Una serata speciale ha visto come protagonista l'ultima novità Santa Teresa Rum 1796, presentata al Ristorante ViVa della chef Viviana Varese, al terzo piano di Eataly Smeraldo di Milano. La distribuzione è affidata al gruppo Bacardi-Martini.
Santa Teresa Rum 1796 Speyside Whisky Cask Finish è prodotto da Hacienda Santa Teresa nella ricca e fertile valle El Consejo, circa un’ora a est di Caracas (Stato di Aragua, Venezuela), gestita da cinque generazioni dalla famiglia Vollmer dal 1885. La novità è una edizione limitata rifinita in botti di rovere che hanno contenuto Scotch Whisky dello Speyside, una edizione firmata dalla maestra ronera Nancy Duarte che ha adottato per la prima volta una evoluzione del sistema Solera a triplo invecchiamento.
Il primo invecchiamento tradizionale in botti di quercia viene seguito dal secondo con il metodo Solera (creato per il vino Sherry) che comporta una progressiva riduzione del volume alcolico per evaporazione e un progressivo restringimento su quattro livelli di botti. Il terzo passaggio avviene in botti di rovere francese. A questo procedimento a triplo invecchiamento si aggiunge infatti un affinamento di 13 mesi in botti che hanno contenuto Scotch Whisky proveniente dalle distillerie dello Speyside, nel nord della Scozia. In questo modo si aggiungono note di frutta secca e vanigliate.
Una storia lunga 200 anni
Era il 1796 quando, in Venezuela, il Conte di Tovar fonda Hacienda Santa Teresa, in una vallata dove, grazie alle favorevoli condizioni climatiche, le piantagioni di canna da zucchero trovano un ottimo ambientamento. Commercializzato a partire dal 1885, Santa Teresa Rum 1796 diventa una delle prime AOC nel mondo dei Rum. Il prodotto finale è composto da un blend di Rum con invecchiamento compreso tra i 4 anni e i 35 anni, un distillato di 40° alcolici di grande eleganza e raffinatezza, pluripremiato da pubblico e critica. Presenta un colore ambrato intenso con riflessi oro rosa, all'olfatto evidenzia intensi aromi di vaniglia, tabacco e caramella toffee, con note dolci di albicocca secca e banana, per poi evolvere verso la cannella e il mais cotto a pop corn. Un successo rafforzato dalla seguente versione Añejo Gran Reserva, con una diffusione in oltre 30 Paesi (la percentuale di mercato in Venezuela supera il 60%) di circa 1,5 milioni di casse all'anno, potendo vantare il marchio Doc "Ron de Venezuela".
Degustazione nel tempio dei buongustai
La presentazione della novità Santa Teresa Rum 1796 Speyside Whisky Cask Finish è avvenuta al Ristorante ViVa della creativa chef Viviana Varese, inserito al terzo piano di Eataly Smeraldo di Milano, regno della gastronomia top, che ha curato l'abbinamento gastronomico della novità Santa Teresa 1796, anche in forma di cocktail preparati dal giovane brand ambassador e mixologist Andrea Pomo, con una serie di piatti.
Entrée: Scampo, tajin, burro di nocciola e yuzu con il cocktail Daiquiri 1796 (twist della celebre ricetta ma senza zucchero e Maraschino aggiunto).
Primo: Risotto con cacio, 7 pepi dal mondo e limone insieme con il cocktail Santa Cooler.
Secondo: Tagliata di agnello con mandorle, radicchio e arancia insieme con il cocktail Old Venezuela.
Dessert: Brioche con crema di zabaione con Santa Teresa Rum 1796 Speyside Whisky Cask Finish abbinato al proprio rum in purezza.
Proyecto Alcatraz, la dimensione sociale di Santa Teresa Rum 1796
All'evento erano presenti, tra gli altri, la maestra Ronera Nancy Duarte; Andrès Chaumaceiro, Chief Operating Officer; il presidente di Hacienda Santa Teresa, Alberto Vollmer Herrera. Nell'occasione è stata presentata anche la meritoria iniziativa sociale Proyecto Alcatraz che l'azienda venezuelana sostiene da circa ventanni.
Nel 2003, i membri della gang criminale locale La Placita, guidata da José Omar Rodriguez, irruppe nell'Hacienda, tendendo una sanguinosa aggressione a una guardia della sicurezza aziendale. Ai criminali fu proposta una scelta inusuale ma generosa: lavorare gratis per tre mesi nella Hacienda, in cambio di vitto, alloggio e impare un mestiere per rimediare alla loro offesa o essere consegnati alla Polizia. Gli uomini accettarono l'offerta e così nacque il Progetto Alcatraz.
«Per recuperarli dovevo infondere in questi ragazzi abituati a uccidere e a rubare dei valori - precisa il battagliero presidente Alberto Vollmer Herrera - e ho pensato al rugby, uno sport che amo e che viene spesso definito uno sport da bestie giocato da gentiluomini. Mi sono detto che la parte bestiale era già presente, non restava che trasformarli in gentiluomini, insegnando loro rispetto, lavoro di squadra, umiltà, disciplina. E ovviamente spirito sportivo».
«Se avete il coraggio di ammazzare e ammazzarvi tra voi - gli ho detto - dovreste avere anche il coraggio di perdonare e perdonarvi». Quello che a prima vista poteva sembrare un ingenua proposta, ha avuto invece un inaspettato successo. Dopo ventanni i membri di una decina di gang locali coinvolti nel recupero sono arrivati a quota 200, facendo crollare il tasso di criminalità della zona. Simbolicamente le armi riconsegnate sono state fuse per dar vita a una serie di bartender tool.