Estremamente vivace, il panorama del gin italiano si caratterizza per la varietà e ricchezza di proposte che esplorano le diverse possibili declinazioni botaniche del distillato per la gioia dei bartender e dei loro clienti. Uno dei recenti esempi in tal senso è Dhea hops dry gin: un distilled gin, nato a Olbia, insieme territoriale ed “esotico”, che unisce in sé mondi lontani non solo geograficamente.
Dhea è infatti un gin sardo ispirato al mondo brassicolo, che ha nel luppolo la sua botanica caratterizzante, oltre al ginepro. Autore del progetto è Alessandro Ruda, fondatore di Gin Terranova, l’azienda proprietaria del marchio, ha voluto unire la sua passione per il distillato a quella per le birre artigianali, che produce in casa, senza trascurare l’amore per la sua terra.
Un progetto concretizzatosi grazie alla collaborazione con Emilio Rocchino, bartender e fondatore del brand di spirit Macchia, e del mastro distillatore di Lucrezio R., distilleria artigianale di Berchidda (Sassari), che lo hanno aiutato ad affinare la ricetta.
Semplice nella composizione, complesso nel gusto e aromi
La ricetta di Dhea è fatta di pochi ed essenziali ingredienti, distillati singolarmente in alambicco discontinuo, e accuratamente selezionati da Ruda per dare vita a un prodotto semplice nella composizione, ma complesso nel gusto e negli aromi.
Dalla Sardegna vengono due tre delle tre botaniche utilizzate: il ginepro, comune e Coccolone, e la pompia, un agrume endemico della Baronia, un’area nord-orientale dell’Isola, tra i comuni di Siniscola e Orosei. A queste si aggiunge un blend di luppoli neozelandesi, che Ruda ha selezionato perché caratterizzati da un basso contenuto di alfa acidi, composti organici che si trovano nelle ghiandole resinose dei fiori di luppolo e sono all'origine del sapore amaro della birra.
Per la stessa ragione prima della distillazione i luppoli vengono sottoposti a dry hopping in estrazione alcolica (il cui acronimo dhea dà il nome al prodotto), o luppolatura a freddo. Si tratta di una tecnica di infusione dei luppoli in soluzione alcolica molto apprezzata dagli homebrewer perché permette di estrarre dal luppolo tutto il contenuto di olii essenziali, responsabili di molti profumi e aromi della birra, contrariamente alla tecnica tradizionale, che prevede l’aggiunta dei luppoli durante la fase di bollitura, che però provoca l’evaporazione degli olii e induce l’isomerizzazione degli alfa acidi, la reazione chimica che porta il sapore amaro.
Un gin "inusuale"
L’impiego di questa tecnica trasferisce dunque al gin tutta la fragranza dei luppoli che ne caratterizzano l’aroma con la loro eleganza e le loro note erbacee che richiamano i profumi di una classica birra Ipa (Indian pale ale). Sensazioni che però non vengono confermate all’assaggio e rendono Dhea ancora più sorprendente. Al palato, infatti la parte erbacea è attenuata dalla freschezza agrumata della pompia che prepara la bocca al balsamico del ginepro e rende morbida la bevuta, per chiudere con un finale piacevolmente secco.
Ideale per i classici
Caratteristiche che ne fanno un prodotto ideale anche per il servizio liscio, oltre che per la miscelazione, dove può stimolare la creatività del bartender e si presta bene per i grandi classici e loro rivisitazioni. Per esempio, la sua complessità si può apprezzare bene in un Gin&Tonic, abbinato a una tonica neutra o Indian, in un Negroni o in un Martini Cocktail.
A custodire Dhea hops dry gin è una bottiglia da 70 cl la cui etichetta, disegnata a mano da un giovane artista Olbiese, è ispirata a uno scatto di Andrea Ganu che ha immortalato un ginepro secolare e solitario, dai tratti femminili, cresciuto nel del Supramonte di Oliena, e chiamato “La Signora del Monte Corrasi”. Albero qui raffigurato con i tratti di un’antica divinità femminile, con il luppolo riportato nella chioma.