La decisione del Governo di rimandare al primo giugno la riapertura dei locali ha lasciato con l’amaro in bocca gli operatori del fuoricasa. Un altro mese e più di chiusura forzata delle attività che aggrava ulteriormente la situazione di tante imprese del settore, mettendone a rischio la sopravvivenza con conseguenze pesanti sul piano economico e occupazionale anche su tutta la filiera. E al Governo, per la precisione al Presidente del consiglio Giuseppe Conte è rivolta la petizione lanciata da Fipe per chiedere di anticipare la riapertura di bar e ristoranti al 18 maggio.
Un’iniziativa, che in poche ore dal lancio ha raccolto già oltre 10.000 firme, con la quale la Federazione italiana dei pubblici esercizi intende, ancora una volta, fare presente lo stato di sofferenza e di angoscia che vivono le imprese del comparto. Nel suo appello Fipe lamenta anche il ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno annunciate per il comparto, ritardi che penalizzano ancora di più le piccole realtà, che rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese del settore.
Ecco il testo completo della petizione
Apriamo bar e ristoranti il 18 maggio
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Giuseppe Conte e al Governo
Le 300.000 imprese di pubblico esercizio (bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, ecc.), con 1,2 milioni di addetti e 46 miliardi di valore aggiunto chiedono di poter riprendere l’attività lunedì 18 maggio 2020 dopo quasi tre mesi di chiusura.
Lo chiedono anche a nome di una filiera fatta di allevatori, agricoltori, pescatori, casari, trasportatori, e poi enologi, vignaioli, imbottigliatori, magazzinieri, trasformatori artigianali e industriali perché la crisi della ristorazione è anche la crisi di questa filiera.
Dall’11 marzo siamo costretti all’inattività, qualcuno da prima ancora per effetto dei provvedimenti che anticipavano la chiusura già alle 18. Abbiamo appreso che saremo anche gli ultimi a poter riaprire il prossimo 1° giugno aggravando le già pesanti perdite fin qui accumulate.
Oltre a ciò, i nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare e le misure straordinarie preannunciate restano, per il momento, solo buone intenzioni.
Forse non è chiaro che così si mettono a rischio migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti. Sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi mentre non è noto quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto delle stesse indicazioni che vengono dall’Inail secondo cui i pubblici esercizi sono attività a basso rischio e del serio protocollo che la categoria ha messo a punto per riaprire in sicurezza.
Uno Stato giusto si misura dalla capacità di prendersi cura delle piccole imprese, perché le grandi imprese quasi sempre hanno strumenti ed organizzazione per fare da sole.
Chiediamo di metterci nella condizione di poter aprire le nostre imprese fin dal 18 maggio e di garantirci adeguate misure di sostegno per superare questa drammatica crisi.
Qui per sottoscrivere la petizione