Pozzuoli si distende placida, lungo la parte Nord del golfo di Napoli. Un piccolo centro, pieno di locali che hanno fatto la storia dell’ospitalità partenopea. Un porticciolo, un mercato ittico che ne costituisce l’anima. Famoso per essere il luogo di nascita di Sophia Loren, Pozzuoli ne condivide il fascino: la bellezza dei panorami e degli scorci, in una cornice semplice, familiare. Un’eleganza d’altri tempi. È la stessa alchimia che ritroviamo in Brusco Wine & Audio Room. Ci arriviamo alla fine di una strada in salita, piene di curve. Ad accompagnarci, gli odori del mare e la vista di Capri, non troppo lontana.
Entriamo tra scalinate, strette tra muri in tufo, adornati da vecchie stampe, mappe, vetrine piene di antiche bottiglie di vino e distillati. Si ha l’impressione di stare tra gli uffici di un ammiraglio dell’Ottocento, tra cannocchiali e compassi per la rotta da seguire. Un’ evocazione che svanisce di colpo, entrando nella prima sala, al coperto. L’impatto è davvero impressionante. Uno spazio enorme, frutto dell’adattamento di una vecchia grotta.
A destra, il bancone in legno lungo otto metri, illuminato da lampade inglesi e luci soffuse. Perfettamente integrato, tra i più imponenti della Campania. Alle spalle, un bottigliere di cinquecento referenze, molti prodotti Riserva, una particolare predilezione per il gin.
Ci aspettano due degli artefici di questo gioiello partenopeo: il bartender Sette Piterà e il sommelier Alessandro Bardellino. Alle loro spalle, il secondo volto di Brusco: una terrazza, con vista sul golfo di Napoli. Un altro bancone, stavolta più ridotto, a servire i tanti coperti.
Ci raccontano la genesi, di questo posto speciale: «Brusco nasce da un vecchio deposito di acqua piovana riadattato, nel Settecento, a convento di suore. Sotto i nostri piedi abbiamo una sorgente termale. È un luogo che ha subìto più cambiamenti nel tempo. Abbiamo deciso di celebrarlo, con il nostro arredamento: giriamo i mercati di tutta Italia, alla ricerca di arredi capaci di unire l’anima industrial e quella vintage».
Non distante, troviamo un’altra grotta. Pare sia stata, in antichità, un approdo per navi. Un porto, crocevia di viaggi. Lo stesso concetto che guida la miscelazione di Brusco, tesa a unire internazionalità con i sapori e la tradizione della liquoristica nostrana. Come ci racconta Piterà: «Brusco ha una vocazione internazionale: sia come servizio, che come drink list. Un approccio che coniughiamo con le nostre radici: Napoli rappresenta un punto di partenza per raccontare i nostri viaggi. Un approdo, magari il primo di tanti: puntiamo sempre più a inserire liquori locali e nazionali che ci affascinano, seguendo diverse direzioni: come quella “brigante”, tesa a riscoprire l’Ottocento campano, oppure quella futurista. Nell’ultima cocktail list, ci siamo ispirati a un manuale di comportamento per emigranti, realmente esistito. Lo abbiamo chiamato “Manifesto Emigranti 1886”: è un abbraccio tra cachaça e Galliano».
Prossima tappa, il mare
Il legame tra terra e mare è il connubio che diventerà ancora più centrale, nei progetti di Brusco. Entro l’anno prossimo è previsto un servizio all’aperto vicino al mare: «Una serie di piattaforme e tavoli, di fronte al mare, a cui si accederà attraversando un cunicolo, un’antichissima sorgente termale, che sbuca direttamente su uno spazio che stiamo attrezzando».
Un’identità sempre definita, l’occhio sempre proiettato a quel che succede nel mondo. Le stesse peculiarità