Il finanziamento di 25mila euro (o più) del Decreto Liquidità: quanto chiedere, come usarlo

I consigli del commercialista su se e quanto chiedere del finanziamento previsto dal Decreto Liquidità: come calcolare il fabbisogno, cosa occorre valutare. Con indicazioni diverse a seconda che il bar abbia più o meno di 100mila euro di fatturato 2019

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Finanziamento

Il Decreto liquidità (Dpcm 8 aprile 2020, n.23) ha previsto per le aziende la possibilità di accedere a un credito fino a 25mila euro o superiore, in funzione dei ricavi. Al netto dei problemi pratici legati all’effettivo ottenimento, una prima domanda da porsi è: lo richiedo? La risposta, a mio avviso, è: il credito va richiesto solo se necessario. Perché, purtroppo, va restituito!

Il business plan del 2020

Per valutare meglio l’opportunità, un primo lavoro che suggeriamo di fare è dividere l’esercizio 2020 in tre fasi:
- la prima fase è quella del Business plan temporaneo, che decorreva dall’inizio del lockdown e terminerà con la ripresa delle attività, fissata al momento per l’1 giugno.
- la seconda fase, che decorrerà dalla riapertura dell’attività fino al 31.12.2020;
- la terza fase, che contempla un’analisi della chiusura dell’esercizio 2020 e la programmazione del 2021.

Come era prevedibile, con il venir meno dello stato d’ansia derivante dalla situazione sanitaria, cresce sempre di più quello derivante dalla situazione economica.
Occorre programmare, ma in modo diverso rispetto al tipo di programmazione “vecchia maniera” che eravamo abituati a fare. Prima, impostata una regola programmatica, il rispetto rigido della stessa avrebbe portato, con grande probabilità, al risultato sperato.
Questa pandemia rompe le regole: non è scontato e prevedibile il decorso, le cause, la guarigione, il possibile ritorno. Di conseguenza, anche il nostro modo di pensare deve adeguarsi all’evoluzione dei tempi.

Occorre infatti fare una programmazione “di massima” che preveda al suo interno una serie di escape (cioè di vie d’uscita) che permettano di modificare il corso delle cose senza modificare il risultato finale.
È sicuramente una programmazione più complessa, più simile a un videogame, per dare una immagine visiva del pensiero che richiede; ma è solo ipotizzando fin dall’inizio le varie possibilità che, al verificarsi di una situazione prevista o similare, si potrebbero presentare che potrete interagire in maniera funzionale.

La gestione della liquidità

Prima di procedere con un’analisi sull’accesso al credito, occorre fare alcune premesse.
Innanzitutto è da tenere sempre a mente che la liquidità ha uno sviluppo di almeno 90 giorni (più facilmente 120) successiva alla produttività; questo significa che se avete chiuso il locale a marzo, sentirete la mancanza della conseguente liquidità a maggio, più facilmente a giugno.

 

Bar sotto i 100mila euro di fatturato

Analizziamo l’opportunità di richiedere il finanziamento da parte di un bar con un fatturato inferiore a 100mila euro considerando due possibili situazioni.

A. Fortissimo bisogno di liquidità

Se vi trovate in uno stato di profonda crisi di liquidità, è molto probabile che la causa non sia il Covid-19; la stessa andrà ricercata (almeno) nell’esercizio 2019. Ciò non toglie che il problema resti, ma va affrontato in maniera diversa.
Qualora vi trovaste nella situazione di avere un fortissimo bisogno di liquidità, l’unica soluzione è di provare ad accedere immediatamente al credito per importi fino a 25mila euro (con la speranza che vi siano sufficienti), perché è l’unico strumento che non dovrebbe prevedere l’intervento di valutazione del merito creditizio. Un’eventuale analisi della situazione evidenzierebbe sicuramente la preesistenza del bisogno; quindi difficilmente verrebbe accolta una richiesta di somme superiori.
Qualora la cifra di 25mila euro non dovesse essere sufficiente, nulla vieta la possibilità di accedere al credito in maniera abituale, quindi senza intervento dei fondi di garanzia in sostituzione delle garanzie personali; però, mai come in questo momento, è assolutamente opportuno riflettere bene se ha senso rischiare di “tirare un bicchiere d’acqua su un incendio in corso”.

