Solo il 17% dei locali italiani punta sull’hi-tech. Ma la crisi impone una svolta, che secondo gli esperti arriverà da Internet e porterà nuovi prodotti e servizi da proporre alla clientela
Nell'oceano dell'imprenditoria italiana, i locali pubblici non rivelano una particolare propensione all'innovazione. A dirlo sono i dati presentati al recente Smau di Milano nel corso di un convegno organizzato dalla Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, in collaborazione con Comufficio, l'associazione che rappresenta le aziende che distribuiscono prodotti e servizi per l'ufficio, l'informatica e la telematica. Poco più del 17% di bar, ristoranti e hotel si distingue nel nostro Paese per aver scelto la strada delle nuove tecnologie, nella maggior parte dei casi applicate a migliorare il processo di produzione e solo in minima percentuale adottate per introdurre nuovi servizi o prodotti.
Esempi all'estero
Un ritardo tecnologico che è meno visibile nelle grandi città ma che comunque sembra porci un passo indietro rispetto ad altre realtà europee, dove l'innovazione, basata soprattutto sulle tecnologie informatiche e sui sistemi per il risparmio energetico, sta portando alla nascita di nuove generazioni di locali pubblici. Solo per fare qualche esempio, basti pensare all'Inamo di Londra (nella foto in alto), bar e ristorante dove i tavoli sono dotati di un sistema di ordinazione incorporato che consente agli avventori di scegliere cibi e bevande semplicemente cliccandoli su un touch-screen. Oppure al Wash Bar aperto a Parigi dall'azienda coreana di elettronica LG, dove insieme a un buon cocktail si può fare il bucato e curiosare tra novità hi-tech per la casa.
La rivoluzione di Internet
Ma questi sono modelli limite, che richiedono progettazione e grandi investimenti. Cosa può fare invece il locale pubblico italiano per aggiornarsi ai tempi? Secondo Marco Schianchi, presidente di Comufficio, la strada da seguire è quella di Internet. «La rivoluzione telematica - dice - sta trasformando le abitudini dei consumatori, che usano la rete per acquistare ma soprattutto per informarsi. Questa trasformazione deve interessare i locali pubblici attraverso l'impiego della banda larga, che porta con sé servizi sempre più diffusi e richiesti. E soprattutto non costa molto. Con un investimento minimo in termini di software e di hardware, un locale potrebbe aggiungere in un attimo servizi interessanti e aumentare gli incassi».
La vera scommessa è far capire ai gestori le potenzialità della rete e dimostrare loro che a fronte di un modesto investimento i guadagni possono trarne un beneficio immediato. «L'esempio - spiega Schianchi - è quello delle tabaccherie, che solo 20 anni fa erano negozi “poveri” e in un attimo, con l'arrivo dei computer, hanno cominciato a erogare servizi come giochi, ricariche di cellulari, pagamenti di bollette. Questo è successo perché i tabaccai hanno capito i vantaggi della trasformazione e l'hanno sposata subito con entusiasmo».
Anche tra i bar si potrebbe creare una rete, la più ampia a livello nazionale ma anche europeo, che consentirebbe l'erogazione di servizi interessanti per tutti. E allo stesso tempo garantire a tutti un accesso a Internet, anche gratuito, per prolungare i tempi di sosta nei locali e aumentare le occasioni di consumo.
Come avviare questa trasformazione? Secondo Schianchi la ricetta è semplice, ma impegnativa: «Sensibilizzare i finanziatori istituzionali, coinvolgere le aziende che producono e distribuiscono innovazione tecnologica e spiegare ai baristi, a livello capillare su tutto il territorio, i vantaggi dell'innovazione».