono il Decreto ristori, ovvero il Decreto legge n.137 del 28 ottobre 2020, approvato lo scorso 27 ottobre, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale edizione straordinaria n. 269 del 28 ottobre e in vigore dal 29 ottobre, e il Decreto ristori bis, decreto legge 149 del 2020, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 279 del 9 novembre ed entrato in vigore lo stesso giorno.
Il primo decreto mette in campo circa 5,4 miliardi di euro, tra contributi a fondo perduto e altri misure per sostenere le attività penalizzate dalle nuove restrizioni anti-Covid, misure rafforzate dal secondo provvedimento. Vediamo quelle che interessano direttamente i locali.
Contributi a fondo perduto
Tra le principali misure previste dal Decreto ristori i contributi a fondo perduto, per un totale di 2,4 miliardi di euro, per le attività soggette alle restrizioni o alle chiusure imposte dal Dpcm del 24 ottobre. Il contributo viene concesso alle attività che avevano una partita Iva attiva alla data del 25 ottobre 2020, se l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 è stato inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Per i soggetti che hanno iniziato l’attività a partire dal 1° gennaio 2019, il contributo spetta anche in assenza del requisito del calo di fatturato/corrispettivi.
Per i soggetti che hanno già beneficiato del contributo a fondo perduto previsto dal Decreto rilancio dello scorso maggio, e che non lo abbiano restituito, l’indennizzo viene corrisposto direttamente dall’Agenzia delle entrate con accreditamento diretto sul conto corrente bancario o postale sul quale è stato erogato il precedente contributo. L’impegno del governo è di effettuare il bonifico entro il 15 novembre.
Chi invece non aveva richiesto il contributo del Decreto rilancio deve presentare la richiesta esclusivamente mediante la procedura web e il modello approvati con il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate lo scorso 10 giugno 2020, ma lo riceveranno solo se la loro partita Iva risulta cessata alla data di presentazione dell’istanza. In questo caso le risorse dovrebbero arrivare entro metà dicembre.
L’ammontare del contributo viene calcolato con le stesse modalità previste sempre dal Decreto rilancio, quindi in percentuale rispetto alla differenza riscontrata, moltiplicato per una quota che varia dal 100 al 400% a seconda della tipologia di attività, ovvero:
- 20% per i soggetti con ricavi o compensi nel 2019 non superiori a 400.000 euro;
- 15% per i soggetti con ricavi o compensi sopra i 400.000 euro e fino a un milione di euro;
- 10% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a un milione di euro. Novità del Decreto ristori è quindi il riconoscimento del contributo anche per le attività con ricavi o compensi superiori ai 5 milioni di euro, contributo che in questo caso sarà pari al 10%
Per quanto riguarda i locali, la quota moltiplicatrice stabilita nelle tabelle in calce al provvedimento è pari al 150% per i bar e gli esercizi simili senza cucina, pasticcerie, gelaterie, del 200% per i ristoranti, del 400% per le discoteche e del 150% per gli alberghi.
In ogni caso, l’importo del contributo non può essere superiore a euro 150.000 euro per ogni singola realtà.
Esonero dai versamenti previdenziali
Sempre per i datori di lavoro, con l’eccezione del settore agricolo, che hanno sospeso o ridotto l’attività a causa dell’emergenza sanitaria è previsto l’esonero dai versamenti dei contributi previdenziali, per un periodo massimo di 4 mesi, fruibili entro il 31 maggio 2021. L’esonero è determinato in base alla perdita di fatturato ed è pari al:
- 50% dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che hanno subito una riduzione del fatturato inferiore al 20%;
- 100% dei contributi previdenziali per i datori che hanno subito una riduzione del fatturato pari o superiore al 20%.
Proroga della cassa integrazione
Il Decreto ristori stanzia poi 1,6 miliardi di euro per ulteriori 6 settimane di Cassa integrazione ordinaria, in deroga e di assegno ordinario, da usufruire tra il 16 novembre 2010 e il 31 gennaio 2021, per le imprese che hanno esaurito le precedenti settimane di Cassa integrazione e da parte di quelle soggette a chiusura o limitazione delle attività economiche.
I datori di lavoro che presentano domanda per la cassa integrazione devono versare un contributo addizionale determinato sulla base del raffronto tra il fatturato aziendale del primo semestre 2020 e quello del corrispondente semestre del 2019 e pari al:
- 9% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate durante la sospensione o riduzione dell'attività lavorativa, per le realtà che hanno registrato una riduzione del fatturato inferiore al 20%;
- 18% per le realtà che non hanno avuto alcuna riduzione del fatturato;
- il contributo addizionale non è dovuto per le realtà che hanno subito una riduzione del fatturato pari o superiore al 20%, per quelle che hanno avviato l’attività dopo il primo gennaio 2019 e per quelle colpite dalle misure restrittive del Dpcm del 24 ottobre.
Credito di imposta per i canoni di locazione e Imu
Il Decreto ristori riconosce un credito di imposta pari al 60% del canone di locazione per i mesi di ottobre, novembre e dicembre per tutti gli immobili a uso non abitativo destinati allo svolgimento dell’attività per le imprese che abbiano riscontrato una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 50% nel mese di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019 e per le realtà che hanno iniziato l’attività dal 1° gennaio 2019. Il credito potrà essere anche girato al proprietario del locale e quindi scontato dal canone d’affitto.
