Alla scoperta di Rump@blic Origins con Giacomo Diamante

Rump@blic Origins presentazione
La nuova gamma del brand di Illva Saronno è composta da una selezione di rum da tutto il mondo con diversi invecchiamenti e distillazioni, che ripercorrono la rotta della canna da zucchero. A presentarla il fondatore di Enjoy! con un viaggio nella storia della miscelazione tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento

Le vie del rum sono infinite. A ripercorrerle, se non tutte per lo meno in buona parte, è intenzionato Rump@blic. Il brand di rum di Illva Saronno sta infatti conducendo un suo originale percorso alla riscoperta delle origini del distillato. Un percorso che dopo il lancio della Rump@blic Sicilian Legacy (leggi Rump@blic Sicilian Legacy, un viaggio nel gusto dalle Barbados alla Sicilia) la linea di rum in edizione limitata provenienti da diversi Paesi e affinati in botti ex Marsala presso le storiche Cantine Florio, in Sicilia, di proprietà del gruppo, ora si arricchisce di un nuovo capitolo: Rump@blic Origins.

Un progetto nato dalla volontà di esplorare distillati con identità diverse e specifiche, ripercorrendo la rotta della canna da zucchero, la materia prima del rum, pianta originaria dell’Asia orientale, giunta in Europa con gli arabi, che la portarono in Spagna e in Sicilia, e poi diffusasi in Africa e nel Nuovo Mondo.

Il risultato è una selezione di rum provenienti da tutto il mondo, caratterizzati da differenti metodi di distillazione e invecchiamento: Ghana & eSwatini, Spagna & Venezuela e Thailandia & Filippine. Tre referenze (tutte con alc. 41,5% in vol), ognuna frutto del blend di rum di due Paesi, piene espressioni dello stile e della tradizione del distillato delle aree di origine. Prodotti che raccontano l’idea del viaggio e della ricerca che anima il progetto fin dall’etichetta, arricchita dalla presenza delle coordinate geografiche che guidano il consumatore alla scoperta del Paese di provenienza dei rum.

I nuovi arrivati

Il primo, Rump@blic Origins Ghana & eSwatini, è un rum dall’anima africana, che nasce dall’unione di un rum ghanese distillato in pot still da succo di canna da zucchero e un rum da melassa distillato in colonna proveniente dall’eSwatini, un piccolo stato situato nel sud-est del Continente. Non invecchiato, di colore trasparente, ha un aroma bilanciato, con note pepate e sentori leggermente speziati che lo rendono perfetto per un Daiquiri donando al cocktail un particolare kick di note fruttate e speziate.

Rump@blic Origins Spagna & Venezuela è invece un rum in stile spagnolo, caldo, morbido e rotondo. È frutto del blend di un rum spagnolo distillato column still e un pot still del Venezuela, entrambi invecchiati 3 anni in botti di rovere ex bourbon. Di colore paglierino, ha un gusto ben strutturato, con note floreali che arricchiscono l’aroma fragrante, regalando una piacevole morbidezza, rotonda ma leggera allo stesso tempo, perfetto da apprezzare liscio, accompagnato da cioccolato fondente.

Infine, Rump@blic Origins Thailandia & Filippine, che prende vita dall’incontro di rum pot e column still, da melassa e succo di canna, provenienti dalla Thailandia e dalle Filippine. Dorato, morbido e rotondo, con un leggero tocco speziato, il tutto completato da un retrogusto di liquirizia, esprime al meglio la complessità e la particolarità dei rum del sudest asiatico e si presta sia al servizio neat sia alla miscelazione.

Un viaggio nella storia della mixology

Attualmente prodotti in sole 8000 bottiglie per tipologia, i Rump@blic Origins sono stati presentati in un evento tenutosi a l’Hostaria ai Do Archi di Padova, locale costituito da due anime distinte e ben amalgamate tra loro, un elegante wine bar e un cocktail bar dall’atmosfera esotica. A tenere a battesimo la nuova gamma la masterclass di Giacomo Diamante, figura di spicco della bar industry, bartender, formatore, ricercatore e fondatore di Enjoy! Artigiani del Bere, azienda con sede a Vicenza dalle diverse attività: scuola di formazione, cocktail bar e attiva nella consulenza sia ai locali sia ai produttori di spirit e non solo, e nei servizi di catering.

Nella sua masterclass, attraverso quattro cocktail creati con i nuovi rum per mostrare le diverse possibilità che questi offrono ai bartender, Diamante ha ripercorso un altro viaggio, questa volta nel tempo, ovvero nella storia della miscelazione e precisamente quella che va dai primi anni Venti ai primi anni Quaranta del secolo scorso, partendo dai Cantineros de Cuba, passando per i Faux Tropicals fino alla prima era Tiki.

