Sette italiani su dieci, in prevalenza uomini, nel 2011 hanno praticato qualche forma di gioco. L’1,7% spende oltre 1.200 euro al mese
Maschio. Basso livello di scolarizzazione. Una situazione occupazionale flottante tra disoccupazione e precariato. Questo il profilo del giocatore tipo che emergerebbe da una delle ultime ricerche prodotte in ambito sociologico sul tema - sempre più analizzato - dell'impatto sociale del gioco d'azzardo sulla popolazione italiana.
Ultima in ordine di apparizione, curata dall'Associazione “Centro sociale Papa Giovani XXIII”, dal Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo (Conagga), in collaborazione con il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), la “Ricerca nazionale sulle abitudini di gioco degli italiani 2011” ha mirato a fornire ulteriori elementi di approfondimento sulla questione, sempre più controversa, dei crescenti numeri che riguardano da vicino il fenomeno del gambling gestito dallo Stato. I risultati sono il frutto di 1.836 questionari raccolti da un campione della popolazione italiana intervistato in 11 città: il 51% dei rispondenti sono donne, il 49% uomini.
Sulle motivazioni, che cambiano in base al sesso degli intervistati, lo studio ha confermato alcune abitudini già conosciute: “Facendo un'analisi più approfondita a seconda del sesso dei partecipanti alla ricerca - si legge nelle prime pagine del lavoro - si ha conferma di una cosa che non sorprende: che le donne giocano più degli uomini al Superenalotto, al Lotto, ai Gratta e Vinci, ai giochi telefonici, al Win for life, alle lotterie, ma anche ai giochi on line; mentre gli uomini giocano di più a Totocalcio, slot machine, scommesse nelle agenzie, videolottery, casinò e giochi di carte”. Giochi d'alea più congeniali al sesso femminile, insomma, contrapposti a formule di gioco di abilità più consone a un pubblico maschile. Il gioco resta un'attività prevalentemente maschile: gli uomini che giocano rappresentano il 76,4% del campione maschile, le donne il 67,6% di quello femminile.
Un'abitudine diffusa
Il gioco è un fenomeno che, seppur con gradi di coinvolgimento molto diversi, riguarda la maggioranza della popolazione italiana. Sono appena il 29% le persone che hanno dichiarato di “non aver giocato” affatto nell'ultimo anno, una percentuale che si contrappone al 71% del campione, che invece dichiara di aver giocato in modo variabile.
L'attitudine al gioco - si sottolinea nel documento - è inversamente proporzionale al titolo di studio.
“La maggior parte di chi ha una scolarizzazione medio-bassa gioca d'azzardo (il 75,7% di chi ha la licenza elementare e l'80,3% di chi ha licenza media), poi con la licenza scolastica superiore la percentuale scende al 70,4% e cala ulteriormente fino al 61,3% dei laureati che dichiarano di giocare d'azzardo”. La disponibilità economica, ovviamente, gioca un ruolo fondamentale nella propensione al gioco. Se da un lato il 70,8% di coloro i quali hanno un lavoro “a tempo indeterminato” ha dichiarato di giocare, la percentuale sale (seppur non vertiginosamente) al 73% nel caso dei disoccupati, raggiungendo una punta dell'80,2% dei “lavoratori saltuari o precari”. In realtà, l'apice viene toccato con l'86,7% dei cassintegrati che dichiarano di giocare d'azzardo.
A rendere maggiormente nitido l'identikit del giocatore italiano medio sono fattori quali la quantità di giochi effettuati durante l'arco dell'anno, la frequenza di gioco e il tempo dedicato a questa attività. Lo studio indica che il 45,6% degli intervistati ha fatto fino a tre giochi l'anno, il 26,3% almeno quattro giochi diversi, il 16,1% ha toccato quota 5 giochi, mentre un restante 10,5% ha partecipato a oltre 6 modalità di gioco.
In un mercato la cui offerta è vastissima la frequenza di gioco rappresenta un indice importante che scandisce le abitudini dei giocatori: il 64,1% gioca meno di una volta a settimana; il 24,7% da una a tre volte la settimana; l'11,2% più di tre volte. Anche il tempo dedicato a giocare fornisce il polso del giocatore medio: il 76,3% del campione ha dichiarato di dedicare poco tempo al gioco (meno di un'ora a settimana). Al contrario, un 13,9% degli intervistati ha detto di dedicarsi al gioco da una a tre ore. Il 9,8%, infine (si tratterebbe di una persona su 10) giocherebbe per più di tre ore a settimana.
La spesa alla settimana
Direttamente connessa al tempo dedicato alle attività di gioco c'è la quantità di soldi spesi: nel 73,7% dei casi non raggiunge i dieci euro a settimana. Mentre sale la cifra investita nel gioco (parliamo di un range tra 10 e 50 euro settimanali), diminuisce la percentuale dei giocatori: il 17,4% degli intervistati si è collocato in questa fascia. In un valore oscillante tra 50 e 150 euro a settimana si colloca il 4,8% del campione. Anche in questo caso il vertice della piramide si assottiglia al crescere esponenziale del denaro investito: “un 2,5% di giocatori - si legge ancora nella ricerca - dichiara di spendere una cifra che oscilla tra i 150 e 300 euro settimanali e infine l'1,7% che ogni mese spende sicuramente più di 1.200 euro per il gioco d'azzardo” (oltre 300 euro alla settimana).
Uno dei dati dello studio che maggiormente colpisce riguarda la partecipazione al gioco di minori di 18 anni. All'interno del campione esaminato nell'indagine i minorenni chiamati in causa erano il 6,6% del totale: nonostante il divieto imposto su ogni forma di gioco nel 2011, il 75,2% dei minorenni presenti nella campionatura ha dichiarato apertamente di aver giocato nell'ultimo anno.