Inoltre, per tutte le realtà colpite dal Dpcm 24 ottobre 2020 viene cancellata la seconda rata Imu in scadenza il prossimo 16 dicembre.
I nuovi indennizzi del Decreto ristori bis
Gli indennizzi previsti dal Decreto ristori sono stati rafforzati dal Decreto ristori bis, che introduce ulteriori misure a sostegno dei settori più direttamente interessati dalle restrizioni.
A cominciare dal contributo a fondo perduto, la cui platea di beneficiari viene ampliata a nuove categorie di attività (l'elenco è nell'Allegato 1 del decreto), tra le quali anche la ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto.
Il contributo a fondo perduto previsto dal Decreto ristori viene, inoltre, incrementato di un ulteriore 50% per alcune attività che si trovano nelle regioni classificate in fascia rossa o arancione. Misura che interessa direttamente i bar e gli esercizi simili senza cucina, pasticcerie e gelaterie anche ambulanti e gli alberghi che si trovano in queste regioni, per i quali la quota moltiplicatrice per il calcolo del ristoro sale dunque al 200%. Resta al 200% per i ristoranti e al 400% per le discoteche.
Proroga versamenti
Il Decreto ristori bis proroga poi al 30 aprile 2021 il termine per il versamento della seconda o unica rata dell'acconto delle imposte sui redditi e dell'Irap dovuto per il periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019 per i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) che rientrano tra le attività individuate nell’Allegato 1 e nell’Allegato 2 dello stesso decreto, quindi anche i locali, che hanno domicilio fiscale o sede operativa nelle aree classificate in fascia rossa. rosse), e per gli esercenti attività di gestione di ristoranti che operano invece nei territori classificati in fascia arancione. La proroga si applica indipendentemente dalla diminuzione del fatturato o dei corrispettivi, ma non vengono riconosciuto il rimborso di quanto già versato.
Sospensione dei versamenti
Per tutte le attività sospese dal Dpcm 3 novembre e per le attività dei servizi di ristorazione che rientrano nelle aree in fascia arancione o rossa e per le attività alberghiere che si trovano in aree in fascia rossa è prevista la sospensione dei versamenti, i cui termini scadono nel mese di novembre 2020, relativi alle ritenute alla fonte e alle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, e i versamenti Iva. I versamenti sospesi verranno saldati, senza applicare sanzioni e interessi, in un'unica soluzione entro il 16 marzo 2021 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 4 rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata sempre entro il 16 marzo del prossimo anno.
Sospensione dei contributi previdenziali e assistenziali
Vengono inoltre sospesi anche i versamenti contributivi dovuti nel mese di novembre per i datori di lavoro le cui attività rientrano nell'Allegato 1 del decreto, quindi anche bar, gelaterie, pasticcerie, ristoranti, discoteche. Così come sono sospesi i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti nel mese di novembre per i datori di lavoro che hanno unità produttive od operative nelle aree in fascia rossa che rientrano nei settori elencati nell'Allegato 2.
La sospensione però non riguarda i premi per l’assicurazione obbligatoria Inail.
Anche in questo caso i versamenti sospesi dovranno essere effettuati, sempre senza sanzioni e interessi, in un’unica soluzione entro il 16 marzo 2021 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 4 rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata entro il 16 marzo 2021. Il mancato pagamento di 2 rate, anche non consecutive, determina la decadenza della rateazione.
Cassa integrazione Covid
Il decreto ristori bis proroga inoltre al prossimo 15 novembre i termini di decadenza per l’invio delle domande per la Cassa integrazione Covid e di trasmissione dei dati necessari per il pagamento o per il saldo che, in applicazione della disciplina ordinaria, si collocano tra il 1° e il 30 settembre 2020. In più, viene previsto il riconoscimento dei trattamenti di integrazione salariale anche in favore dei lavoratori in forza al 9 novembre, ovvero quando è entrato in vigore lo stesso decreto. In questo modo la Cig Covid viene estesa anche agli assunti dopo il 13 luglio scorso.
Fipe: bene la velocità, ma risorse insufficienti
I provvedimenti del governo sono stati promossi a metà dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi, che ha apprezzato in particolare la velocità con la quale i primi indennizzi sono stati accreditati, ma che considera le risorse stanziate insufficienti a supportare il mondo dei locali, chiamato a sopportare pesanti sacrifici.
«La catastrofe che ha colpito il nostro settore avrebbe purtroppo bisogno di cifre diverse – si legge in una nota della Federazione -. Basti pensare che le risorse stanziate ad oggi solo per i ristori per i mesi di lockdown e il mese di novembre, dal Decreto Rilancio e dai Decreti Ristori e Ristori bis messi insieme, esclusi gli interventi sugli ammortizzatori sociali, arrivano a poco più di 1,6 miliardi di euro. Una cifra importante, ma che non riesce a coprire i costi sostenuti dalle aziende nel periodo in questione (affitti, utenze, tfr, servizi, ecc.) che da soli si attestano a 2,4 miliardi».
Un bilancio che si prospetta ancora peggiore senza nuovi interventi governativi. «Ricordiamo che solo per effetto delle ultime restrizioni che vedranno la chiusura forzata dei pubblici esercizi per il prossimo mese nelle regioni rosse e arancioni (il 38% del totale nazionale) andranno in fumo ancora tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro – conclude la nota -. Confidiamo nella prossima legge di bilancio per scelte ancor più coraggiose per salvare quante più imprese e posti di lavoro possibili!».