#nonchiamatelamovida

Un'opera di Sm172, street artist spagnolo. Questo graffiti si trova a Raval, uno dei centri delle notti di Barcellona
Un'opera di Sm172, street artist spagnolo. Questo graffiti si trova a Raval, uno dei centri delle notti di Barcellona

Non chiamatela movida di fronte a chi per mesi si è attenuto scrupolosamente alle leggi tenendo chiuso le serrande. Non chiamatela movida nel rispetto di centinaia di migliaia di cittadini e di famiglie che lavorano nei pubblici esercizi. Davanti a coloro che hanno resistito stoicamente al lockdown dei loro bar, ristoranti o pub. Non chiamatela movida al cospetto di chi ha dovuto chiudere la propria attività o separarsi dai propri collaboratori. Non chiamatela movida perché si tratta di un abuso, a reti unificate, del lavoro e dell’impegno quotidiano di bar e locali serali. Non chiamatela movida per indicare un girone dantesco e senza regole, guidato da loschi figuri spacciatori di bevande alcoliche. Chiedetevi invece perché accanirsi contro un'intera categoria, quando il problema non è determinato dai bar e da chi lavora, semmai dalla scelleratezza di chi li frequenta senza porre nessuna attenzione alle regole. Non chiamatela movida nel rispetto dei gestori costretti a tirare giù la serranda dopo pochi giorni dalla riapertura perché nessuno stava ad ascoltare i loro appelli a non creare assembramenti o a utilizzare la mascherina. Non chiamatela movida pubblicando la stessa foto per condannare la vita notturna di città diverse o schiacciando le persone con i vostri teleobiettivi.

Certo le cronache degli ultimi giorni parlano anche di eccezioni e quelle vanno condannate perché creano un danno enorme all’intera categoria. Ma non è corretto fare di tutta la vita notturna un fascio.

Non chiamatela movida perché i gestori fanno il loro dovere: accogliere nel migliore dei modi i loro clienti e controllare che tutto fili liscio all’interno dei loro locali. Non fanno i guardiani, non è il loro lavoro. Di pochi giorni fa è la notizia che il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha deciso di vietare, dalle 19, la vendita d’asporto di alcolici e super alcolici a bar e negozietti di prossimità. “Di fatto - ha dichiarato Sala - quello che sanzioneremo sarà il consumo di alcolici in piedi se non sarà in un luogo dedicato, definito come spazio e prospiciente al bar”.

L’obiettivo è sacrosanto: evitare gli affollamenti. Dall’altra parte però ci sono locali che si erano organizzati in piena regola con i drink take-away e che rimarranno a bocca asciutta. Di fatto, per il settore, è un’altra breve storia triste.

Non chiamatela movida e non attaccate nemmeno i ragazzi che, dopo mesi rinchiusi in casa, sono tornati ad occupare le strade e a un barlume di normalità. Si tratta di un istinto che, anche chi non è più giovane come il sottoscritto, avrebbe seguito. E non prendetevela neanche con le parole che, di per sé, non hanno colpe. Quello che fa la differenza, anche quando si parla di movida, è il senso che si attribuisce loro. Non meno rilevanti sono la forma, i modi e tempi con le quali gli stessi vocaboli sono esposti. Mai come in questi giorni in Italia abbiamo visto abusare del termine "movida". Questa volta non si tratta di significato derivato, di slittamento semantico, ma di appropriazione indebita di parole a caso in luogo pubblico. In pratica, un furto dal dizionario in piena regola.

Paradossalmente la movida nacque a Madrid come forma di controcultura, di rottura degli schemi tradizionali e del bigottismo, imposti da 40 anni di franchismo. Nel corso degli anni Ottanta fu espressione artistica, musicale e cinematografica con Pedro Almodóvar. E la rivista La Luna fu il megafono di un movimento che prese il nome dal verbo "mover", muovere. Vogliamo muoverci contro i preconcetti, contro chi bistratta la categoria, contro chi non solo non conosce i bar, ma non vuole nemmeno sentirne parlare. Ridicolizzare un mondo che porta vantaggio a tutta l’economia  è da ottusi. “Tutto ‘sto casino per un mojito” è una delle tante frasi che vorremmo dimenticare. I tempi sono maturi e #nonchiamatelamovida

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