Non dà assuefazione, favorisce la diuresi, dona sazietà e non è controindicata ai cardiopatici. A patto di non abusarne.
Tra i numerosi componenti del caffè, uno è oggetto di particolare attenzione, la caffeina. Sostanza alla quale il mondo scientifico attribuisce un nome assai meno familiare: 1,3,7 trimetilxantina.
In verità la si trova in quantità minori in altre bevande come il tè, la cioccolata, il matè e nelle bibite analcoliche a base di cola. Fu scoperta nel 1819 da un giovane medico tedesco, Friedlieb Ferdinand Runge e da allora la ricerca attorno a essa è continua. Negli ultimi tempi si stima sia stata soggetto di 1.500 -2.000 lavori scientifici l'anno. La magia della caffeina risiede in primo luogo nel fatto che è capace di dare vita a un'insolita situazione: una tazza di buon caffè migliora l'attenzione e la vigilanza, dunque allerta, ma al contempo dà rilassamento: una combinazione di effetti assolutamente unica. L'ansietà, infatti, subentra solo in caso di intolleranza o di un eccesso di presenza della sostanza nel corpo.
A differenza di altre sostanze psicostimolanti (come le anfetamine o la cocaina), tuttavia, i suoi effetti sono alquanto modesti e soprattutto non dà assuefazione e la dimostrazione si ha nel fatto che chi abitualmente la consuma (e ne trae beneficio) non sente la necessità di aumentarne la dose.
A chi afferma che fa male alla salute si può tranquillamente rispondere che non è vero: non c'è alcuna prova scientifica che dimostri che un consumo moderato abbia effetti negativi per il corpo.
Un'altra convinzione errata è quella che faccia male al cuore: le ricerche condotte sino ad oggi hanno dimostrato che un consumo moderato non è associato allo sviluppo di problemi cardiovascolari. A lungo si è ritenuto che aumentasse la pressione sanguigna, ma gli ultimi studi scientifici hanno smentito questa tesi. Tra gli effetti benefici, favorisce la diuresi con l'eliminazione delle tossine accumulate nei tessuti e può aiutare chi è a dieta ad avvertire meno il senso di fame. Il tutto ovviamente a patto di non esagerare. Se qualcuno sente ancora il bisogno di caffè a poca distanza dall'assunzione di un espresso, nessun problema: ben venga il decaffeinato.