B. Riserva di liquidità

Per tutti coloro che, nel 2019, hanno avuto un fatturato inferiore a 100/120mila euro, il consiglio è di procedere immediatamente alla richiesta dei 25mila euro (o alla cifra massima che vi è consentita in base al fatturato) con procedura semplificata. Lo farei anche se non ne ipotizzate un bisogno, perché è un vostro diritto, perché c’è un periodo di preammortamento di 12-24 mesi, quindi vuol dire che la prima rata di restituzione la paghereste tra un anno minimo. Prenderei contatto con il gestore dell’istituto di credito con il quale lavorate di più e mi farei aiutare nella richiesta.
Vi diranno sicuramente di rivolgervi per l’aiuto al vostro commercialista, che mai come in questo momento ricopre il ruolo di tuttofare; i dati richiesti non necessiterebbero dell’intervento di un professionista, ma le banche sono sicuramente oberate, non pronte
e tenderanno a delegare ove possibile.
Non potete in nessun modo prevedere cosa può succedere nei prossimi 9 mesi, quindi l’eventuale liquidità erogata va “conservata” il più possibile fino a fine anno per poi decidere se utilizzarla per coprire un’esigenza ad oggi non ancora percepita, per investirla in innovazione o bisogni secondari, oppure restituirla all’istituto bancario ed estinguere il debito. Non richiederla potrebbe mettervi in difficoltà nel prossimo periodo.
È vero che il decreto prevede una copertura fino al 31.12.2020, ma il rischio che non
vi siano fondi sufficienti fino a fine anno è da tenere in considerazione.

Bar con oltre 100mila euro di fatturato

Per chi ha un’attività che fattura più di 100-120mila euro e non si trova ancora in crisi di liquidità potrebbe realizzare che ciò che è avvenuto negli ultimi mesi e le incognite sul futuro potrebbero riservare sorprese o addirittura opportunità. Chiedere del denaro da restituire nei prossimi 6 anni senza una programmazione o è frutto di un bisogno o è un errore; una buona programmazione, invece, potrebbe rendere la richiesta un’opportunità.

Quanto chiedere? Partiamo dall’analisi dei bisogni, da articolare in quattro elementi. Occorre valutarli accuratamente e trasformare ognuno di essi in un numero, con l’assistenza del vostro professionista di riferimento.

Questi i calcoli da fare:

1. Il punto di partenza è il risultato del Business plan temporaneo; qual è la cifra che avete “rosicchiato” alla liquidità che avevate pre pandemia? Avete usato i fidi o i vostri risparmi personali? Questa è sicuramente la base da rifinanziare.

2. Vanno ipotizzati i costi per la riapertura: attrezzature per la sanificazione e la tutela degli ambienti di lavoro, migliorie e implementazioni dei processi produttivi, modifiche strutturali e quant’altro necessario. Occorre fare un budget di spesa e aggiungere questa cifra alla richiesta di affidamento, tenendo presente che è previsto un credito d’imposta del 50% della spesa sostenuta per l’acquisto di attrezzature e beni per la sanificazione e messa in sicurezza degli ambienti di lavoro.

3. A titolo prudenziale, prevederei un’ulteriore cifra pari a quella che è stata necessaria a soddisfare i bisogni del Business plan temporaneo. Purtroppo nessuno può escludere che possa esserci una recrudescenza del virus e che, invece di apportare dei correttivi ai protocolli di sicurezza in corsa, non si proceda con un’ulteriore quarantena. Il mancato (augurabile) verificarsi dell’evento vi porterebbe una maggior liquidità che, al termine della Fase 2, potrà essere dirottato su ulteriori investimenti o restituito all’istituto di credito a riduzione del debito.

