Anno nuovo vita nuova. Recita l’adagio. Così gennaio è il mese dei buoni propositi. Su tutti, quello di iniziare l’anno facendo più attenzione al consumo di alcolici. Questa promessa nel mondo anglosassone ha un nome e sempre più seguaci: Dry January. E sebbene in Italia il mese dell’astinenza dall’alcol non abbia radici così profonde, abbiamo voluto dedicare al fenomeno e, più in generale al segmento dei No&Low, un’attenzione particolare. Quali le prospettive di mercato dei prodotti a bassa gradazione alcolica? Si tratta di una moda passeggera o a lunga gittata? Ha senso dedicare ai mocktail una sezione della nostra carta? A queste e altre domande hanno risposto esperti e mixologist, gestori e titolari di bar.
Ottani a parte, oggi più che mai, saper rispondere in maniera efficace alle mutate esigenze del consumatore è la vera sfida da raccogliere. Secondo Matteo Figura, responsabile della divisione Food service di The Npd Group Italia, il mondo del fuori casa dovrebbe puntare a riconquistare i giovani, oggi pericolosamente “in fuga” dai locali: in tre anni il loro peso sul totale delle visite al bar è sceso dal 33 al 28%. E se cocktail a bassa gradazione alcolica, cibi veg ecc. possono servire allo scopo, ben vengano! A maggior ragione quando occorre ci si deve misurare con bollette monstre e aumenti di listini.
Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio ciò che deve maggiormente preoccupare è l’incidenza del costo dell’energia che peserà sul conto economico quasi 3 volte di più che nel 2021: se un anno fa le bollette incidevano per il 4,6% sui ricavi di un esercizio medio, quest’anno l’incidenza salirà al 13,3%. Forse, è giunto il momento di farsi due conti.