Tokyo, Lima, Nairobi, Siviglia, Reykjavik, Kingstone, Buenos Aires, Oaxaca, Memphis, Nashville. Sono i nomi dei 10 cocktail che compongono la nuova drink list del NAt Cocktail House, cocktail bar che sorge in Piazza Vittorio Veneto, nel cuore di Torino. Sì, perché è in un viaggio sensoriale che ha come destinazioni queste città che vuole condurre la nuova carta dei drink, alla scoperta di gusti e sapori che caratterizzano questi luoghi.
Ma ogni viaggio, oltre che una destinazione, ha anche un punto di partenza, che in questo caso per ogni nuova creazione è rappresentato da un grande classico della miscelazione, che nel suo tragitto viene trasformato, pur nel rispetto della sua struttura base, in qualcosa di nuovo, incorporando sapori, aromi e gusti tipici della meta finale, ovvero della città d’arrivo, che gli dà anche il nome.
Le 10 proposte sono dunque frutto di una rivisitazione su base “geografica” di altrettanti pezzi storici della mixology e nascono a partire dalla domanda: “questo classico come sarebbe se fosse nato in quest’altra città?”. Rispondere a questa domanda ha richiesto un lungo lavoro di studio, durato circa 8 mesi, che ha coinvolto l’intero staff del NAt sotto la guida dei due bar manager del locale, Emanuele Russo e Patrick Piazza. Lavoro da un lato volto ad approfondire le conoscenze su gusti, ingredienti e specialità tipiche delle città scelte come “destinazione” del drink e a restituirli in modo equilibrato e armonioso nel bicchiere, da cui l’abbondante uso di distillati e materie prime di solito non molto presenti nella miscelazione europea classica. Dall’altro, e al tempo stesso, a evitare eccessi e stravaganze, pur con la volontà di sorprendere e conquistare il cliente e, soprattutto, di invogliarlo a scoprire nuovi sapori, attraverso il viaggio che viene proposto. Da qui la scelta di mantenere una certa semplicità di fondo nella costruzione dei drink, riducendo al minimo le lavorazioni troppo elaborate e complesse, funzionale anche all’esigenza di velocità di preparazione e servizio per un locale che sorge nel cuore della movida cittadina e che nel fine settimana arriva a preparare fino a 7-800 drink a serata.
Una destinazione proposta dal nuovo menu è, ad esempio, Reykjavik, rivisitazione in chiave islandese del Martinez, fatta con una base di Viti, un acquavite islandese, Amaro Montenegro, rabarbaro e velluto di prugne, ingredienti questi ultimi due presenti nella ricetta del Randabrauð, una torta della tradizione popolare del paese del Nord Europa (pan di Spagna farcito con marmellata di prugne) della quale il drink restituisce il sapore. Atterra, invece, a Siviglia il Vesper Martini, conservando i due distillati base, la vodka (in questo caso Koskenkorva) e il gin, per il quale però si vira sullo spagnolo Gin Mare, ma abbandonando il vermouth per una gloria dell’Andalusia, lo sherry, anzi per ben due sherry, il Cristina, dal carattere più marsalato, e il Nectar, più zuccherino. Sorprendente è anche il viaggio del Mojito, che approda a Tokyo assumendo tratti decisamente asiatici, grazie alla scelta di utilizzare come base lo Yuzu Sake, unito a foglie di shiso, succo di lime, una punta di sciroppo di zucchero e completato con una tonica allo yuzu.
Resta in Perù il Pisco Sour: nella versione data dai bartender del NAt acquisisce però note più legate alla capitale del paese, Lima, in virtù dell’aggiunta alla base di Pisco 1615 e al succo di lime di uno sherbet di maracuja, alkekengi, entrambi coltivati soprattutto nell’area di Lima, e agrumi (lime, arancia, pompelmo rosa e limone). Come molto suggestivo è anche il viaggio del Moscow Mule, che giungendo in Africa, nello specifico a Nairobi, si trasforma in un drink a base gin proposto al cliente in due differenti versioni: una più morbida, se si opta per un gin Elephant con un’infusione di prugne, miscelato con marmellata di zenzero e agrumi home made e top di ginger ale, o più secca, fatta con gin Elephant, sempre marmellata di zenzero e agrumi e top di tonica al pompelmo.
Ma il tema del viaggio caratterizza la nuova drink list in modo originale fin nella sua struttura fisica. Ogni cocktail compare nella carta con una sua scheda che ha l’aspetto di un biglietto aereo. Sul biglietto è riportata la località di partenza, ovvero il classico di base, quella di arrivo, ovvero la città che dà il nome al drink e che ne caratterizza il gusto, corredata da un suo elemento simbolo, la lista degli ingredienti e una piccola mappa con l’indicazione del punto del Globo dove la città si trova. Ma non solo. Sul biglietto è anche presente un Qr code che il cliente può inquadrare con il suo smarphone e che lo collega a una pagina Instagram dove trova la foto e la descrizione del cocktail e, soprattutto, leggere i commenti degli altri clienti che lo hanno già degustato, così da avere una ulteriore idea di ciò che sta per ordinare, e commentarlo a sua volta: in questo modo il menu dalla carta si estende ai social, diventando un blog che stimola lo scambio di esperienze tra i frequentatori del locale.