Una cosa divertente che non farò mai più era il titolo di un ottimo libro di David Foster Wallace che, nelle vesti di un giornalista, veniva invitato a partecipare a una settimana in crociera.
Devo ammetterlo, da animale cittadino o al più marittimo che sono, da ignorante in fatto di montagna e da persona fondamentalmente pigra, quando ho ricevuto l'invito a partecipare alla seconda edizione di Cortina Cocktail Weekend (CCW), mi sentivo dentro di me un po' Foster Wallace.
Occorre però una precisazione: ero certo che un evento organizzato da Paola Mencarelli e il suo staff sarebbe stato eccellente, e le mie rimostranze erano del tutto personali; di quelle che scavi nei traumi del passato: come quel tremendo capodanno all'Abetone, dove quasi non morii assiderato, o come la mia prima e ultima esperienza con uno snowboard. Ma insomma, armato di spirito d'avventura, mi metto in macchina con moglie, cane e coppia di amici, e salgo alla volta di Cortina d'Ampezzo. Nei tre giorni, che vanno da venerdì 22 a domenica 24 marzo, questo è il personalissimo e partigiano resoconto delle cose più divertenti che mi sono capitate durante la Cortina Cocktail Weekend.
L'aperitivo dopo la spa
Non essendo mattiniero, arrivo a Cortina alle 16.30 di venerdì e ho la fortuna di essere ospite di Faloria SPA Resort. Fortuna resa ancora più sfacciata dal fatto che uno dei primi eventi di Cortina Cocktail Weekend è proprio all'interno di questo hotel. Tempismo perfetto per provare la spa. Una piscina semiolimpionica illuminata dall'ultimo sole del giorno si distende davanti a me. È un'immagine così bella che perfino uno sportivo da divano come me si mette a fare qualche vasca (quattro, per la precisione). Dopo tanto sport, una sessione di idromassaggio, poi di bagno turco e, infine di sauna, alle 18.30 avere in mano un Margarama, il signature cocktail di Davide Zavasi (giovane barman che mi vedrà fin troppo spesso), è un'esperienza onirica. Sarà la perdita di liquidi, sarà il viaggio, sarà... Ma sorso dopo sorso, mi sciolgo sul divano e vengo invaso da una sensazione di benessere, di connessione con il mio mondo interiore. Mi sento un fagiolino bollito felice di far parte di una bellissima insalata russa nella quale mi sto per tuffare: sì, sono a Cortina. Intorno a me tutta montagna, ma al piano di sotto la sicurezza di un bagno turco. Posso sicuramente abituarmici.
I vocalist
L'Hotel De La Poste, storico albergo del centro di Cortina, ospita al suo interno sia il Bar del Posta, dove tra l’altro è nato il Puccini, l'italian sparkling più d'alta quota che ci sia, sia il Villevenete Lounge, che come frizzantezza non ha da invidiare nessuno. L'evento è promosso da Distillerie Nonino, in compagnia della vulcanica Cristina Nonino. Il Villevenete è un salotto caldo e montano, in stile baita. Sono le 19 e i Paper Plane rendono onore al loro nome volando per tutta la stanza. Intorno, un pubblico variegato, perlopiù over 50. Mi rendo conto che i ritmi montani sono più sostenuti, rispetto alla apparentemente sobria Toscana, perché la velocità con cui gli Spritz finiscono nei bicchieri è sbalorditiva e, in men che non si dica, il salotto diventa un club con musica italo-disco. Sotto le note di Radio Cecchetto, dj Riccardo Piermattei è il complice di ciò che sta accadendo: nelle vesti del vocalist, è una figura mitica che incita la folla e che noncurante dell’ora e del pubblico, tramuta il salottino invernale in una gara a chi lancia lo sguardo più giaguaresco tra un tavolo e l’altro. Non ero pronto. Mi rendo conto di esser fuori forma per questo contesto e sono piacevolmente spiazzato. Sono solo le otto di sera e già mi sento a fine serata.
L'après-ski e il Bombardino
Non avendo mai sciato, non conosco i ritmi di vita degli sciatori. Immagino che sulle piste si vada al mattino presto e che una buona giornata di sci consista in 5/6 ore di salite e discese. Ma dopo cosa succede? Alle 16 circa inizia l’après-ski. Francesismo che potrebbe tranquillamente essere tradotto in aperi-ski. Fondamentalmente, si iniziano a sbocciare bollicine, a bere Gin&Tonic e a trattenersi finché non ci si trova a ballare in tuta da sci, nuovamente con la complicità di un vocalist. È qui che mi ritrovo faccia a faccia con il mio primo Bombardino, composto da VOV caldo, rum e panna montata. Apprendo che la ricetta originale sarebbe con il brandy, per cui necessariamente devo provarle entrambe. Il Bombardino è qualcosa su cui mi sono trovato a riflettere per molti giorni successivi: non posso dire che non sia buono, perché è effettivamente buonissimo. Non posso nemmeno dire che sia qualcosa che ricercherei in qualsiasi altro momento, perché non lo farei mai. Semplicemente, il Bombardino e l'après-ski sono complementari. Vado via con una domanda in testa: si può fare l'après-ski senza aver sciato? Io l'ho fatto, e mi sento un misto tra l'orgoglioso e il truffaldino.
La Mixology's Cup
L’idea di mettere un paio di sci ai piedi di barman, proprietari di brand, giornalisti e appassionati vari e di farli scendere su una pista a slalom con un Martini Cocktail in mano è quanto di più geniale possa esser pensato per un cocktail weekend d'alta quota. La seconda edizione della Mixology's Cup ha visto concorrere una settantina tra snowboarder e sciatori che, partendo da un percorso di circa 300 metri, hanno disceso la pista con una coppa piena di Gin N°3 con tanto di twist o oliva all'interno. L'obiettivo è scendere versando la minor quantità possibile di liquido, pesando il bicchiere a fine corsa.
Per dovere di cronaca e per rendere onore agli atleti, ecco i vincitori: nella categoria sci vince Chloe Orlando con il pettorale di Amante 1530; per lo snowboard uno strategico Ivan Patruno con pettorale Colesel esegue una discesa perfetta e lentissima, che gli varrà anche il premio nella categoria Bartender&Hospitality.
Coronare un sogno che non sapevi di avere
Per quanto dotato di autoironia, l'idea di mettermi alla berlina, inforcando per la prima volta degli sci e buttandomi giù con un prezioso Martini in mano, non mi sconfinferava per niente. Per cui ho optato per ridare dignità a uno sport largamente sottovalutato, inspiegabilmente non olimpionico e insospettabilmente pericoloso: lo slittino. Questa è la storia di due stecche di legno unite da un sedile in pelle e indirizzate da uno spago da arrosto, domate da un individuo di ben oltre un quintale determinato a non spillare una goccia di Martini e dalla voglia di coronare un sogno che non sapeva nemmeno di avere: ridare dignità allo slittino. Ebbene, la vittoria morale la abbiamo portata a casa, assieme a ben 190 ml di Martini appoggiato sulla bilancia. E, mentre gli atleti del Telemark che si sono esibiti durante la Mixology's Cup hanno riportato ai nostri occhi la prima forma di sport invernale, ora c'è una tangibile possibilità che, in vista delle Olimpiadi invernali 2026 che si svolgeranno proprio a Cortina, il lobbismo dello slittino, sotto lo slogan “make slittino great again” potrebbe raggiungere quell’obiettivo per il quale, senza falsa modestia, mi sento di essermi battuto egregiamente.
Una cosa divertente che spero di fare ancora.