Negli ultimi decenni del XIV secolo e nei primi del XV secolo l’Italia fu protagonista di un profondo rinnovamento culturale e scientifico. È il Rinascimento, un periodo di grandi cambiamenti che maturò un nuovo modo di concepire il mondo e la stessa figura umana, portando a un profondo rinnovamento nel campo della cultura e delle arti destinato a dare nuovo impulso alla civiltà europea. A celebrare l’epoca e lo spirito della “rinascita” nella città che di questo processo fu la principale culla ed epicentro è il Locale di Firenze con la sua nuova drink list.
Un menu che rappresenta un omaggio in forma liquida alla città nella sua epoca di massima potenza e splendore. Un epoca con la quale il Locale ha un legame diretto. Il rinomato cocktail bar sorge infatti nello storico Palazzo Concini, nel centro della città, edificato nel Duecento, ma oggetto di un imponente opera di ampliamento nel Cinquecento, quando divenne la dimora di Bartolomeo Concini, plenipotenziario di Cosimo I de’ Medici, il signore di Firenze.
Frutto di oltre quattro mesi di ricerca e sperimentazione, la nuova drink list, che sarà proposta per i prossimi 6 mesi, conta 27 cocktail elaborati dai barmanager del Locale, Matteo Di Ienno e Andrea Fiore. 27 cocktail, creati facendo largo uso di preparazioni home made e delle più diverse e avanzate tecniche di preparazione, che sono, al tempo stesso, altrettante storie. Ogni drink infatti è ispirato, e insieme racconta, un pezzo di storia della Firenze rinascimentale, traducendolo in una creazione pensata per rievocare nel cliente quello specifico episodio (riportato nel menu insieme alla lista degli ingredienti) attraverso un’esperienza sensoriale totale.
Nel menu i drink sono suddivisi in tre sezioni, ognuna della quale intitolata a una delle arti figurative, pittura, scultura e architettura, che diventano così altrettante categorie di gusto.
Ad aprire la drink list è la sessione Pittura, che racchiude i drink dal carattere morbido e fruttato. Vi troviamo, ad esempio, La Chiesa Granaio, dedicato alla chiesa di Orsammichele, una loggia costruita in origine per il mercato delle granaglie e poi trasformata in luogo sacro delle Corporazioni delle Arti, ognuna rappresentata dalla statua del proprio santo protettore e che conserva capolavori di maestri come Donatello. Un drink a base vodka miscelata con un cordiale di champagne, snake wine, ottenuto dalla cottura in mosto di vino del salak (o frutto del serpente), un frutto di origine indonesiana dal sapore tra il dolce e l’agro, e linfa di betulla, servito in un vapore di grano a rievocare l’incendio che distrusse la chiesa nel XIV secolo. Il Canto dei Bischeri è invece un omaggio all’omonima ricca e potente famiglia fiorentina che aveva i suoi possedimenti nell’area che la Repubblica aveva destinato alla costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. I Bischeri non accettarono le importanti offerte per compensare l’esproprio delle loro proprietà, finché un incendio non le distrusse completamente, portando i proprietari alla rovina: da qui l’appellativo “bischero” che in toscano indica le persone poco furbe e ingenue. Il drink è composto da tequila, mezcal, liquore di arancia e ortica e una salsa a base di momordica cotta con momordica (un frutto indiano) piselli, tè matcha e agave, che gli dà una colorazione verde a ricordare il colore del quartiere dove abitavano i Bischeri. Ancora in questa sessione troviamo Bucavino de Medici, ispirato alle piccole nicchie presenti nei muri di antichi palazzi patrizi, dalle quali le famiglie proprietarie degli appezzamenti vendevano il loro vino in eccesso, preparato con rum scuro, vino al cioccolato, shrub di frutti rossi, mosto d’uva e un bitter ai frutti di bosco.
