Da venerdì scorso, l'Italia sta facendo i conti con la presenza di due focolai dell'epidemia di coronavirus Covid-19 sul proprio territorio. Le misure d'emergenza prese da sette Regioni del nord per contenerne la diffusione sono ormai note, gli inviti e le raccomandazioni di sindaci e virologi anche. Colpisce, però, la disposizione della Regione Lombardia che riguarda i pubblici esercizi della cosiddetta zona gialla ovvero tutti i Comuni della Regione esclusi i 10 al centro dell'epidemia e messi in quarantena. Il punto j) dell'ordinanza del 23 febbraio del Ministro della Salute d'intesa con il Presidente della Regione Lombardia prevede che "bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico sono chiusi dalle ore 18.00 alle ore 6.00; verranno definite misure per evitare assembramenti in tali locali". La disposizione è stata spiegata con la necessità di evitare affollamenti di persone (per esempio in pub e discoteche), mentre i ristoranti sarebbero meno affollati e quindi possono funzionare senza limitazioni d'orario. Un comma che ha subito suscitato qualche perplessità e più di un dubbio di interpretazione. «In questo momento - dichiara a Bargiornale Roberto Calugi, direttore generale FIPE, sentito nel tardo pomeriggio di lunedì 24 febbraio - il sentimento è duplice. Da una parte, come cittadini prima che imprenditori, anteponiamo la tutela della salute pubblica e il rispetto dei provvedimenti utili e urgenti presi dalle istituzioni alla gestione delle nostre imprese. Massimo rispetto delle ordinanze, dunque, e massimo senso civico da parte nostra. Dall'altra, però, alcuni aspetti tecnici dell'ordinanza andrebbero chiariti. Non si capisce perché i bar debbano chiudere alle 18 alle 6: forse che il virus è meno infettivo durante il giorno e aumenta la virulenza la sera? La definizione stessa di bar o pub lascia il tempo che trova, sembrano classificazioni riferite a 15-20 anni fa». Oggi, in effetti, la maggior parte dei locali ha un'attività mista di bar e ristorazione. Come comportarsi in questo caso? La Regione Lombardia nel frattempo ha chiarito qualche dubbio (leggi box).
Calo delle attività del 30-40%
«Siamo di fronte a una situazione inedita e indeterminata - continua Calugi -. I nostri imprenditori sono preoccupati, non si sa quanto durerà questa situazione, il cui impatto sul conto economico delle imprese può essere paragonato a quelle di un terremoto o di un'alluvione». Fipe, quindi, chiederà alle istituzioni qualche forma di sostegno per le imprese del settore, per esempio la dilazione del pagamento delle imposte e dei contributi. Imprese che, ricorda Calugi, sono piccole e piccolissime e possono sostenere solo per un breve periodo una situazione in cui gli incassi calano ma i costi fissi (stipendi, mutui, bollette) rimangono immutati. E rivela che già la scorsa settimana in tutta Italia gli associati hanno segnalato un calo dell'attività del 30-40%, mentre nel fine settimana in cui è esplosa la notizia della presenza del contagio nel Lodigiano, nei locali di Milano la clientela è diminuita dell'80-90%. Riconosciamo che al momento la situazione è grave e non vogliamo fare polemica - conclude Calugi -. Speriamo che queste misure servano a qualcosa e che i sacrifici della nostra categoria non siano inutili».
Alcuni chiarimenti di Regione Lombardia relativi all’applicazione dell’Ordinanza del Ministero della Salute di intesa con il Presidente di Regione Lombardia del 23 febbraio 2020
CHE RESTRIZIONI DEVONO ADOTTARE GLI ESERCIZI COMMERCIALI CHE SVOLGONO PIÙ TIPOLOGIE DI ATTIVITÀ NELLA STESSA SEDE?
I gestori di esercizi commerciali che prevedono al proprio interno più attività (ad esempio hotel con bar, ristorante con bar, locali da ballo con ristorante etc.) devono seguire le regole previste per le singole attività commerciali ovvero, bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico sono chiusi tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 6. È fatta eccezione per i bar all’interno di hotel che restano comunque aperti per garantire il servizio ai soli ospiti della struttura. Altresì i bar dei ristoranti restano attivi per il solo servizio di supporto alla ristorazione. In linea generale si invitano i gestori delle attività commerciali a mettere in atto tutte le misure necessarie per evitare nei propri locali gli assembramenti a rischio. Gli autogrill non sono soggetti alle restrizioni attualmente disposte dall’Ordinanza del 23 febbraio 2020.
I BAR ALL’INTERNO DI STAZIONI DI SERVIZIO SONO SOGGETTE ALL’ORDINANZA?
No, i bar che si trovano all’interno di luoghi di servizio pubblico (stazioni ferroviarie, stazioni di rifornimento carburante, navigazione laghi, impianti di risalita...) non sono soggetti alle restrizioni previste all’ordinanza.
CI SONO DELLE RESTRIZIONI PER I RISTORANTI?
Per lo svolgimento delle attività dei ristoranti non sono previste restrizioni fino ad eventuali nuove disposizioni. I gestori sono comunque invitati a mettere in atto tutte le misure necessarie per evitare nei propri locali gli assembramenti a rischio.
Ministero della Salute - Nuovo Coronavirus Domande e Risposte