In principio era la pizza. Poi è arrivato il cibo cinese. E oggi sono hamburger e cocktail tra i prodotti più richiesti per la consegna a domicilio. Prova è che a gennaio McDonald’s ha iniziato a sperimentare in Florida la consegna a domicilio insieme a UberEats (il servizio di food delivery di Uber). A Milano, invece, è attivo da pochi giorni su Deliveroo la consegna dei cocktail in bottiglia targati Mag Cafè, 1930 Cocktail Bar e Barba.
UberEats, Deliveroo, Foodora, Just Eat sono alcuni dei player di un mercato in costante crescita. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio Just Eat realizzato in collaborazione con Icrios Bocconi il digital take away genera un volume di affari per i ristoranti pari a 50 milioni di euro in un mercato con un potenziale di 1,77 miliardi di euro su base annua. In particolare, il ricorso all’ordinazione di cibo a domicilio attraverso smarthphone e tablet alza la frequenza media di ricorso, circa 4-5 volte al mese contro le circa 1 o 2 volte al mese dell’ordinazione di persona e di quella per telefono, e la spesa media, con circa 97 euro al mese contro i 32 e 37 euro dell’ordine personale e telefonico. Dati confermati anche dall’Osservatorio Crest di The Npd Group: in un mercato in lentissima ripresa, il delivery mette a segno un incremento di visite pari all’8,6% nel segmento bar.
Che l’ordinazione del cibo avvenga attraverso il ritiro di persona o le flotte di rider dei nuovi player, il business non può lasciare indifferenti. Non a caso l’aperitivo d’asporto è uno dei temi su cui ha acceso i riflettori Baritalia, il nostro laboratorio di miscelazione itinerante. E hanno già pensato a un servizio take away Davide Volterra della Negroneria di Genova e la premiata ditta Artusio-Bugiada, anime del progetto La Punta Expendio de Agave a Roma, due dei format di successo che vi raccontiamo nelle pagine di Bargiornale di maggio 2017.
E a proposito di business e nuovi format: potete immaginare un bar che nel pomeriggio si trasforma in uno spazio di co-working in cui non si paga a consumazione ma secondo il tempo di permanenza? Succede all’Anticafé, brand creato in Francia nel 2014 dal giovane imprenditore ucraino Leonid Gonciarov e di recente approdato a Roma.