Di Theodore Proulx, autore del manuale, non abbiamo, se non pochissime, informazioni: di origine canadese, nasce a Montreal 11 Agosto del 1861 per poi traferirsi a Chicago dove si laureerà in legge, al Chicago College of Law, nel 1890. Questo è tutto quello che è possibile ricavare da alcuni vecchi quotidiani e testi che citano e danno testimonianza di un certo avvocato Theodore Proulx nella capitale dell’Illinois tra il 1890 e il 1900 circa. Quello che sappiamo per certo invece è che all’eta di 27 anni, precisamente nel 1888, pubblica il suo ricettario dal titolo “The Bartender’s Manual”, una versione aggiornata di un manuale; il primo, che riscosse sicuramente consensi ma di cui ad oggi, almeno per il momento, non si hanno tracce.
Nonostante l’età, questo manuale è uno dei pochi testi che, prendendo in considerazione alcuni aspetti della professione del “Bartender” e di chi intraprende questo mestiere, si possa definire ancora, ad oggi, attuale in aspetti che potrebbero apparire scontati ma non lo sono. Argomenti che vengono messi in luce nelle pagine iniziali come anche nel paragrafo dedicato ai “Suggerimenti e Osservazioni”.
Interessanti sono inoltre le righe dedicate alla vocazione del bartender: un breve paragrafo dove sotto il nome di “where bartenders spring from” dove sono illustrati aspetti che pur facendo parte dell’esperienza diretta vissuta dall’ autore, sono in un certo senso sono esemplificativi del percorso anche di molti altri bartenders.
Il manuale contiene un centinaio di ricette tra cui lo Champagne Cocktail e il Mint Julep, per citarne un paio, ma viene ricordato soprattutto per essere uno delle prime testimonianze a contenere tracce sull’ Old-Fashioned e sul Martini cocktail. All’interno dello stesso è inoltre presente una sezione dedicata alle bevande miscelate sotto il nome di “Medical Drinks” e cioè miscele da consumarsi per alleviare fastidi quali il mal di testa o il mal di stomaco.
Ultima curiosità, il manuale riporta al suo interno due drink rispettivamente dal nome “Champagne Bowl Punch” di Harry Stiles, collega e veterano di Theodore Proulx e il “Jim Gore Punch” che prende invece il nome da uno dei fondatori di “Chapin & Gore”: il Salone di prima classe in cui l’autore esercitò la sua professione.
Un manuale dunque da leggere.
Il Bibliotecario