La scelta del registratore non può essere dettata solo da ragioni di budget, ma anche dal tipo e dall’ampiezza di servizi che si vogliono offrire. Attenzione, però, la collocazione non può essere casuale. I consigli degli esperti
È uno dei punti chiave del bar, quello in cui si finalizza tutta l’attività. Si tratta della cassa, luogo in cui si compie la liturgia del pagamento, basata su uno scambio di denaro, ovviamente, ma anche sull’opportunità di sfruttare l’acquisto d’impulso. Questo punto del locale è infatti l’unico in cui il cliente è costretto a passare e a sostare: un passaggio obbligato da sfruttare nel modo giusto. Ma se la cassa è per secoli rimasta uguale nella sua funzione, oggi si sta rapidamente trasformando e il 2013 potrebbe essere proprio l’anno della svolta. Che cosa sta imprimendo una trasformazione così rapida? Il dilagare dei pagamenti con dispositivi mobile e, soprattutto con smartphone. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Nfc & Mobile Payment del Politecnico di Milano, il ricorso a strumenti portatili per effettuare pagamenti è passato da un volume di 700 milioni di euro nel 2011 a 900 milioni di euro nel 2012. Per ora si tratta di acquisti a distanza, dalle ricariche telefoniche alle app, o anche di trasferimenti bancari.
Il boom del contactless
Ma due cose inducono a pensare che presto il fenomeno debba riguardare anche le casse degli esercizi commerciali. Innanzi tutto la sempre maggiore abitudine degli italiani a usare gli smartphone per effettuare pagamenti. In secondo luogo la crescente diffusione di cellulari equipaggiati con sim Nfc, la tecnologia che consente di trasformare il telefono in una carta di credito. Sono ben 2,5 milioni, sempre secondo l’Osservatorio del Politecnico milanese, i telefoni Nfc già venduti, e ben 2 milioni le carte di pagamento contactless emesse, con piani già definiti per l’attivazione di oltre 170.000 Pos per la fine di quest’anno.
Per il momento il pagamento di prossimità con i telefoni è possibile soltanto in alcune zone test, ma gli ingredienti per una loro rapida diffusione ci sono tutti. A partire anche dalle iniziative di numerose startup e imprese, alcune delle quali italiane, che possono interessare da vicino gli esercenti. Payeleven Italia, per esempio, propone una soluzione di mobile Pos che consente all’esercente di avere soltanto un contratto telefonico mobile e di abbinare al suo smartphone o al tablet un apparecchio che funziona da lettore delle carte di credito. Non c’è canone, si paga in commissioni il 2,95% della transazione più 9 centesimi, non c’è limite di spesa minima (1 euro).
La startup italiana Jusp ha fatto qualcosa di simile, inventando un apparecchio per trasformare lo smartphone in un lettore Pos di carte, tra cui Visa, Mastercard, Maestro e Pagobancomat. È prevista anche una versione che funzionerà con il sistema Nfc, quindi consentendo al cliente semplicemente di trascinare il proprio smartphone sul lettore. Anche qui tutto può avvenire con contratto telefonico mobile, con l’apparecchio che costa 39 euro e una commessione di 2,70 euro senza canoni mensili.
Anche i colossi si stanno muovendo in questa direzione: CartaSi sta sperimentando il sistema QuickPos, un aggeggio che si innesta nel tablet e lo trasforma in lettore Pos, mentre Bnl ha ideato Youpass, in collaborazione con Vodafone, 3 Italia e Sia, per l’utilizzo di una sim carta di credito che si inserisce nei cellulari (solo Samsung per ora) e consente di pagare solo con il telefono.
L’avvento del cloud
Le opzioni in realtà sono tante e non si fermano qui. E quindi il gestore dovrà prepararsi a introdurre presto questi sistemi, che potrebbero arrivare a sostituire i tanti utili quanto vituperati terminali Pos, sui quali le banche applicano commissioni considerate troppo alte dalla maggior parte degli esercenti.
Che i gestori cerchino nuove soluzioni per i Pos è confermato da un’indagine commissionata da Epson, i cui risultati sono stati resi noti lo scorso maggio. Lo studio ha messo in evidenza come già il 37% dei rivenditori indipendenti, tra cui negozi, ristoranti e bar, utilizzino sistemi “cloud” per gestire le transazioni. Il 13% di chi non ha già adottato questa opzione tecnologica ha già predisposto un piano per farlo, mentre il 68% lo sta definendo. In sostanza si pensa che entro 5 anni il 73% dei sistemi Pos sarà gestito attraverso la nuvola, compresi anche i terminali che utilizzano sistemi mobile.
Camillo Radaelli, business manager di Epson, spiega il vantaggio tecnologico del cloud: «Consente, in sostanza, di aprire anche ai rivenditori più piccoli soluzioni sofisticate finora utilizzate solo dalle grandi strutture. Ora anche per i rivenditori, ristoranti o bar più piccoli sarà possibile controllare istantaneamente le scorte o gestire il database senza dover modificare i sistemi esistenti».
Non solo. Il cloud consente di integrare il sistema di cassa con quello gestionale in pacchetti software completi che cominciano ad affacciarsi sul mercato per sostituire i gestionali classici. Si tratta di una transizione ancora lunga, ma l’idea è di spostare tutto il sistema sulla nuvola in modo da ridurre la necessità di hardware performante o di server all’interno del locale. Tutto infatti risiede on line, ed è utilizzabile e consultabile all’interno del locale con semplici terminali o dovunque con tablet o pc portatili. Le aziende che offrono questo tipo di servizio pongono anche l’accento sui sistemi di sicurezza implementati per garantire l’assoluta riservatezza dei dati, accessibili soltanto all’azienda cliente.
L’introduzione del cloud nel punto cassa può avere anche un’altra ricaduta positiva sulla clientela: ridurre i tempi di pagamento, a cui sono particolarmente sensibili gli avventori nel periodo della pausa pranzo, quando si ha fretta di rientrare in ufficio dopo pranzo e ci si muove tutti con gli stessi tempi, rischiando di creare intasamenti alla cassa.
Ridotti i tempi di attesa a 3 minuti
Da questo punto di vista l’aspetto tecnologico può diventare un alleato dei progettisti, che si dannano per trovare la collocazione giusta della cassa. «Trovare il posto migliore per il punto cassa - spiega Franco Costa di Costa Group - è una vera e propria scienza, che deve tener conto di svariati fattori, tra cui i flussi ipotetici dei clienti nel locale, la pianta, le necessità del gestore». Difficile per esempio trovare il giusto equilibrio tra i tempi massimi d’attesa, che secondo alcuni studi non dovrebbero mai superare i 200 secondi, e la necessità di far sostare un attimo la clientela per trasformare la cassa in un’occasione di vendita, dove esporre prodotti che inducano all’acquisto d’impulso