Il mondo bar lo immaginiamo nel fuori casa, pochi sanno che nasce in casa da piccoli gesti diventati routine del vivere comune. Sul piano
di lavoro delle cucine casalinghe sono nate idee che poi hanno preso vita grazie a barman esperti spalle alla bottigliera. Giudici incorruttibili, amici e parenti.
Dieci anni fa Bargiornale approdava nel Gruppo Editoriale Tecniche Nuove. L’ho ripetuto molte volte e non mi esimerò in questa sede, della “bibbia del bar” ero sempre stato un abusivo lettore.
Abbiamo portato innovazione nel modo di comunicare, di presentarci e di coinvolgere una community consolidandola ancora di più.
Ecco allora la nascita di nuovi grafismi, linguaggi e percorsi per migliorare l’esperienza in tutti i momenti di consumo di un esercizio commerciale che nulla ha da invidiare alle logiche d’impresa. Iniziare a guardare il bar come una macchina complessa che basa il suo successo non solo sul layout e l’offerta di servizi ma soprattutto sulle capacità empatiche del team che lo governa.
Detesto gli anniversari, amandoli. Dieci anni fa nasceva l’idea di premiare voi, nostri lettori e attori di un mondo dove i problemi devono per forza restare sul marciapiede. Dieci anni di sorrisi e dieci anni di lacrime per non essere riusciti a vincere l’ambita categoria di Barawards. Ho visto la caparbietà di un giovane farsi adulto a furia di candidature per poi rendersi conto di aver esaurito quelle lacrime nel momento della vittoria.
Baritalia in decine di tappe, una carovana errante lungo la penisola che si porta dietro l’innovazione delle aziende e la curiosità di incontrare le persone dietro alla carta del giornale. Eh già, persone! Capitale umano fatto di donne e uomini che hanno scelto di raccontare la vostra professione scavando per trovare spunti, idee e novità che indirettamente servono ad allargare il sorriso e il portafoglio dei consumatori.
In mezzo a quell’umanità fatta di redattori, giornalisti e direttori c’era Claudio Bonomi, che anteponeva la signorilità e la sua anima all’uomo. Impossibile non accorgersi della differenza. Lo conobbi di sfuggita il giorno che diventai editore di Bargiornale, schivo, rispettoso delle posizioni restava spesso in silenzio ma, quando percepiva una seppur lieve minaccia al "suo giornale”, si faceva sentire con quel piglio che non lasciava spazio alle repliche. Claudio sarebbe andato in pensione chiudendo la “macchina” di questo numero, un male improvviso ce lo ha portato via.
Ci stavi già mancando, ci mancherai di più.