
Partire di nuovo da un punto stabilito, o, per estensione, rimettersi in moto. Questi i sensi che elenca il vocabolario Treccani sotto il lemma “ripartire”. E chi, tra noi, non vorrebbe cancellare gli ultimi 15 mesi e da lì ricominciare? L’85% dei titolari di bar e ristoranti si è detto sicuro che il settore riprenderà a marciare con decisione. Numeri alla mano, il 36% degli imprenditori ritiene possibile nel 2022 un ritorno ai livelli di fatturato pre-Covid e un altro 36% prevede invece uno slittamento al 2023. In generale, la speranza è quella che l’effetto rimbalzo dei consumi fuori casa nei prossimi 3-5 anni possa essere tale da superare i livelli del 2019. Come? Gli “addetti ai lavori” che abbiamo interpellato individuano cinque strade maestre:

1. Ripensare l’offerta: in molti hanno introdotto lattine e bottled drink per favorire nuove modalità di consumo; aboliti “per legge” i buffet, c’è chi ha messo a punto un’offerta food da abbinare ai cocktail o chi, per fronteggiare le riduzioni di orario serale, offre un servizio di ristorazione all day long;
2. Esplorare nuovi spazi: progettare i locali contemplando uno spazio esterno è una via obbligata;
3. Diversificare: non solo somministrazione ma anche vendita;
4. Fare impresa: aguzzare l’ingegno, fare sistema e sfruttare le opportunità che ci offre la tecnologia;
5. Lavorare in team: aver cura dei clienti, ma soprattutto dei propri dipendenti.
Non ultimo: c’è un esercito di under 30 appassionati e talentuosi sui cui dobbiamo costruire il futuro del fuori casa.
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