Inflazione e contrazione dei consumi: è questa la preoccupazione principale che serpeggia nel mondo dell'horeca, che si è riunito a Roma, presso la sede di Confindustria, in occasione dell'evento annuale degli Stati Generali del Mercato Food & Beverage in Italia, organizzato da Italgrob, la Federazione Italiana Distributori Horeca. Un'occasione per riassumere le sfide e le opportunità della filiera, non senza analizzare i dati e i principali trend dei consumi del settore, in un contesto economico in continua evoluzione, su cui pesa l'incertezza internazionale. Secondo i dati rilasciati da Circana, dopo gli anni difficili segnati dalla pandemia da Covid-19, la ripresa del settore distributori bevande è stata sostenuta fino alla fine del 2023 dal clima positivo di fiducia e da un aumento della domanda interna e soprattutto dalla crescita del turismo, sia nazionale che internazionale. Un trend che ha riportato tutti gli indicatori ai livelli pre-pandemia, ma che oggi registra le prime avvisaglie di difficoltà.
Stante, un'inflazione intorno al 4%, il consumatore si è spostato verso la scelta di prodotti “più economici”, con un distributore forzatamente guidato dai suoi clienti ad adeguarsi. Ciò è stato particolarmente rilevante per le bevande alcoliche, spirits, vino e bollicine. Migliori performance per il mercato degli analcolici, che godono di un ottimo momento grazie al trend del no-low alcohol.
Da Antonio Portaccio, Presidente di Italgrob, «il monito a tutti gli attori della filiera sulle scelte di politica commerciale relative all’aumento prezzi, da attuare il prossimo anno, per non contribuire ulteriormente a una riduzione dei consumi con tutte le conseguenze drammatiche, in termini occupazionali in primis, che scaturirebbero da questo scenario».
Luca Pellegrini, Presidente di TradeLab, ha incentrato la sua analisi sui canali di sbocco dei consumi Food&Beverage: dal suo osservatorio registra un debole segnale positivo, un +1,6% sui consumi del fuoricasa che scontano le dinamiche inflattive, con una riduzione della frequenza e dello scontrino medio delle occasioni di consumo "out of home": cresce la colazione, rimangono stabili pranzi e cene, con buone performance per il take away e per pizzerie e ristorazione, che in media registrano scontrini medi da circa 35 euro, mentre i bar risultano il canale più in difficoltà. Anche le catene, pur in crescita negli ultimi anni, mostrano segnali di saturazione nelle piazze principali e guardano sempre più verso aree emergenti. Previsioni positive per il 2025 su visite +0,9% con un valore del +2,8%. Secondo Pellegrini, i veri segnali di difficoltà da affrontare sono più quelli sul fronte dell'offerta che su quello della domanda: l'impatto su prezzi e servizio dei costi e del reperimento del personale; il trend negativo di alcune occasioni di consumo, come l'aperitivo diurno o la merenda; la necessità di consolidamenti imprenditoriali, possibilmente con l'aiuto di una digitalizzazione finalizzata a una riduzione dei costi ragionata; la concorrenza dell'offerta take away da parte della Gdo.
Anche per Antonio Faralla, ceo di Formind, i dati mostrano una tenuta della colazione, con un orientamento verso i prodotti salutistici, una rimodulazione del pranzo che torna a essere trainata dalla pausa pranzo dei lavoratori, ma che sconta la concorrenza dei piatti pronti venduti dal retail. L’aperitivo serale vede un calo della domanda, ma tiene laddove è in centri turistici, grazie all'apporto dei non residenti, oppure se accompagnato da una degna offerta food, che possa tradursi in una sosta più lunga, fino all'ora di cena. «Nel serale - osserva Faralla - la frequentazione tiene, ma lo stile e la spesa si rimodulano, ad esempio, per la birra alla spina crescono le bevute nei bicchieri da 0,20, calano invece quelle nei bicchieri da 0,40: ciò è indice di come il consumatore residente contiene la spesa ma riflette anche un atteggiamento deciso delle nuove generazioni che tendono a bere meno alcolico, trend confermato anche nel segmento spirits».