East Village, New York. Una vistosa porta blu a forma di buco della serratura, all’interno del ristorante mediorientale Local 92, conduce al Blue Quarter, intimo speakeasy inaugurato a giugno.
Alla sua guida due veterani della mixology: l’head barteder Max Green, che vanta una carriera in alcuni dei più importanti locali newyorchesi, dal Death & Co. al Cienfuegos, dal Mother of Pearl al Coup, dal Dram di Williamsburg, Brooklyn, che del locale è anche coprietario insieme allo chef israeliano Shai Zvibak, e Sother Teague, conduttore del podcast settimanale Speakeasy, dedicato alla cultura della miscelazione, su Heritage Radio Network.
Lo spazio, originariamente usato come magazzino, è elegante, arioso e accogliente, caratterizzato dai colori del Mediterraneo, con le tonalità blu e verde che ben interagiscono con l’argento brillante delle teiere e con i tanti oggetti in rame, sotto un’illuminazione tenue. Pareti in mattoni e basse tavole di legno, tavoli dai piani piastrellati e diverse lanterne appese al soffitto completano l’arredo del locale, rischiarato a blu dalle vetrate colorate, dove fanno bella mostra i bicchieri appositamente realizzati per il servizio dei cocktail più esotici e dal design influenzato dal mondo dei tè.
«È stato Max Green a occuparsi dell’intero design del locale – spiega Sother Teague -. Era una piccola scatola vuota, a New York gli ambienti nei quali ci muoviamo sono sempre molto piccoli, che lui ha interamente riprogettato all’insegna di un’atmosfera tipicamente mediterannea».
Atmosfera che influenza anche la drink list, tutta giocata su un ingrediente che lega le diverse culture che si affacciano sulle sponde del Mar Mediterraneo: il tè. Lo troviamo in tutti i cocktail serviti nel locale (proposti a un costo di 15 dollari), con l’unica eccezione del Mauresque, drink fatto con pastis, orzata, bitter di lime e soda. Una selezione di vini e di birre completa la proposta beverage.
«Il tè è il vero protagonista del Blue Quarter – racconta Teague -. Lo utiliziamo in tutti i modi, come sciroppo o nelle infusioni, e stiamo anche facendo alcune sperimentazioni per impiegarlo come smoke».
Per averne la prova basta dare un’occhio al menu. Il Jasmine oleo, il tè al gelsomino specialità originaria della regione cinese del Fujian, è utilizzato nel Rough Cut, insieme a gin, Suze e cetriolo. In Oolong Island Iced Tea, drink servito in bottiglie vintage Coca-Cola del 1997, con cannucce di carta a strisce rosse e bianche, troviamo vodka Grey Goose, tequila Altos Blanco, gin Aviation, rum Plantation 3 Star, Velvet Falernum, acido malico e Coca Cola, oltre a 8 gocce di bitter Devils Lauder Rootbeer. La sua particolarità? Gli spirit vengono messi in infusione in un tè oolong scuro per un’ora.
In Soon to Ripen è invece il tè earl grey il protagonista insieme ad acqua di cocco, paprica e scotch. Mentre il tè nero lo è nel Dragoon’s Punch (rum, brandy e succo di limone), che viene proposto in tazza e servito come il tè marocchino, ovvero da una teiera con un beccuccio molto lungo. Infine, il tè alla menta, utilizzato in Not my Presidenté, dove è miscelato con Aperol, vermut bianco e rum bianco.
La ricetta
Unfinished Story
Ingredienti:
mezzo cucchiaio di tè matcha, 3 cl crema di cocco, 1,5 cl sciroppo di zucchero, 6 cl Tequila Altos Blanco
Tecnica:
whip shake
Bicchiere:
julep cup
Guarnizione:
menta e una spruzzata di olio di lime