Della sessione Scultura fanno invece parte i cocktail dal tenore alcolico più intenso e più asciutti. Vi troviamo, ad esempio, Mamma Oliva, che omaggia l’azione riformatrice di Cosimo I de Medici in agricoltura che favorendo la coltivazione di della vite e dell’ulivo, fece di Firenze il centro del mercato mondiale dell’olio. Non a caso protagonista del drink è l’ulivo, utilizzato in tutte le sue parti: la base del cocktail è infatti una vodka infusa in extravergine (dalla quale viene separata la parte grassa), miscelata con vermouth fortificato con un distillato di terra di ulivo in spirito di grano, e con bitter di ulivo e sale, fatto con olive acerbe e foglie di ulivo. Proposto anche in versione affumicata, le due varianti sono in sostanza un’originale ed elaborata versione del Dirthy Martini e dello Smoky Martini. A celebrare l’importanza che frutta e agrumi acquisiscono nel Rinascimento, sia come elementi aromatizzanti sia come pietanze di apertura del pasto, è Lunga Vita, fatto con bourbon infuso alla camomilla, pianta questa che all’epoca era piantata vicino ad altre piante malate per sanarle o messa tra i mazzi di fiori per prolungarne la vita, cordiale di pera e rosmarino, arancia bitters e completato da un’aria di tè Lapsang. Così come Elisir di Caterina, un twist sull’Americano, celebra il carciofo, il cui uso si diffonde in Italia nel XV secolo e molto amato da Caterina de Medici che, una volta divenuta regina di Francia, lo introdusse anche oltralpe. Una passione quella della nobildonna per questa pianta della quale lo stesso Locale porta testimonianza nella sua sala del Cherubino, dove un affresco commissionato dalla stessa Caterina ritrae un amorino che con una mano regge un bicchiere di vino e con l’altra un carciofo. E il gusto del carciofo, ovviamente domina il drink, realizzato con vermouth rosso, distillato di carciofo con bucce di limone, liquore al carciofo, diluzione con idrolato di carciofo. Drink che viene poi carbonato e imbottigliato. Altro esempio dell’arte dei due bar manager è Palla del Verrocchio, twist del Sazerac realizzato con una base di rye whiskey e cognac lasciati riposare per un mese in botte di quercia, curcuma bitters, assenzio e zucchero, servito in una palla di ghiaccio che viene rotta sul bicchiere, a ricordare la palla realizzata dal Verrocchio e posta sulla cupola del duomo di Firenze, dalla quale a causa di un fulmine cadde nella piazza sottostante.
Infine, la sezione Architettura, che identifica i cocktail più complessi, sia sotto il profilo della componente aromatica sia come composizione e presentazione. Tra questi Drupa del Rinascimento, un cocktail strutturato composto da bourbon infuso con fagioli Azuky, cocco grigliato, lavato con Toffee e olio di cocco, dove poi viene aggiunto caffè estratto a freddo con fiori d’arancio, sherry oloroso, Cocchi Americano, Chartreuse, sale liquido e una crema fredda di avena. Un’abbondanza di elementi botanici che richiama la centralità che questi ebbero presso i grandi artisti del Cinquecento.
Non meno spettacolare è Piazzetta de Rucellai, dedicato alla famiglia cui si deve il colore viola fiorentino. Si racconta infatti che un antenato della casata, durante un viaggio in Oriente, sceso da cavallo per espletare un bisogno fisiologico, si accorse che l’erba selvatica che cresceva lì intorno a contatto con la sua urina assumeva una tinta viola carica e decisa, mai vista allora. Decise così di importare grandi quantità di quell’erba, che fu ribattezzata “oricella”, che da quel momento fu largamente utilizzata per tinteggiare stoffe e panni. Fedele al racconto, il drink è stato pensato in modo che il cliente partecipi alla sua composizione: in pratica gli viene servita in un bicchiere una miscela trasparente fatta con un agrume di stagione chiarificato e un infuso di tamarillo e altre radici, e a parte in due boccette una vodka infusa ai fiori blu thailandesi e un cordiale di lime e lemongrass, che una volta aggiunti agli altri ingredienti danno al cocktail il suo colore viola. Ma il Rinascimento è anche l’epoca delle grandi scoperte geografiche. Non poteva mancare allora un drink che celebrasse Cristoforo Colombo e le enormi implicazioni che i suoi viaggi ebbero sulla qualità della vita in Europa. Dal nuovo mondo arrivarono infatti tesori sconosciti, come il tabacco, il cacao, la canna da zucchero, il caffè: ingredienti che troviamo all’interno del Negroni di Colombo, che al tempo stesso è una celebrazione del cocktail simbolo della città. Un cocktail preparato con rum Zacapa Xo, bitter rosso, vermouth rosso, cacao bitters, distillato di tabacco e caffe e servito in una pipa, con un’aria di Lapsang a creare l’effetto fumo.