“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia”. Sono le parole che aprono il capitolo 31 dei Promessi Sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che colpì Milano nel 1630. Così Domenico Squillace, preside del liceo Volta di Milano, scrive in una lettera ai suoi ragazzi in risposta all’emergenza Coronavirus che ha travolto l’Italia tutta, e Milano in particolare, l’ultima settimana di febbraio. “Dentro quelle pagine - scrive Squillace - c’è già tutto, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità”.
Come a dire: niente di nuovo sotto il sole. Così l’epidemia di Covid-19 e la generale psicosi che ha generato ha quasi rischiato di paralizzare la vita quotidiana del capoluogo lombardo, con la chiusura forzata dei locali dopo le 18. La Fipe ha stimato un calo dei fatturati con punte fino all’80% fra restrizioni, crollo del flusso turistico e della domanda di consumi alimentari fuori casa. Ma Milano ha reagito: la bar industry meneghina ha fatto sistema, dando prova di grande senso civico.
Alla Milano che non si ferma abbiamo voluto rendere omaggio, celebrando nelle pagine di Bargiornale due icone, due locali storici come il Bar Basso e il Camparino in Galleria. Ora sta alle istituzioni adottare degli strumenti che possano aiutare il settore a ripartire più in fretta possibile. In gioco c’è l’attrattività turistica italiana, non solo milanese. #forzamilano #keepmilanoalive
Leggi l'articolo del tecnologo alimentare sulle precauzioni da adottare (e quelle inutili)
Leggi l'articolo dell'esperto di comunicazione su come garantire se stessi e i clienti