La lotta al Covid passa anche attraverso il divieto della vendita di alcol nei minimarket. È così che la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha presentato la sua ordinanza, emessa a inizio marzo, che vieta la vendita di alcolici nei minimarket dopo le 18 e fino alle 7 del giorno successivo. Al momento prevista fino al 6 aprile, l’ordinanza è destinata ad essere prorogata, dopo aver incassato il plauso del prefetto e delle associazioni di categoria dei pubblici esercizi.
Il divieto vale per minimarket, i piccoli supermercati fino a 250 metri quadri e gli altri esercizi di vicinato, mentre potranno vendere alcolici le enoteche e gli esercizi commerciali con codice ATECO 47.25 (commercio al dettaglio di bevande). Chi non rispetta l’ordinanza va incontro a sanzioni amministrative dai 400 ai 1.000€.
L’orario delle 18 si adegua alle disposizioni nazionali che prevedono la chiusura dei bar alla stessa ora, come misura anti-assembramento, ma che non prendeva in considerazione la vendita nei minimarket. Estendendo a questo tipo di esercizi commerciali il provvedimento, Raggi afferma di voler “garantire maggiore sicurezza nelle nostre strade”. Fornendo una nuova arma alle forze dell’ordine per intervenire sugli assembramenti e sull’esasperazione del fenomeno della cosidetta movida. Senza contare che includere con questa ordinanza i minimarket equivale, ha detto Raggi, a contenere la “concorrenza sleale nei confronti degli esercizi autorizzati alla vendita”.
Contenta l’associazione Italian Hospitality Network, che rappresenta i professionisti dell’accoglienza e che aveva segnalato da tempo la problematica. “Durante una delle nostre manifestazioni a sostegno della categoria – racconta – avevamo mostrato come in questi esercizi vengano venduti alcolici somministrandoli”. Come tale, la vendita di alcolici da parte di esercizi commerciali senza licenza di somministrazione già potrebbe essere sanzionata, ma tra forze dell’ordine impegnate su troppi fronti e cavilli a cui appigliarsi, c’era evidentemente bisogno di ulteriori armi a disposizione di chi opera i controlli anti-assembramenti.
Come dice Daniele Gentili, “è un primo passo per andare nella direzione della regolamentazione del fenomeno. Noi come Ihn ci battiamo perché vogliamo che nell’ambito della somministrazione prevalga il principio della qualità del prodotto e del servizio”. Gentili lo definisce un problema sociale, generazionale, che non è solo legato alla pandemia, ma che da essa è stato acuito e lancia un monito. “Stiamo assistendo a un aumento esponenziale delle aperture di minimarket, aiutato dall’alto numero di locali sfitti. Il prossimo passo che auspichiamo da parte delle istituzioni è una regolamentazione sui numeri delle licenze”.
Leggi le regole fissate dal Decreto Pasqua, valido fino al 6 aprile