Il Park Hyatt Milano rilancia sulla miscelazione. Il super luxury hotel, situato nel cuore del capoluogo lombardo, e da sempre anche punto di riferimento del “bere bene”, ha scelto di accelerare ulteriormente sulla mixology di alta qualità, già di suo punto di forza. In questo percorso si situa la trasformazione del Mio, il bar e bistrò dell’hotel, inaugurato nel 2014 su progetto dell’architetto Flaviano Capriotti, ora evolutosi in Mio Lab. A guidare il nuovo progetto è stato chiamato, riportandolo a Milano, un fuoriclasse del bartending internazionale, Oscar Quagliarini, che ha disegnato un nuovo format nel quale l’attenzione, dal food, è ora tutta focalizzata sulla beverage experience.
Una svolta quella ideata da Quagliarini che, più che sull’elemento estetico degli spazi, individua nella proposta e nell’atmosfera la voglia di stupire con una storia inedita, con l’obiettivo di aprire il bar anche a una clientela più ampia rispetto ai tradizionali ospiti del luxury hotel, facendone un punto di riferimento per il pubblico che orbita nel centro della città.
Già, ma come far convivere alta qualità con leggerezza e divertimento in un contesto sofisticato come il bar del Park Hyatt? L’elemento di sintesi trovato da Quagliarini sono i tarocchi. Alle carte esoteriche sono infatti ispirati i 12 signature drink firmati dal bartender che compongono la cocktail list. Lista che diventa così un mazzo di carte dalla quale l’ospite sceglie il suo drink affidandosi al destino o sulla base dei suoi gusti. Ogni carta riporta infatti il disegno di uno dei 12 arcani maggiori selezionati dal bartender e interpretati dal fumettista Sergio Gerasi, mescolando all’iconografia tradizionale indizi che rimandano alla storia e agli ingredienti del cocktail. Ingredienti riportati in modo completo sul retro. Ecco che troviamo, per fare qualche esempio, Il Matto, composto da Gin Helsinky, liquore alla rosa Palent, lime, champagne, La Papessa, con Ketel One vodka, succo di melograno, lime, Triple Sec Giffard, velluto di limone allo zenzero Giffard, La Temperanza Gina Tanqueray, essenza di pomodoro merenda PachinEat, acqua di cipolla di Giarratana Pachineat, aceto di mele, polvere di capperi, o L’Eremita, con Gin Tanqueraye noci, tabacco capofila, vecchio Samperi, mio Sherry, gocce di salsa ponzu, miele. Ogni drink viene servito con la sua carta che il cliente può anche portare via.
A rendere ancora più unica l’esperienza è poi un’altra passione di Quagliarini, quella per i profumi. Sul banco, accanto a ogni carta, si trovano altrettante ampolle di vetro nelle quali il bartender ha sintetizzato le fragranze dei suoi signature. La cocktail list da solida diventa dunque anche aerea, in pratica una library di fragranze da consultare a occhi chiusi, pensata per regalare un approccio alla miscelazione basato su una contaminazione dei sensi, che ha come protagonista l’olfatto prima del gusto, amplificando l’esperienza del cliente.
Il tocco del bartender è poi evidente anche nella riorganizzazione del bancone, che con la sua ricca strumentazione rende bene l’idea di laboratorio di alta miscelazione che vuole essere il marchio di fabbrica del Mio Lab, dove si trovano in bella mostra le tante e diverse basi e materie prime frutto della sua ricerca per la messa a punto della nuova drink list. Tra queste anche la creazione esclusiva del Q Bitter Park Hyatt Edition, un bitter meno amaricante a basso contenuto di genziana per sottolineare le note agrumate di arance amare, cedro e mandarino.