Albert Stevens Crockett nei suoi tre libri sul bar, compreso quello “segreto e inedito” che potrete scaricare qui, raccoglie ricette e storie di alcuni vecchi leoni della miscelazione: Bronx, Duplex, Adonis, Charlie Chaplin, Fanciulli, Robert Burns. Prima di addentrarci in questa storia facciamo un passo indietro. L’America è la culla del bere miscelato; il luogo dove la cultura e l’arte degli “American Drinks” sono cresciute. Con l’avvento del Proibizionismo gli Stati Uniti d’America hanno perso un pezzo della propria identità. Ed è proprio Albert Stevens Crockett che avrà un ruolo centrale per il suo recupero. Giornalista e scrittore, Crockett non è mai stato un “bartender”, ma un personaggio che ha contribuito alla diffusione della cultura del bere miscelato. I suoi testi datati 1931 e 1934 rappresentano punti cardine della cultura del bartending. Il comune denominatore dei suoi libri - The Old Waldorf-Astoria Bar Days”, la versione aggiornata “Old Waldorf-Astoria Bar Book” e “American School Of Drinking” – è il bar del Waldorf-Astoria Hotel. Se Londra aveva come riferimento il bar del Savoy Hotel, New York aveva il banco del Waldorf-Astoria Hotel. Crockett, nato a Solomons in Maryland il 19 giugno del 1873, dopo la laurea nel 1891 e un master nel 1894, inizia a lavorare in alcune scuole private e università. La svolta professionale avviene nel 1899 quando comincia la sua carriera di giornalista a Philadelphia. Da qui un percorso lavorativo di successo che lo porterà in giro per il mondo: Londra, Parigi e Sud America saranno alcune delle sue mete. Ma New York resterà sempre il suo luogo del cuore. Con i suoi libri Crockett cerca di riportare a galla i cocktail, pezzi della vita comune e sociale, che rischiavano di andare i persi dopo quattordici anni di Proibizionismo (1919-1933). Crockett non era un esperto in materia di liquoristica, ma fu un attento osservatore e comunicatore. Visitò per la prima volta il bar del Waldorf-Astoria nel 1897, l’anno di apertura della nuova struttura e per diciassette anni continuò a frequentarlo. Per ben due anni il suo ufficio fu l’albergo, più precisamente il suo bar. Ed è nel bar che raccolse tutto il materiale necessario per scrivere i suoi libri. A dargli una mano fu soprattutto il personale più anziano dell’albergo. I suoi libri sono testi essenziali, non solo perché troviamo classici della miscelazione ma anche perché l’autore ci riporta preziose informazioni storiche. Un esempio è senza dubbio il Bronx Cocktail. Citiamo testualmente. «Bronx (Original) One-third Orange Juice Two-thirds Gin Dash of French Vermouth Dash of Italian Vermouth. Many claimants to the honor of inventing the Bronx have arisen. It was an Old Waldorf tradition that the inventor was Johnnie Solon (or Solan), popular as one of the best mixers behind its bar counter for most of the latter's history. This is Solon's own story of the Creation-of the Bronx: "We had a cocktail in those days called the Duplex, which had a pretty fair demand. One day, I was making one for a customer when in came Traverson, head waiter of the Empire Room-the main dining room in the original Waldorf. A Duplex was composed of equal parts of French and Italian Vermouth, shaken up with squeezed orange peel, or two dashes of Orange Bitters. Traverson said, 'Why don't you get up a new cocktail? I have a customer who says you can't do it.' "Can't I?' I replied. "Well, I finished the Duplex I was making, and a thought came to me. I poured into a mixing glass the equivalent of two jiggers of Gordon Gin. Then I filled the jigger with orange juice, so that it made one-third of orange juice and two-thirds of Gin. Then into the mixture I put a dash each of Italian and French Vermouth, shaking the thing up. I didn't taste it myself, but I poured it into a cocktail glass and handed it to Traverson and said: 'You are a pretty good judge. (He was.) See what you think of that.' Traverson tasted it. Then he swallowed it whole. " 'By God!' he said, 'you've really got something new! That will make a big hit. Make me another and I will take it back to that customer in the dining room. Bet you'll sell a lot of them. Have you got plenty of oranges? If you haven't, you better stock up, because I'm going to sell a lot of those cocktails during lunch.' "The demand for Bronx cocktails started that day. Pretty soon we were using a whole case of oranges a day. And then several cases. "The name? No, it wasn't really named directly after the borough or the river so-called. I had been at the Bronx Zoo a day or two before, and I saw, of course, a lot of beasts I had never known. Customers used to tell me of the strange animals they saw after a lot of mixed drinks. So when Traverson said to me, as he started to take the drink in to the customer, 'What'll I tell him is the name of this drink?' I thought of those animals, and said: Oh, you can tell him it is a Bronx».
Nella sua vita Albert Stevens Crockett ha pubblicato molti altri libri non inerenti la storia del bartending e ha fatto parte tra l’altro dell’Overseas Press Club of America, un’associazione di giornalisti che lavorano negli Stati Uniti ed all’estero. Si racconta che con la perdita della moglie, Dolores Newkirk Tousey, Albert Stevens Crockett incominciò a soffrire di forti emicranie, ma soprattutto non riuscì a lavorare più come prima. Nel 1969, all’età di 96 anni, passò a miglior vita. Della sua passione per il bartending ci restano queste tre testimonianze alcoliche che vi suggeriamo di bere, o meglio di leggere, tutte di un fiato.
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