Intervista a Domenico Antonio Tresa, presidente dell’associazione Italian Rounders, primo network di poker sportivo in Italia
Come cambia il gioco del poker in Italia alla luce delle due recenti leggi, la Comunitaria 2008 e il decreto Abruzzo. Lo abbiamo chiesto a Domenico Antonio Tresa: «Se la Comunitaria 2008 sarà approvata così com'è (ancora non lo sappiamo mentre andiamo in stampa, ndr) i circoli non potranno più esistere e questo sarà un duro colpo per il gioco del poker live in Italia. La norma fissa infatti dei parametri economici così elevati per l'accesso alle concessioni che non credo ci sarà alcuna convenienza ad aprire strutture idonee. Del resto i circoli consentivano di cementare quello spirito di community e di competizione che, a mio parere, e molto più del brivido del giocare soldi veri, è il vero motore che spinge il giocatore di poker, e di Texas Hold'em (ad oggi tra le tipologie di gioco più diffuse in Italia, ndr) ».
Ma non le sembra che un gioco come il poker debba essere regolamentato?
Certo, ma non per questo deve essere ucciso. Noi eravamo disponibili a maggiori controlli, per esempio accettando una tassazione per ogni singola iscrizione ai circoli, che avrebbe fruttato bene allo Stato. Procedendo in questo modo, invece, è stata varata una norma che non tiene conto delle esigenze della base. È un po' come se si decidesse di chiudere in tutta Italia i circoli di bridge o di scacchi e di metterli tutti sotto il controllo dello Stato.
Ma a bridge e a scacchi non si gioca a soldi
Vero, ma le assicuro che solo il 15-18% dei giocatori di poker Hold'em lo fa per denaro, come professione cioè o spinto da un patologico amore per il gioco. In realtà questa è una disciplina molto complessa, difficile, dove bisogna studiare, imparare, applicarsi. Ci sono centinaia di testi su questo poker, proprio come per gli scacchi o il bridge».
Non le sembra una contraddizione che si chiudano i circoli e poi si consenta di giocare a poker online dovunque, anche nei bar?
No, il movimento del poker è nato cinque anni fa, ha fatto in tutto questo tempo un milione di proseliti in Italia, è diventato anche un business, ed è giusto che anche i gestori dei locali pubblici possano accedervi. Capisco anche che lo Stato voglia mettere sotto controllo il gioco. Ecco, quello che penso è che per gli appassionati e per i circoli, che hanno creato questa gallina dalle uova d'oro, non c'è stata alcuna riconoscenza.
E quindi cosa farete?
Intanto svolgiamo consulenza ad alto livello. Per esempio Italian Rounders ha in atto una proficua collaborazione con Lottomatica per la sua Poker Room. Ma ci occupiamo anche della gestione degli eventi poker dei casinò si Saint Vincent e di Campione d'Italia. Di certo la nostra compentenza sarà fondamentale anche per dare vita alle nuove strutture dove si praticherà il gioco live. E siamo a disposizione di tutti, anche delle associazioni di gestori dei locali pubblici, per esplorare nuove prospettive di business con il poker, live e online. Del resto gli unici, autentici conoscitori del gioco siamo noi.