Dal 26 aprile torna la zona gialla, primo passaggio della road map tracciata dal governo per la ripartenza del Paese. Ad annunciarlo il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una conferenza stampa, nella quale ha anche anticipato alcune novità che scandiranno il piano di graduale riapertura delle attività economiche che finora sono state soggette alle misure più restrittive messe in campo per contenere la pandemia da Covid. Novità, è doveroso sottolinearlo, finora solo allo stato di annunci, in quanto mancano ancora i provvedimenti legislativi che daranno loro concretezza.
Per quanto riguarda le attività del fuoricasa, dal 26 aprile è prevista l’apertura dei bar, ristoranti, pizzerie, rosticcerie, pub, gelaterie e pasticcerie con tavoli all’aperto e che si trovano nelle fasce del territorio classificate in zona gialla. Le attività di ristorazione potranno lavorare anche la sera fino alle ore 22, orario dal quale scatta il coprifuoco, confermato al momento negli orari attualmente in vigore. Dal primo giugno riapriranno i ristoranti con tavoli al chiuso, ma solo a pranzo.
Nessuna novità, invece, per i locali nelle aree in fascia rossa, per i quali le uniche possibilità di lavorare restano l'asporto e il delivery.
Si attendono le Linee Guida
Ovviamente, il servizio nei locali dovrà essere effettuato nel rispetto di rigorose misure di prevenzione del contagio, al momento in via di definizione, che saranno contenute nelle Linee Guida che usciranno dalla Conferenza Stato Regioni. Secondo le prime bozze, i tavoli all’aperto dovranno essere distanziati tra loro di almeno un metro, mentre quelli all’interno di almeno due metri. In entrambi i casi resterebbe fissato a 4 il numero massimo di persone che possono prendere posto al tavolo, eccetto nel caso di congiunti.
A queste dovrebbero unirsi altre misure di prevenzione, come il controllo della temperatura ai clienti all’ingresso, l’obbligo di indossare sempre la mascherina (eccetto per il cliente quando è seduto al tavolo), l’uso di menù digitali o facilmente sanificabili e di favorire l’accesso tramite prenotazione, con l’obbligo per il gestore di conservare l’elenco dei clienti che hanno prenotato per 14 giorni. Altra misura allo studio lo screening periodico del personale non vaccinato.
Nei locali che dispongono di posti a sedere l’orientamento pare sia di rendere possibile la consumazione dopo le 14 esclusivamente al tavolo. Mentre in quelli che non dispongono di posti a sedere sarebbe di consentire l’ingresso a un numero limitato di clienti, calcolato sulla base della superficie del locale, garantendo però sempre un distanziamento di 2 metri al bancone.
Sarebbe possibile, poi, anche il servizio a buffet, ma solo con somministrazione da parte del personale, in modo che i clienti non tocchino mai i cibi, oppure con referenze in confezioni monodose.
Altra novità, la possibilità di giocare a carte nei bar, ma con l’obbligo di indossare la mascherina, di igienizzare spesso le mani e la superficie di gioco e rispettando il distanziamento di almeno un metro sia tra giocatori dello stesso tavolo sia tra tavoli adiacenti. Inoltre, i mazzi di carte usati andrebbero sostituiti di frequente con mazzi nuovi. Così come di sfogliare riviste e giornali, ma mettendoli possibilmente a disposizione in più copie e facendoli consultare previa igienizzazione delle mani.
Fipe: subito un protocollo per i locali al chiuso
La road map annunciata dal governo, che dal 26 aprile consente la riapertura dei soli locali che dispongono di tavoli esterni, non ha soddisfatto pienamente la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi). «Riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno significa prolungare il lockdown per oltre 116.000 pubblici esercizi. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti della Penisola non è dotato di spazi all’aperto e questa percentuale si impenna se pensiamo ai centri storici delle città nei quali vigono regole molto stringenti», si legge in un comunicato della Federazione.
Da qui la richiesta rivolta ai sindaci di «mettere a disposizione spazi extra per le attività economiche che devono poter apparecchiare in strada ed evitare così di subire, oltre al danno del lockdown, la beffa di vedere i clienti seduti nei locali vicini».
A questa si aggiunge la richiesta, questa volta diretta al governo stesso, di lavorare da subito a un protocollo stringente per la riapertura anche dei locali al chiuso, dandosi un cronoprogramma preciso per «dare una prospettiva a tutti gli imprenditori».