
Campari Group archivia il 2024 con un altro segno più alla voce vendite. Queste hanno toccato i 3 miliardi e 70 milioni, con un incremento organico del 2,4% sull’anno precedente, cha sale al 5,2% considerando i marchi distribuiti ma non di proprietà del Gruppo. La corsa delle vendite è dunque proseguita, sebbene a un ritmo inferiore a quella degli anni precedenti (leggi Altro boom di vendite per Gruppo Campari nel 2023), anche in un anno complicato a causa della volatilità macroeconomica e geopolitica e dall’altro dalle cattive condizioni meteorologiche, che hanno interessato in particolare l’Europa, che hanno impattato sui consumi e sui canali distributivi degli spirit.
Un contesto complicato che ha fatto sentire i suoi effetti sulle performance della profittabilità del Gruppo, con il reddito operativo rettificato attestatosi sui 605 milioni, in calo del -2,5% su base organica, il margine operativo lordo rettificato a 733 milioni, salito dello 0,1% organicamente, e l'utile netto del gruppo pari a 202 milioni, in calo del -39%.
Ottimismo per il futuro
Risultati che comunque fanno guardare al futuro con ottimismo: per l’anno in corso il Gruppo prevede un incremento delle vendite organiche ancora moderato, con un miglioramento del trend nella seconda metà del 2025, per poi tornare, nel medio-lungo termine, a tassi di crescita medio-alti. «Dopo due mesi nel ruolo, sono felice di annunciare che Campari Group ha conseguito nuovamente risultati positivi e una sovraperformance rispetto ai competitor nel 2024, che è stato un anno sfidante – ha commentato il neo ceo Simon Hunt (leggi Simon Hunt è il nuovo ceo di Campari Group) -. Guardando al futuro, posso dire che, dopo un periodo di transizione nel 2025, rimaniamo molto fiduciosi nel continuo mantenimento di una sovraperformance nel lungo termine, sfruttando la forza dei nostri marchi. La nostra leadership negli aperitivi rappresenta un’opportunità in continua espansione che, insieme al tequila e al portfolio di spirit premium, possiede un potenziale anche per l’espansione geografica a livello globale».
Corrono gli aperitivi e il tequila Espolòn
Tornando all’anno passato, interessante è andare a vedere le performance dei vari brand. Molto positivo l’andamento dei marchi raccolti nella House of Aperitif (43% delle vendite del Gruppo), che hanno registrato un incremento delle vendite del 6%. Ottimi, in particolare, l’andamento di Campari, cresciuto del 9%, grazie soprattutto ai mercati di Brasile, Francia e Grecia, e Aperol, +5%, le cui vendite sono incrementate a doppia cifra nell’ultimo trimestre dell’anno, trainate dai mercati delle Americhe (sia Usa e Canada sia i mercati emergenti come il Brasile e il Messico) e da Germania, Grecia, Spagna e Australia. Solida la performance anche degli altri marchi.
Le vendite della House of Agave (10% delle vendite) sono salite del 10%, con Espolòn cresciuto del 14%, trainato dal mercato principale degli Stati Uniti, nonostante la base di confronto alta (2023 +36%) con un’accelerazione anche in nuovi mercati come Australia e Italia. Gli altri marchi a base agave hanno registrato invece un calo del 14% a causa del focus sulla rapida crescita di Espolòn.
Frenata per i whiskey e i rum
Positivo anche l’andamento dei marchi della House of Cognac and Champagne (8% delle vendite), in aumento del 2%. Se più limitata è stata la crescita di Grand Marnier, 1%, influenzata dalle dinamiche di mercato altamente competitive negli Usa, decisamente migliori sono state le performance degli altri cognac e champagne che hanno registrato un incremento dell11%, guidate dalla solida crescita di Lallier +27% che ha compensato l’andamento di Bisquit&Dubouché. Mentre Courvoisier, acquisito a fine 2013, per il quale Campari Group sta sostenendo investimenti per il mercato Usa e sta definendo piani per il mercato Asia Pacifico, ha registrato vendite per 75 milioni.
In flessione del 6%, invece, le vendite dei brand della House of Whiskey and Rum (14% delle vendite). Wild Turkey e Russell’s Reserve sono stati impattati dalla debole performance nel loro mercato principale, Stati Uniti e in Australia, compensando la crescita a doppia cifra in Giappone e in altri mercati europei, mentre gli altri whiskey hanno registrato un calo del 10% a causa di trend di categoria deboli. In calo del 5% anche il portafoglio di rum giamaicano, la cui frenata è una conseguenza delle difficoltà nella fornitura del prodotto causate dall’uragano dello scorso luglio.
Un piccolo arretramento, -1%, hanno registrato anche i marchi locali (25% delle vendite), principalmente per effetto del calo, -8%, di Skyy. A compensare le performance degli altri marchi la continua crescita di spumanti e vermouth +9%.