«Parliamo di rum selezionati e blendati tra loro, con invecchiamenti particolari, dalla forte identità, ma insieme facili da abbinare ad altri ingredienti e che per le loro peculiarità si sposano alla perfezione con i concetti di miscelazione di queste tre grandi tradizioni che hanno innovato la cultura del bere moderno, dove il rum è il grande protagonista – racconta Diamante -. Prodotti che si possono utilizzare in drink che vengono dal passato, come gli Old Fashioned e per altre varianti di classici a base whiskey o unirsi a parti citriche in cocktail con una preparazione tecnica molto elevata, secondo la lezione dei Cantineros. Si possono unire a purea, polpe, succhi per dare vita a drink più “facili” da comprendere per un pubblico main stream, come i cocktail falsi tropicali. Ma permettono anche l’abbinamento di diversi tipi di rum con una lavorazione degli ingredienti molto complessa, che è la base della miscelazione tiki».

La Cuba dei Cantineros

Alla Cuba del Club dei Cantineros, pietra miliare nella storia della miscelazione, rimanda Daiquili, twist sul Daiquiri preparato con Rump@lic Sicilian Legacy Jamaica, la seconda release della linea Sicilian Legacy, unito a maraschino, succo di lime e zucchero, il cocktail simbolo di quella stagione.

Siamo nel pieno della golden age della miscelazione cubana, quando l’isola, dopo l’inizio del Proibizionismo negli Stati Uniti, rafforza il suo status di “paradiso tropicale”, diventando la meta prediletta delle personalità dell’alta società, del mondo degli affari, della cultura dell’epoca. Cuba diventa la terra promessa di molti grandi bartender, da ogni angolo del globo e sull’isola fioriscono locali e hotel scintillanti che offrono un servizio ai massimi livelli per gli importanti clienti.

«Qui per iniziativa di Emilio “Maragato” Gonzalez e Costantino Ribalaigua Vert, quest’ultimo considerato il padre della miscelazione cubana, nel 1924, nasce il Club dei Cantineros, la prima associazione di bartender al mondo, creata per favorire crescita professionale della categoria e formare i bartender, che venivano dall’epoca barocca della mixology, a quella che sarebbe diventata la miscelazione moderna, più internazionale, aperta a un pubblico più eterogeneo rispetto al solo pubblico americano – prosegue Diamante -. Con il Club dei Cantineros, nasce anche la figura moderna del bartender, che, oltre a saper ideare e preparare cocktail, mette al centro il cliente ed è maestro di ospitalità». Nella scuola dell’associazione venivano infatti insegnate fino a sette lingue, oltre a diversi argomenti, dalla storia all’economia, dalla cultura generale alle regole degli sport più in voga, proprio per consentire al professionista di interagire con qualsiasi cliente.

«In quel periodo a Cuba si riproducono i drink che andavano di moda negli Usa, quindi i classici drink Old Fashioned, o Manhattan, ma rielaborati in chiave rum – racconta l’esperto -. Al tempo stesso i Cantineros, grazie alla loro tecnica sopraffina e alle loro conoscenze, svilupparono una serie di drink immortali, dove il rum si unisce a una parte citrica e a zucchero, rielaborando ed elevando antiche formule della tradizione del bere dell’isola e caraibica, che trovano nella ricetta del Daiquirì l’esempio migliore di equilibrio e una delle più alte espressioni. Cocktail questo che proprio Costantino Ribalaigua Vert, barman e dal 1918 anche proprietario di La Floridita a L’Avana, contribuì a rendere famoso, creandone e proponendone nel suo locale diverse versioni».

I cocktail falsi tropicali

Con Dasy de Santiago ci si sposta ai primi anni Trenta, quando con la fine del Proibizionismo e il rilancio dell’economia americana, con il New Deal del presidente Franklin Delano Roosevelt, la situazione cambia radicalmente. A Cuba arrivano ora le famiglie americane che, migliorate le condizioni economiche, possono permettersi una vacanza esotica in un luogo vicino. «Mentre molti dei grandi bartender cubani si spostano verso mete più importanti, come i cocktail bar d’albergo europei o nei locali americani in posizioni di alto rilievo, dove diffondono la loro lezione, nell’isola, ma anche negli Usa, si aprono nuovi bar che guardano a questo nuovo pubblico e raccontano non la Cuba della tradizione, ma quella che l’americano medio ha scolpita nel suo immaginario e propongono una miscelazione più commerciale – spiega Diamante -. Nascono allora i cocktail falsi tropicali, una miscelazione che imita quella dei maestri Cantineros, ma senza lo studio, l’eleganza e la tecnica di questi, che attinge alla tradizione e la rende più semplice e bevibile in linea con le aspettative di questi clienti, e dove si usano spesso preparati industriali, come succhi liofilizzati, polpe, che proprio allora cominciano a diffondersi sotto impulso della crescente industria americana. Un grande esempio di faux tropicals è la Pina Colada, cocktail della tradizione caraibica che acquista la formula oggi nota con l’introduzione del cocco».

