Esiste un modo per fare impresa al femminile? Un modello di business più inclusivo (quello femminile) e uno più competitivo (quello maschile)? A guardare i numeri, le donne nel mondo del fuori casa sono più che mai agguerrite e possono contare su un discreto esercito: nel terzo trimestre del 2020 sono 100.043 le imprese del settore gestite da donne, pari al 29,4% (fonte: Fipe).
Eppure la crisi determinata dal Covid e che ha investito i pubblici esercizi ha colpito in maniera maggiore le donne, con un calo del 42,8% delle iscrizioni di nuove imprese in rosa. Di più: un’indagine condotta da Unioncamere nel mese di ottobre 2020 su un campione di 2.000 imprese manifatturiere e dei servizi, ci racconta che, oltre alla mancata natalità di imprese al femminile, le donne d’impresa mostrano di avere maggiori problemi di liquidità (lo dichiarano il 38% delle imprenditrici a fronte del 33% degli imprenditori) e di approvvigionamento delle forniture (30% contro 23%) e, lamentano, più vincoli nell’accesso al credito (18% contro 15%).
Per contro, se di diversità dobbiamo parlare, le imprenditrici mostrano una maggiore volontà di valorizzare le competenze ed esperienze professionali, di adottare pratiche di welfare aziendale (69% vs 60% delle maschili) e di investire nella sostenibilità ambientale (31% vs 26%). Attitudini, che potrebbero rivelarsi, ora più che mai, strategiche. Senza contare tutte le doti umane rosa, compresa la determinazione (per alcuni, cocciutaggine) a non arrendersi. Doti che abbiamo messo in luce in questo numero raccontandovi le imprese e il carattere delle donne d’impresa. E continueremo nei prossimi mesi: in ogni numero il Drink Team, la nostra squadra di bartender, omaggerà le donne che hanno fatto grande la storia del bar.