Bee’s Knees, lo speakeasy giapponese che non c’entra con il Giappone

Bee's Knees
Toru Ariyoshi, bar manager del Bee's Knees di Kyoto. Courtesy Maurizio Marassi
Disaronno ha portato in Italia Toru Ariyoshi, bar manager del Bee's Knees di Kyoto, stabilmente nei 50 best dell'Asia. Con un format che strizza l'occhio ai turisti occidentali...

Controcorrente: è la costante che ha caratterizzato il ventennale percorso professionale di Toru Ariyoshi, 42enne giramondo, bar manager del Bee's Knees di Kyoto, piccolo speakeasy (ha solo 20 posti) che si è saputo ritagliare stabilmente un posto tra i 50 migliori bar dell'Asia secondo The World's 50 best bars.

Disaronno l'ha invitato in Italia per far conoscere il suo stile di miscelazione, basato su una rivisitazione dei grandi classici a colpi di instagrammabilità e giocosità. L'abbiamo incontrato al termine della sua guest da Officina Milano per farci raccontare come ha scalato le classifiche mondiali.

L'obiettivo di Toru, oggi, è portare il Bee's Knees tra i migliori 50 del mondo. Con un locale che si discosta da quello dei grandi cocktail bar giapponesi, tutti servizio impeccabile e stile distaccato.
Del resto, competere e fare diverso dagli altri sono i due binari su cui Toru viaggia da sempre.

A cominciare da quando, nel 2008, si è trasferito a Las Vegas per imparare, da autodidatta, l'arte del flair bartending, in Giappone quasi sconosciuta. Per dieci anni viaggia in giro per il mondo, partecipando a oltre 100 competizioni internazionali, per poi rientrare a Tokyo quando capisce che il flair sta perdendo appeal e lui la voglia di gareggiare.

La scommessa del Bee's Knees

Nl 2018 accetta la scommessa del Bee's Knees: portare l'alta miscelazione a Kyoto, città quasi a digiuno di "cocktail culture".

L'intuizione? Creare, nella città più giapponese del Giappone, meta di tutti i turisti stranieri che visitano il Paese, un angolo d'America: uno speakeasy dove gli occidentali, dopo aver fatto il pieno di pagode, templi e cene kaiseki, possano "tornare a casa", rifugiandosi in un american bar d'altri tempi dove bere grandi classici rivisitati in chiave contemporanea con l'aggiunta di effetti wow. «Il 99% dei nostri clienti sono turisti occidentali» spiega Toru.

Il Bee's Knees strizza l'occhio agli anglofili già dal nome: che è si il nome di un cocktail al miele che fa parte della lista Iba molto in voga durante il Proibizionismo (naturalmente presente nel menu e naturalmente il best seller del locale), ma che è altresì un'espressione inglese che significa "il meglio del meglio".

L'ironia e l'eccentricità sono il filo conduttore del locale fin dall'ingresso, una porta gialla con la scritta "The bookstore". In lista il "Not godfather", con il fumo che esce dal cappello, o il "Samurai Highball", due dei drink presentati a Milano.

Se andate a Kyoto, non è detto che troviate Toru dietro il bancone: per buona parte del tempo è in viaggio, a fare guest o trovare guest da portare a Kyoto (tra gli ospiti di quest'anno c'è stato anche Patrick Pistolesi): è così che si scalano le classifiche...

 

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