Ma le esportazioni nazionali, segnala un’indagine Oiv, hanno registrato un’evidente flessione nel 2008, mentre il numero di imprese è calato del 2%
In un 2008 difficile per il settore vinicolo, l'Italia è riuscita a conservare la leadership mondiale delle esportazioni. È quanto emerge da un rapporto presentato dall'Oiv, l'Organizzazione Internazionale della vite e del vino. Il mercato mondiale ha infatti segnato una battuta d'arresto nel suo sviluppo, anche se la classifica internazionale del settore non è stata interessata da grandi cambiamenti.
Anche i vini italiani mostrano una certa sofferenza, con le imprese del settore calate per numero di oltre oltre 1.700 in un anno assestandosi a quota 88.184 (circa il 2% in meno rispetto al 2007). Secondo la Camera di commercio di Milano, che ha fornito questo dato, la riduzione è legata in molti casi alla difficoltà di ricambio generazionale che ha portato le aziende a essere chiuse o cedute ad altre, che riescono meglio a stare sul mercato.
L'Italia, comunque, ha conservato secondo l'Oiv la sua posizione di leader mondiale dell'export di vini, grazie a 17,2 milioni di ettolitri esportati, che rappresentano il 19% degli scambi mondiali (in tutto 89,1 milioni di ettolitri). Il dato però rappresenta un'evidente flessione rispetto al rapporto 2007 dell'Oiv, che assegnava all'Italia un export in volume di 18,5 milioni di ettolitri (Miohl). La Spagna, che ha invece vissuto un anno positivo, segue ora l'Italia da vicino con 16,5 Miohl di esportazioni. Più staccata invece la Francia, con 13,6 milioni di ettolitri, che però mantiene il primato nell'export a valore. Un balzo notevole hanno invece conseguito i nuovi paesi esportatori: Argentina, Cile, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti detengono insieme il 29,7% del mercato mondiale.
Consumi in calo
L'annata difficile del settore a livello globale è evidenziata dai dati sui consumi: le vendite mondiali di vino nel 2008 sono ammontate a circa 242,9 Miohl, in diminuzione di 2 milioni di ettolitri rispetto al 2007. Il decremento è stato in gran parte determinato dall'andamento dei consumi nell'UE a 15 (- 2,250 milioni di ettolitri). La flessione è stata particolarmente evidente nei paesi tradizionalmente grandi produttori e consumatori come Francia (meno 419.000 migliaia di ettolitri), Italia (meno 700.000), Spagna e Germania. In alcuni paesi del resto del pianeta, al contrario, il consumo è aumentato anche nel corso 2008: in particolare il mercato statunitense (27.250 migliaia di ettolitri) ha superato per la prima volta la dimensione di quello italiano (26.700). Anche il consumo australiano ha continuato il suo aumento e Sudafrica, Cile e Nuova Zelanda, nonostante una leggera flessione, hanno mantenuto standard vicini a quelli molto elevati del 2007.