Vent’anni fa, l’investitore bancario Anshuman Vohra aveva già le idee chiare: circondarsi delle persone giuste, come la master distiller Joanne Moore (e avere una donna a capo di una distilleria era tanta roba all’epoca), una combinazione di spezie identitaria e la voglia di approcciare il mondo del bere in maniera innovativa: Bulldog Gin nasceva come idea nel 2003, prima dell’ingresso sul mercato poche stagioni dopo.
«Un gin visionario, la cui spina dorsale è rimasta la stessa per due decenni». Lo racconta Samuele Ambrosi al Dry Milano, in occasione della presentazione della nuova release: Bulldog Bold Black London Dry Gin, versione irrobustita e dedicata a una miscelazione di più alto profilo rispetto all’etichetta tradizionale. Già nel 2013, una prima sperimentazione era stata effettuata sui mercati di New York e Londra.
Non cambia niente eppure cambia tutto: rimangono le dodici erbe aromatiche (ginepro italiano e poi lavanda, angelica, papavero bianco, occhio di drago, fiore di loto, liquirizia, limone, mandorla, iris e cassia) provenienti da otto paesi del mondo, infuse direttamente in uno spirito neutro realizzato da grano di Norfolk, combinate nello stesso alambicco “a cipolla” che si salvò dal grande incendio della distilleria G&J Distillers di Warrington, Regno Unito, dove ancora oggi procede la produzione.
Ambrosi, che con Bulldog collabora sin dai primi tempi («rimasi disarmato quando ricevetti un messaggio di ringraziamento da Vohra in persona: fu il sigillo che certificava la bontà di un percorso ancora in essere»), racconta del progetto nato in Usa ma sviluppato in Regno Unito, a dimostrazione di cultura e ricerca nella culla del gin; dell’ingresso sulla scena di Campari Group, che acquisisce Bulldog nel 2017 e da allora lo sostiene; e del metodo produttivo che non è mai cambiato. «Senza artifici o esagerazioni, bold come nella dicitura del brand», afferma Ambrosi.
Bulldog Bold Black London Dry Gin aggiorna la bottiglia, ancora più minimal ed elegante, con il profilo riconoscibile delle curvature superiori, il corpo che si snellisce e una nuova etichetta che mescola nero e argento. E aggiunge una distillazione (quattro in tutto) per un volume maggiore che «può sembrare fastidiosa - racconta Ambrosi - ma l’alcool è una molecola elastica, per cui, a fronte di meno acqua, aumenta il corpo nel liquido finale». Poche migliaia di bottiglie per il mercato italiano, destinate a una miscelazione fatta di classici di altissimo spessore (la drink strategy parla di Gimlet, Turf, Tuxedo), consacrata dal Bold Martini.
Bold Martini
60ml Bulldog Bold Black
10ml 1757 Extra Dry Vermouth
Tecnica: stir&strain
Bicchiere di servizio: coupette
Garnish: olive o scorza di limone per esaltare le note floreali del cocktail