E tra la miscelazione dei cantineros e i falsi tropicali si colloca il drink creato dal bartender, miscelando Rump@lic Origins Thailandia & Philippine con succo di lime e liquore alle erbe Kaiserfost, uno swizzle preparato con ghiaccio tagliato al coltello per conferire maggiore diluizione e una bevuta lunga.

Inizia l’era Tiki

Con Special e Missionary si arriva alla prima era Tiki, che non è solo uno stile di miscelazione, ma un vero e proprio mondo, che ripropone in chiave “pop” l’esotismo delle isole del sud del Pacifico. Un movimento che condivide con i faux tropicals il periodo di nascita e le motivazioni di fondo: soddisfare il desiderio di evasione dalla realtà quotidiana degli americani, dopo il periodo del Proibizionismo e della Grande depressione.

La sua data di nascita si fissa al 1933 con l’apertura del Don the Beachcomber, il locale a tema polinesiano aperto a Hollywood, da Donn Beach, al secolo Ernest Raymond Beaumont Gantt, considerato il padre della tiki culture. «Donn Beach inventa un modo di fare miscelazione tutto nuovo, dove rum invecchiati miscelati tra loro si uniscono a parti citriche e prodotti come frutta fresca e infusi con spezie e/o altro, sempre lavorati dal bartender, ricalcando la grande ricetta del punch, ma con una preparazione tecnica estremamente elevata – spiega il fondatore di Enoy! -. Un nuovo modo di bere che dilagherà in tutti gli Usa e alla cui diffusione dettero un forte impulso anche i locali di Trader Vic (Victor J. Bergeron), altro grande esponente del movimento, per cominciare a declinare negli anni Settanta del Novecento e poi tornare alla ribalta a dai primi anni del nuovo secolo.

Di altrettante creazioni firmate Donn Beach sono la rivisitazione i due cocktail proposti da Diamante. Special è una versione semplificata e facilmente ripetibile del Don’s Special Daiquiri, che compare nei primi menu del Don the Beachcomber, e realizzata con Rump@lic Origins Spagna & Venezuela unito a un secret mix di passion fruit homemade, honey mix, sempre homemade e succo di lime, e preparata con la tecnica flash blended, tipica tiki, diversamente dall’originale che invece è shakerato.

Missionary è invece una rivisitazione del Missionary’s Downfall, fatta con Rump@lic Origins Ghana & eSwatini, Peach Brandy, ananas e foglie di menta. «È un cocktail, come tutte le creazioni di Donn Beach, apparentemente stravagante, perché si prepara con la tecnica flash blended frullando tutti gli ingredienti insieme, menta compresa, che solitamente si evita di lavorar in questo modo – spiega Diamante -. Invece proprio questa lavorazione permette di rilasciare la parte un po’ più amara delle foglioline, oltre a quella mentolata, che va contrastare la parte dolce del drink, data dagli altri ingredienti per un perfetto bilanciamento».

Le ricette di Giacomo Diamante

Daiquili

Rump@lic Origin Daiquili
Ingredienti:
4,5 cl Rump@lic Sicilian Legacy Jamaica, 1 bar spoon Maraschino, 2 cl succo di lime, 1 cl zucchero
Preparazione:
shake
Bicchiere:
coppa

Dasy de Santiago

Rump@lic Origin Dasy de Santiago
Ingredienti:
4,5cl Rump@lic Origins Thailandia Philippine, float di Kaiserfost liquore alle erbe, 1,5 cl succo di lime
Preparazione:
swizzle
Bicchiere:
highball

Special

Rump@lic Origin Special
Ingredienti:
4,5 cl Rump@lic Origins Spagna Venezuela, 3 cl Passion secret mix homemade, 1 cl Honey mix homemade,  1,5 cl succo di lime
Preparazione:
flash blended
Bicchiere:
tumbler basso

Missionary

Rump@lic Origin Missionary
Ingredienti:
5 cl Rump@lic Origins Gana Ezwatini, 1,5 Peach Brandy, 3 cl ananas , 4 ciuffi di menta in foglie 3cl
Preparazione:
flash blend
Bicchiere:
coppa

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