I nuovi alberghi devono essere il risultato dell’ibridazione di spazi interni ed esterni per il relax, gli incontri, lo stare soli o in compagnia
“Dal centimetro dei designer, al metro degli architetti, al chilometro dei paesaggisti” è il sottotitolo scelto dalla mostra Progetti & Paesaggi, svoltasi recentemente alla Fiera di Bologna, a sottolineare la necessità, nel mondo del progetto, di armonizzare tre competenze indispensabili per garantire qualità, innovazione e coerenza. Per dare concretezza a questa idea, Bologna Fiere ha affidato a quattro protagonisti del progetto contemporaneo (Stefano Boeri, Aldo Cibic, Giulio Cappellini e lo studio Topotek 1) altrettanti temi da sviluppare (il bosco verticale, il giardino degli orti, hotel in&out, luoghi e non luoghi), quattro paesaggi “metaforici, scenografici, emozionali e didascalici”. Nell'ambito della manifestazione sono stati organizzati degli incontri con i progettisti. La conversazione con Giulio Cappellini, sul tema dell'albergo in&out, è stata coordinata da Pianeta Hotel.
L'albergo come luogo di ritrovo
Introducendo l'argomento, il coordinatore della rivista edita dal Sole 24 Ore Business Media, ha ricordato come oggi l'hotel stia vivendo una stagione di grandi cambiamenti.
In primo luogo non è più solo un luogo di sosta per chi viaggia, ma entra sempre più nel cuore delle città, diventa un luogo di ritrovo, un punto di riferimento per le tribù nomadi - nuovo target transnazionale - alle quali offrire un'ospitalità incentrata su stile, design e tecnologia accessibile. La barriera tra business & leisure che per decenni ha caratterizzato l'offerta alberghiera cede oggi il passo a una visione a 360 gradi all'interno della quale la proposta si articola su temi diversi: il benessere, l'intrattenimento, la gastronomia, i valori culturali, per citarne alcuni. Giulio Cappellini (designer affermato e uno dei 50 trend setter mondiali in tema di moda e design) ha convenuto sul fatto che in questa fase il progetto, pur operando in un territorio globalizzato, debba «cercare di contestualizzare l'hotel nella città in cui si trova, migliorando il rapporto con l'esterno. Proprio per questo motivo penso a una struttura in cui il passaggio interno/esterno sia quasi impercettibile, l'uno la naturale continuazione dell'altro».
L'ibridazione degli spazi
Per Cappellini il tema chiave è quello dell'ibridazione: grandi spazi interni/esterni per il relax, per gli incontri, per stare soli o in compagnia. Arredi semplici ma distintivi, accessori e dettagli curati, forte presenza di elementi naturali quali il verde, l'acqua, la luce sia nelle aree lounge e ristorazione, sia nelle camere che vogliono far sentire a casa propria il fruitore lasciando spazio al riposo e al benessere. Nell'incontro, anche con gli altri partecipanti (Piero Bartoloni di Set srl, che rappresenta in Italia il Techno Park di Dubai, Massimiliano Lombardi, direttore vendite di NH Hoteles Italia, e Ammar Salem Al Mahrai, ceo di Al Benaa Rea Estate Investment di Abu Dhabi), sono stati toccati alcuni aspetti al centro dell'attenzione di chi opera nell'industria dell'ospitalità. Tra questi, progettare un hotel pensando a un target preciso come prerogativa per una realizzazione di qualità sia nella struttura che nei servizi offerti.
L'importanza della velocità: il caso Dubai
L'esempio di Nhow Milano, concept sviluppato proprio su questo presupposto, è quello più immediato. L'altro aspetto, cruciale per l'industria del turismo italiano e per il sistema di imprese che forniscono il settore alberghiero nel mondo, riguarda la velocità di reazione. A Dubai, ha ricordato Bartoloni, non sono solo le grandi risorse finanziarie impiegate a fare la differenza, ma è la velocità che passa dalla ideazione alla fase esecutiva ad essere determinante. L'area del Golfo Persico è, oggi, uno dei centri nevralgici dello sviluppo immobiliare e alberghiero del mondo e anche Abu Dhabi sta lanciando un programma di sviluppo di nuove città con investimenti di circa 150 miliardi di dollari entro il 2030.