Con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea di due diversi regolamenti, l'Ue n. 2021/723 e l'Ue n. 2021/724, è entrata in vigore la nuova disciplina comunitaria sull’invecchiamento degli spirit. Grande novità del quadro regolatorio è l’istituzione di un pubblico registro che contiene l’elenco degli organismi deputati al controllo dei processi di invecchiamento degli spirit nei singoli Stati dell’Unione. Una novità che di fatto allinea il resto dei Paesi dell’Unione a quanto già avviene in Italia, dove i magazzini di invecchiamento sono sotto il controllo dello Stato: una regola, in vigore da tempo, pensata per garantire la tutela totale del consumatore.
Con il regolamento Ue n. 2021/723 la Commissione ha istituito il registro pubblico dove vanno iscritti gli organismi deputati al controllo di invecchiamento delle bevande spiritose che deve avvenire sotto il controllo fiscale di uno Stato membro. Con il regolamento Ue n. 2021/724 ha invece disciplinato le comunicazioni che gli Stati devono utilizzare per trasmettere alla Commissione i riferimenti degli organismi deputati al controllo dei processi di invecchiamento, insieme agli estremi delle autorità competenti ad assicurare il rispetto della nuova disciplina. Disciplina che dunque richiama la legislazione già applicata nella Penisola, dove i magazzini di invecchiamento degli spirit devono essere obbligatoriamente sigillati da un funzionario dell’Ufficio Dogane (ex ex UTF) e il prodotto può essere estratto solo in presenza del funzionario che attesti con apposito verbale la durata effettiva dell’invecchiamento.
Soddisfatti i produttori italiani
Soddisfatto dal nuovo corso avviato dall’Unione con la nuova disciplina è l’Istituto Nazionale Grappa, l’associazione nata nel 1996 per tutelare il distillato italiano per eccellenza. «La nostra acquavite di bandiera, la grappa e in particolare quella invecchiata e stravecchia, ha già i requisiti richiesti dal nuovo regolamento in quanto i magazzini di invecchiamento sono già sotto il controllo dello Stato e questo rappresenta una fondamentale garanzia per il consumatore», ha commentato il presidente Sebastiano Caffo.
Una normativa stringente, che però, insieme agli sforzi dei produttori, ha contribuito a elevare la qualità del distillato e a farne un prodotto unico. «Le nostre distillerie sono da sempre attente alla qualità e al rispetto di una normativa che storicamente ha privilegiato oltre all’aspetto fiscale anche quello qualitativo – ha proseguito Caffo -. Il distillato ottenuto dalla distillazione di vinacce provenienti da uve coltivate e vinificate esclusivamente in Italia, viene analizzato dai laboratori ufficiali delle Dogane che danno il via libera alla immissione in consumo solo se la grappa è rispondente ai requisiti stabiliti dalla legge. Queste normative, seppur stringenti, hanno contribuito a rendere unico il nostro prodotto, che oggi può vantare l’indicazione geografica di esclusiva pertinenza dell’Italia».
Stesso discorso per quanto riguarda l’invecchiamento. «Le regole sono chiare e grazie a questo sono stati eliminati dal mercato i prodotti che non ne avevano i requisiti, come le finte grappe invecchiate contraddistinte da termini non regolamentati e di fantasia – ha sottolineato il presidente -. Ciò è avvenuto ben prima della normativa europea attuale, grazie alla sinergia tra Assodistil (l’Associazione che riunisce i distillatori nazionali di alcoli e acquaviti, ndr) e Istituto Nazionale Grappa che si sono sempre battuti per la tutela del nostro distillato di bandiera».
Cresce l'export della grappa
Una scelta di grande serietà, che è stata ripagata anche dal crescente apprezzamento che il distillato italiano sta riscuotendo oltre i confini nazionali. Secondo i dati dell’Istituto, l’export del prodotto ha fatto registrare una crescita di ben l’8,6% nel 2020 rispetto all’anno precedente. A dare una spinta ai consumi, in particolare, i Paesi del Centro Europa, soprattutto Germania, Svizzera e Austria.