Questo mese rendo omaggio a un amico e brillante collaboratore della nostra rivista, Carlo Meo, esperto di comportamenti di acquisto e di concepting di retail esperienziale. Lo strillo della copertina dell'ultimo numero di Bargiornale ammicca al sottotitolo della sua ultima fatica editoriale. Non si tratta di piaggeria, ma di una condivisione di intenti e di punti di osservazione.
“Perché il food è diventato un linguaggio urbano, una narrazione delle nostre città”. Scrive Meo. I nuovi bar e ristoranti nascono dove un tempo sorgevano banche, edifici di interesse storico o fabbriche. Solo in Lombardia sono 1.000 le aree da recuperare mentre nella sola Milano si contano 80 edifici abbandonati e 764 aree dismesse. Numeri che potete approfondire nelle pagine che seguono. Con alcuni casi eccellenti tra Milano, Roma e Torino (ma l’elenco potrebbe essere infinitamente più lungo). Il cibo dunque come chiave di lettura dei consumi delle città, dei mutati stili di vita e che, proprio per questo, ha bisogno di nuovi formati per essere venduto. Come già succede altrove (ahinoi!). Di recente ha fatto scalpore la notizia della quotazione in borsa della catena Luckin Coffee. Più che un impero del caffè è un nuovo modello di business: si ordina il caffè con lo smartphone. A questo punto l’utente può decidere se andare a ritirare direttamente la consumazione al punto vendita o farsela recapitare a casa o per la strada. Il pagamento avviene con l’app.