Nella difficile situazione generata dall’emergenza sanitaria una nuova minaccia incombe sul mondo dei locali: cadere nel giro dell’usura. A lanciare l’allarme il questore di Padova, Isabella Fusiello, nel corso di un incontro con Erminio Alajmo e Filippo Segato, rispettivamente, presidente e segretario di Appe, l’Associazione provinciale dei pubblici esercizi di Padova.
Rendere elevato tale rischio, la pesante crisi di liquidità delle realtà del settore che, nonostante le misure attivate dal governo, dagli enti locali e dalle Camere del commercio, incontrano ancora grandissime difficoltà nell’accesso al credito. C’è quindi il rischio concreto, ha sottolineato il questore, che qualche imprenditore per evitare il fallimento della propria attività arrivi a commettere un passo falso, finendo «nell’abbraccio “mortale” degli usurai, i più lesti a intercettare i bisogni e a offrire soluzioni creditizie “avvelenate” che possono portare alla spoliazione di interi patrimoni e attività».
Un pericolo che, sebbene nel caso specifico segnalato per il territorio padovano, riguarda le realtà dell’intera Penisola. Non a caso, all’inizio dello scorso giugno, un’indagine di Confcommercio rivelava che circa il 10% degli imprenditori risultasse esposto all’usura o a tentativi di appropriazione anomala dell'azienda. La stessa indagine raccontava poi come ben il 13,1% dei proprietari di bar e dei ristoratori dichiarasse di avere sentito personalmente notizie di pressioni usuraie su imprese del proprio settore e della propria zona.
Da qui l’appello ad Appe a incoraggiare gli esercenti a non rivolgersi al mercato parallelo e illegale del credito, e a incentivare il ricorso ai Consorzi di garanzia fidi. Altro ruolo fondamentale che può giocare l’associazione è mettere in contatto l’imprenditore avvicinato da usurai con i funzionari delle forze di polizia, per assicurare i criminali alla giustizia.