
Chissà cosa avrebbe pensato Joseph Novak, celebre pedagogista statunitense, se passando per Bar Atelier, il nuovo cocktail bar di Cava de' Tirreni, in provincia di Salerno, seduto al bancone avesse trovato al posto del menu la sua mappa concettuale a cerchi concentrici. Probabilmente, incuriosito, avrebbe seguito le diramazioni gustative che avrebbero portato alla creazione del suo cocktail su misura. Un percorso che parte da una domanda cruciale “Cosa vuoi bere?”, e porta i clienti a scegliere fra una serie di strade possibili da intraprendere che conducono attraverso una selezione di sapori: amaro, acido, dolce, secco o analcolico.
Diffuso su 150 metri quadri con circa 75 posti a sedere, di cui 8 al bancone, l’intenzione di Bar Atelier è quella di trasformarsi in un punto di riferimento non solo per la miscelazione, ma anche per l’intrattenimento. Il locale, infatti, ospita anche un palcoscenico per accogliere musicisti sia locali sia nazionali, serate di stand up Comedy. «Vogliamo offrire un’esperienza partecipativa completa, dove al centro ovviamente c’è sempre il cocktail», racconta Danilo Bruno, 33 anni, bar manager e titolare, in zona già conosciuto perché patron del The Black Monday di Salerno.
«L’idea di costruire un menu interattivo, ovvero che coinvolgesse in prima persona il cliente - spiega Bruno - è nata confrontandomi sia con il mio staff, sia con i clienti del The Black Monday a Salerno. Spesso, fra una nuova drink list e l’altra, c’erano dei vuoti, nel senso che non avendo un menu ancora da presentare, ci siamo ritrovati a domandare all’ospite cosa volesse bere e che tipo di gusti avesse. Da questa esperienza, casuale e necessaria, abbiamo pensato di comporre un menu che facesse leva sui gusti del cliente».
La proposta di miscelazione diventa, quindi, una sorta di esplorazione personale, dove l’ospite, in prima linea, si immerge in una indagine introspettiva che lo stimola di diventare l’autore del proprio drink. «Le strade possibili - continua Bruno - che marcano il menu di Atelier portano a 16 drink, suddivisi fra signature e classici, ma ci piaceva l’intenzione di rendere il consumatore finale partecipe alla scelta».
Drink che vengono studiati, testati e preparati all’interno dei 25 metri quadrati del laboratorio di Atelier. I cocktail sono in carta a 10 euro, fra le proposte più gettonate, il Bramble di Sofia: «un drink che abbiamo importato da The Black Monday. È un twist sul Bramble di Dick Bradsell, che ha uno sciroppo al popcorn invece che uno sciroppo di zucchero, un vino cotto con dei frutti di bosco e del gin. Al tutto viene aggiunto, per dare una terza dimensione, una polvere di popcorn fritti nel burro, che dona una nota di golosità». Di grande successo anche L'Espresso Martini: «È la nostra rivisitazione di questo classico, per il quale usiamo un caffè monorigine Colombia, estratto in coldbrew, quindi lentamente a freddo. La parte zuccherina è data uno sciroppo di biscotti Lotus sciolti con la amilasi, enzima che scioglie gli amidi, e una spuma di caramello salato a chiudere il tutto». Infine, il twist sull’Old Fashioned 11: «Qui abbiamo un whiskey ridistillato, per avere un drink trasparente e non ambrato. La parte bitter è data da uno strato di pimento, spezia un po' pepata, che dona un sapore curioso e interessante».
La convivialità è al centro dell’atmosfera, non solo per il design, con sale caratterizzate da tavoli sociali e sedute che spronano alla comunicazione: «In una sala c’è un divano a forma semicircolare disegnato da me, pensato per consentire a tutti gli ospiti di parlare tra di loro». Anche la proposta food è stata pensata per la condivisione, dal tagliere di salumi e formaggi (25 euro, porzione per due), ai crostoni con Blue di Jersey, lardo e composta di pane al Cognac (8 euro), fino al Beef Sandwich con rucola, maionese alla senape (14 euro). «Non avendo una cucina vera e propria, non abbiamo i fornelli, la nostra offerta culinaria verte su un mono prodotto. Quello che stiamo proponendo ora e che vogliamo spingere è il pastrami che produciamo noi», sottolinea il titolare.