4. Il quarto e ultimo bisogno è di tipo programmatico e può comprendere almeno due variabili:

4a. la prima riguarda le esposizioni bancarie che potrebbe valere la pena consolidare (condizione prevista dal decreto). L’analisi va fatta in maniera attenta:
- va chiuso o ridotto un fido del quale non si fa un corretto utilizzo? Va analizzato l’uso che se ne è fatto nei sei mesi precedenti alla pandemia; se l’avete sempre usato “a tappo”, vuol dire che non è più un fido ma un affidamento continuo. Quindi andrebbe ricompreso nella richiesta di finanziamento con l’obiettivo di un rientro parziale o totale.
- Va chiuso un finanziamento che ha una scadenza nei prossimi tre anni, con rata significativa, anche se fosse stata da poco richiesta la moratoria di sei mesi.
Il consolidamento nel nuovo finanziamento comporterebbe infatti una rata più bassa, perché il capitale verrebbe dilazionato in un tempo doppio (da tre a sei anni),
- Va chiuso un finanziamento, con un piano di restituzione massimo di sei anni, se le condizioni di tasso erano alte e proibitive (situazione peraltro improbabile).
Viceversa, non ha senso chiudere un finanziamento per il quale è previsto un piano di rientro superiore ai sei anni, perché ciò comporterebbe una contrazione del tempo di restituzione e quindi un’incidenza della rata più alta di quella che avrete alla ripresa del pagamento al termine della moratoria.

4b. La seconda variabile da considerare sono i pensieri che avete fatto sul vostro futuro imprenditoriale alla luce del periodo trascorso; può essere sorta la volontà di differenziare il vostro core business, di aggiungere un’attività, magari inizialmente secondaria, oppure di apportare modifiche o integrazioni all’attività attuale per dare un nuovo sviluppo all’azienda.
In questo caso è necessario redigere un Piano industriale della vostra azienda alla luce delle implementazioni o modifiche che prevedete di fare, prendendo come base i dati del 2019. Tale “Piano Industriale verrebbe sicuramente richiesto dalla banca all’atto della vostra richiesta; quindi ben venga farlo a priori.

Nel caso di richiesta di affidamento superiore ai 25mila euro, la concessione è subordinata alla valutazione del merito creditizio. Quindi sarà necessario allegare alla richiesta la documentazione fiscale e programmatica necessaria a supportare la pratica stessa.
In questo caso, verificate con i vostri consulenti che siano stati lungimiranti e non si siano fermati, così come concedevano le norme. Mi spiego meglio: se seguissimo la norma che prevede il differimento dell’approvazione dei bilanci al mese di luglio, significherebbe che fino ad allora voi non potreste fornire alla banca una documentazione indispensabile come il bilancio del 2019 per istruire la pratica.

Ove si dovesse andare verso una richiesta di affidamento che rappresenta l’importo massimo richiedibile, occorre fare anche una analisi più prettamente civilistica: la somma richiesta è frutto delle analisi sopra riportate o serve per “coprire” esigenze di liquidità derivanti da problematiche precedenti? Occorre valutare se è opportuna la perizia di un professionista terzo e imparziale che attesti lo stato di salute dell’azienda prima del Covid-19. Accedere al credito agevolato per sanare situazioni pregresse potrebbe risultare pericoloso se, a posteriori, eventuali curatori terzi dovessero accertare che l’amministratore in carica aveva tutti gli elementi per comprendere che il credito agevolato e garantito è stato richiesto in maniera impropria.

Le valutazioni finali

La prima cosa da fare per valutare se richiedere il finanziamento è chiarirsi le idee e confrontarle col valore rappresentato dal 25% del vostro fatturato 2019, cifra massima che potete permettervi di chiedere all’Istituto.
Se il 25% del fatturato è un numero inferiore alla somma dei quattro bisogni primari, chiedete il massimo possibile.
Se il 25% del fatturato supera la somma dei quattro bisogni primari, sarà quest’ultima la cifra da richiedere alla banca.

Ricordatevi che all’interno dell’autocertificazione che rilascerete all’atto della consegna del modulo per la richiesta del finanziamento, tra gli altri, vi sono due impegni sostanziali che andranno a generare dei vincoli nell’immediato futuro:
- non potrete deliberare dividendi;
- non potrete diminuire il personale dipendente.

Una volta capito chi volete essere nei prossimi cinque anni e cosa vi serve per ripartire, andate alla carica, cercando di creare tutte le “vie d’uscita” necessarie per rendere possibile la modifica del vostro percorso durante il tragitto.

*Commercialista, titolare dello Studio Vitale Commercialisti di Rivoli (To), è consulente specializzato nel controllo di gestione per pubblici esercizi e hotel e nella creazione e gestione di catene di ristorazione

 

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