La ricetta magica che va bene per tutti non c’è. Il nuovo mondo post Covid-19 sarà forse un po’ più confuso e contraddittorio, facilmente più complesso. Resistere e adattarsi saranno le parole chiave. Occorre “solo” (si fa per dire) trovare il modo: gli imprenditori per soddisfare le esigenze nuove e a volte contraddittorie dei clienti, i clienti per mettere insieme voglie, limiti e paure. Quali le strade da prendere?
Alison Angus, head of lifestyles di Euromonitor International, una vita passata a scrutare il futuro per individuare nuovi trend di consumo, lancia quattro parole chiave per il fuori casa: sostenibilità, convenienza (nel significato di “me lo posso permettere”), sicurezza e tecnologia.
Chi riuscirà a impacchettarle insieme in un’esperienza di consumo coerente, ne trarrà beneficio. Perché saprà meglio di altri accogliere i bisogni e rispondere alle necessità delle persone. Per essere più chiari: il suo business andrà meglio di quello degli altri.
Una ripresa a due fasi
Angus vede l’auspicato “liberi tutti” come un movimento a due fasi: «La fine delle restrizioni scatenerà la voglia di concedersi tutte le esperienze a cui abbiamo dovuto rinunciare - racconta -. E quindi mi aspetto un forte ritorno ai bar, ai ristoranti, alla convivialità fuori casa. Passata l’euforia e soddisfatte le voglie in arretrato, si comincerà a fare i conti con la realtà, con quello che ci si potrà permettere. Probabilmente le persone dovranno ridurre le occasioni di uscita, che saranno più selezionate, più pianificate, meno ordinarie e più straordinarie».
Insomma, i clienti dovranno scegliere: quante volte (meno di prima), quando (più le grandi occasioni che la routine) e soprattutto dove. Avendo più chiaro in testa che si potrà decidere se uscire o replicare in casa l’esperienza fuori casa (guai a mollare il delivery).
«Le persone saranno ancor più sensibili di prima al tema della sostenibilità - spiega Angus -: si orienteranno verso chi si mostra più attento al rispetto dell’ambiente, delle persone, del luogo dove operano».
Stare all’aperto sarà un’esigenza molto più sentita: quindi largo agli spazi esterni, con preferenza per chi riesce a creare oasi che facciano dimenticare di essere in città. «I locali fuori città o nelle aree residenziali saranno favoriti rispetto a quelli dei centri cittadini».
La tecnologia potrà dare molte risposte al bisogno di sicurezza e ai timori a frequentare o indugiare in posti affollati. Come? «Sviluppando il delivery, per far vivere a casa l’esperienza del fuori casa, magari rendendo il cliente protagonista della costruzione del piatto o del drink. Sviluppando il grab&go, per lasciare liberi di consumare dove uno meglio crede. Creando formule abbonamento per permettere di ricevere ogni giorno il proprio menu preferito dove si vuole. E riducendo, grazie a ordini, prenotazioni del posto e pagamenti sul telefonino, le code e i momenti morti, vissuti in modo più ansiogeno di prima».
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1. Meglio di prima
Le persone daranno molta più importanza di prima alla salute, al benessere, al pianeta. Premiando le aziende che contribuiscono maggiormente a creare un mondo più pulito, più sano, più equo. E scegliendo di preferenza chi dimostrerà una responsabilità maggiore verso i propri dipendenti e le comunità locali.
2. Voglia di comodità
L’obiettivo è non rinunciare alle esperienze di acquisto senza però correre rischi. Quello che prima si faceva senza pensarci adesso viene pianificato. E sono apprezzate tutte quelle soluzioni che ci permettono di evitare code, affollamenti e di ridurre il tempo di permanenza non necessario.
3. Oasi all'aperto
Il desiderio di stare all’aperto, di riconnettersi con la natura dopo i lunghi mesi di restrizioni premia chi sa creare (o ricreare) ambienti ed esperienze che permettano di stare all’aperto, di sentirsi in un’oasi, in un ambiente rurale o simil tale. Insomma: via dalla pazza folla, contro il logorio della vita moderna.
4. Fisico&digitale
Fisico e digitale non sono più alternative, ma vengono vissute come due facce della stessa medaglia. Ci vogliono entrambe, perché le persone tenderanno a voler replicare anche a casa esperienze prima fruibili solo fuori casa. Chi li aiuta a farlo vince.
5. Il tempo cambia
La gestione del tempo sarà meno scandita dal cartellino. Gli orari, le giornate, le settimane diventano più flessibili. Così anche gli orari e i momenti di consumo. Il digitale porta verso un’idea di disponibile h 24.
6. Inquieti e ribelli
Sfiduciati, stufi, in balia di teorie cospirazioniste, alcuni consumatori si lanciano nel revenge-shopping (“mi riprendo quello che la pandemia mi ha tolto”), in party illegali, nel gioco. I social media e il gaming sono le chiavi per approcciarli.
7. Ossessione sicurezza
Igiene e sicurezza diventano un binomio sempre più importante. Molti ne sono ossessionati. Ridurre le occasioni di contatto è una strada: si va verso il touchless e il cashless, conditi con abbondanti dosi di disinfettante. La tecnologia come ansiolitico.
8. Scossi e agitati
La pandemia ha scosso molte certezze e confuso molte menti. Serve rassicurare: con cibo consolatorio, nuove attività che aiutino a ricreare l’equilibrio perso o a sviluppare abilità che potranno tornare utili.
9. Volutamente frugali
L’incertezza economica porta alla cautela, alla frugalità, a scelte ben ponderate figlie di un’idea di scarsità. Le spese considerate discrezionali saranno penalizzate a vantaggio di un obiettivo di risparmio maggiore. Meno cicale, più formiche. Più attente di prima al valore di ciò che scelgono. E al fatto di poterselo permettere.
10. Nuovi spazi di lavoro
Lavorare a casa più di prima porterà alla ridefinizione degli spazi casalinghi per creare ambienti più adatti e confortevoli. Ma anche a ridisegnare le abitudini. Sarà premiato chi consentirà di fare l’esperienza di consumo in casa o vicino casa.