La nuova normalità secondo Alex Kratena

Alex Kratena
Alex Kratena, tra i professionisti più influenti della bar industry globale, racconta a Bargiornale la sua discesa in campo nel denunciare la crisi di migliaia di locali inglesi soffocati dai lockdown e di come si sta preparando al dopo. Perché nulla sarà più come prima

Sempre al top. Per Alex Kratena non è un modo di dire, ma un modo di essere. Dal 2007 al 2015, lavorando come head bartender all’Artesian at Langham, ha scalato ogni tipo di classifica proiettando un quasi sconosciuto lounge bar d’albergo londinese ai vertici dell’attenzione mondiale (migliore bar del mondo ai “The World’s 50 Best Bars” dal 2012 al 2015) e vincendo numerosi riconoscimenti a titolo personale. Nel 2016 fonda l’organizzazione no profit P(our) e, nel giugno 2019, insieme alla bartender scandinava Monica Berg, inaugura il suo primo locale, il Tayer + Elementary, nell’East London, conquistando le prime pagine dei media di settore e non (nell’ultima classifica compilata da Drinks International sulle personalità più influenti della bar industry, Berg e Kratena occupano rispettivamente il primo e il secondo posto). La pandemia purtroppo non ha fatto sconti a nessuno e anche il Tayer + Elementary è stato costretto, dopo neanche un anno dall’apertura, a sottomettersi alle restrizioni imposte dal governo britannico (da allora il governo inglese ha attuato ben tre lockdown nazionali). Lo scorso settembre, Kratena è sceso in campo per protestare pubblicamente contro il coprifuoco alle 10 di sera che obbligava i locali, come il suo, a una chiusura anticipata, misura considerata estremamente dannosa per tutto il settore.

 

Oggi, in pieno lockdown, la situazione è ancora più grave (è permesso solo il take away) e Kratena è più che mai impegnato a dare voce alla categoria (al momento di andare in stampa, il Regno Unito, con quasi 20 milioni di vaccinati in soli 2 mesi, sta però forse per vedere la luce fuori dal tunnel). «La situazione è davvero catastrofica - rimarca a Bargiornale -. Ad oggi, abbiamo visto più di diecimila locali chiudere per sempre e non siamo che all’inizio. Probabilmente, vedremo molti altri locali fare la stessa fine. Da una parte, il governo ha messo in campo dei sussidi a favore dei lavoratori dipendenti pagando l’80% dei salari, anche se sappiamo bene che oltre il 50-60% di uno stipendio nel nostro settore è generato dal service charge (voce che non rientra nel programma dei sussidi). Dall’altra, i datori di lavoro devono continuare a pagare tasse e contributi previdenziali relativi alla retribuzioni del personale. Il governo ha aiutato veramente poco gli imprenditori del settore: sono stati annunciati ristori a favore dei titolari di locali, ma le autorità locali sono state finora molto lente nel processare le domande. Ad esempio, ad oggi, noi non abbiamo ancora ricevuto un centesimo (l'intervista è stata realizzata ai primi di febbraio, ndr). E, comunque, ristori dell’ordine di 1.000 - 3.000 sterline non sono sufficienti né a pagare le tasse, né lontanamente a pagare il canone d’affitto. Tornando al tema dei sussidi, è probabile che quando il furlough scheme (sistema di aiuti simile alla nostra cassa integrazione, ndr) cesserà di esistere si perderanno milioni di posti di lavoro

Come stai vivendo questa sistuazione a Londra dove hai aperto nel 2019, insieme a Monica Berg, il Tayer + Elementary?

La capitale è diventata da tempo la nostra casa e proprio a Londra abbiamo creato il nostro locale, portandolo al successo. Se finiremo però per perdere il nostro business dovremo riconsiderare le nostre scelte.

Lo scorso settembre sei sceso in campo criticando pubblicamente le scelte del governo inglese, in particolare l’introduzione del coprifuoco alle 10 di sera. Da allora la situazione pandemica si è aggravata, tanto che si è arrivati a un ennesimo lockdown. Nel frattempo, hai cambiato idea? 

Assolutamente no. Il coprifuoco non era motivato da considerazioni scientifiche e ha causato più danni di una situazione di normale operatività. I dati pubblicati dal servizio sanitario pubblico inglese hanno più volte dimostrato che le trasmissioni di virus non sono mai avvenute nel settore dell’ospitalità: un settore che è andato oltre quanto richiesto e che ha speso milioni di sterline per garantire ambienti sicuri. Imprenditori e gestori di locali hanno fatto tutto quello che è stato loro chiesto di fare anche se questo ha comportato una riduzione della capienza dei locali con nessun guadagno per le imprese. Mi auguro che quando ci sarà concesso di riaprire non avremo più a che fare con la propaganda populista, ricca di acrobazie e cortine fumogene, di certi politici inglesi.

Durante la pandemia, hai lanciato una linea di ready-to-drink. Hai intenzione di effettuare lanci simili nel breve termine?

Siamo veramente felici di come i nostri ready-to-drink sono stati accolti dal mercato e certo continueremo a promuovere la categoria e a sfornare novità.

Presto o tardi, i locali riapriranno. Qual è la prima cosa che farai una volta alzata la serranda?

Sicuramente un’igienizzazione a 360° del locale e poi un brindisi con i miei amici, i miei famigliari e i miei clienti abituali.

Molte persone pensano che, dopo questa pandemia, nulla sarà più come prima.
Nulla sarà più lo stesso, ma questa è la vita. Penso che molti saranno sorpresi di come velocemente si ritornerà alla normalità. Basta vedere cosa sta succedendo oggi in posti come Taiwan e questo fa ben sperare. Il grande cambiamento consisterà nel fatto che molte imprese dovranno ripensare i loro modelli di business e le loro fonti principali di ricavi e molte dovranno decidere se continuare a “servire” in presenza i propri clienti o convertirsi definitivamente al delivery. Attualmente siamo concentrati sull’espandere il business in più direzioni al posto di rimanere solo un bar. Stiamo tentando di costruire più gambe per poter stare stabilmente in piedi ed essere meglio preparati agli imprevisti.

Sei molto conosciuto in Italia dove hai vinto diversi premi. Ad esempio, nel gennaio 2018  hai ritirato per la tua fondazione P(our) il prestigioso Nonino Risit d’Âur. Che tipo di rapporto ti lega al nostro Paese?

Mi sento molto fortunato per avere lavorato con molti validi professionisti provenienti dall’Italia. E, a ogni fase della mia carriera, ci sono state persone che mi hanno ispirato, aiutato e motivato ad andare avanti e a migliorarmi e sarò sempre riconoscente per tutto questo. Inoltre, ci sono tantissimi prodotti italiani che amo davvero tanto!

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