Nelle strade di Bari, nei luoghi, nelle persone che la vivono, si avverte il respiro di due anime. La prima si esprime con l’amore verso la tradizione, in una convivialità che resiste agli anni e alle crisi economiche, nella semplicità dei modi, nelle pietanze di sempre, nella spontaneità della gente.
La seconda, si apre al mondo e guarda ai trend internazionali con una facilità raramente riscontrabile nelle altre parti del Mezzogiorno, investendo risorse con capacità e talento. Una riflessione che viene improvvisa, in una tiepida notte mentre osserviamo l’ingresso del Summit Club. Di fronte c’è una porta in ferro simile a quelle dei film americani anni Ottanta, quasi fosse un covo per easy riders, per teppisti di strada. Un concept frutto delle esperienze dei quattro soci: i bartender Davide Mitacchione e Nicolantonio Milella, lo chef Aspreno Lapo Pesce, il dj e art director Gianluca di Tullio. Competenze diverse unite per dare vita a un remix di successo.
In un mondo sospeso tra intrattenimento e miscelazione
Per accedere al bar, occorre bussare e pronunciare una parola in codice comunicata alla clientela tramite quiz pubblicati sulle pagine social del locale. Il concept è un’interessante rilettura che ricorda i mitici club newyorkesi punk rock come il CBGB dove debuttarono Ramones e Blondie.
All’interno manifesti musicali, copertine di vinili rock, pareti decorate ispirate alle opere di Keith Haring, grondaie in alluminio, scritte al neon di marchi famosi. Il concept del locale è un trait d’union fra intrattenimento e miscelazione: tante le serate a tema, i dj set, con temi che spaziano dal jazz al funky, fino alle serate house del weekend. Un formato declinato non abbandonando mai il proprio stile: «Summit coniuga il mood urban con le caratteristiche di un cocktail bar dallo stampo internazionale e le atmosfere di un live club. È la sintesi delle anime dei suoi fondatori e soci. La esprimiamo con un luogo che guarda alla nightlife dei dandy urbani, degli anticonformisti di ogni luogo, non trascurando mai l’esigenza di esclusività e riservatezza della nostra clientela. Vogliamo essere contemporanei, attenti, portatori di una fusione tra mixology ed entertainment». A parlare è uno dei soci, il bartender Davide Mitacchione. Tra gli elementi distintivi del Summit Club c’è il bancone dalle tonalità nere intervallate da inserti in acciaio, informale ed elegante al tempo stesso. Un richiamo ai banchi presenti nelle discoteche anni Settanta della Grande Mela come lo Studio 54 o il Paradise Garage.
Non solo cocktail bar: un servizio tailor made
L’identità da club si sposa con un servizio da cocktail bar d’alto livello, ben declinato nell’offerta del drink al carrello: Martini preparati al tavolo secondo le indicazioni del cliente. Un servizio tailor-made ben supportato dalle oltre 300 referenze del bottigliere, in particolare whisky e mezcal. Sfogliandolo il menu si ha quasi l’impressione di spulciare The New Yorker, il famoso magazine americano: tante le illustrazioni, un’impaginazione essenziale e ricercata. Consultandolo si arriva alla sezione Improved: qui troviamo drink classici rivisitati secondo lo stile e la filosofia del locale, come Old Fashioned, dal gusto amabile, arricchito dalle note aromatiche della menta fresca, del cordial allo zenzero e del Peychaud’s Bitters. Si chiama Old Fashoned 2.19 ed è una proposta che unisce l’attitudine di classico del mondo anglosassone con i toni freschi di una mixology aperta al Mediterraneo.
Influenze surrealiste
Lo stesso stile di fare miscelazione che ritroviamo nei signature della sezione Surrealismo ispirata al movimento artistico d’avanguardia del Novecento. Una parte importante del menu che ha visto una genesi singolare, oltre a un’attenzione particolarmente minuziosa, come testimoniato da Mitacchione. «È il nostro tributo a una corrente della pittura che amiamo particolarmente. Durante il nostro brainstorming iniziale abbiamo notato un casco di banane in uno dei capolavori surrealisti di Giorgio De Chirico. Il titolo dell’opera è 2L’Incertezza del Poeta”. Le forme semplici di questo quadro e i suoi toni caldi, ci hanno spinto ad applicarle a un classico come il Daiquiri. Così è nato il nostro Daiquirico. Un tributo al grande pittore italiano, maestro della Metafisica, sotto forma di rum bianco di Barbados, fermentato homemade di banane, lime, angostura e chocolate bitters. Daiquirico è curato in ogni dettaglio a cominciare dalla presentazione: una mug alta e allungata e una cannuccia ispirata al busto umano che troneggia nel quadro. Un insieme che rimanda a un gioco sensoriale molto affascinante che alterna note dolci ad aromi sapidi, in un’alternanza che unisce profonda italianità e innovazione. Un lavoro eccellente di balance che rappresenta una carta vincente quando si tratta di fare cocktail. A completare il menu del Summit Club c’è una speciale sezione chiamata “Competition”. I bartender del locale sono stati infatti protagonisti di tante sfide di miscelazione. Tra i cocktail vincenti troviamo l’Amoreamaro, ricetta che ha trionfato nella tappa barese di Baritalia 2017, con rabarbaro, Fernet, sherbet al limone, angostura bitters e top di acqua tonica a delineare un aperitivo dalle note, al tempo stesso amare e dolci, tipiche dell’aperitivo all’italiana. Le stesse che ben si associano all’odore del mare, un dettaglio che rende ancora più tiepida la notte barese. Dalla baia, l’America appare lontanissima. Al banco del Summit invece pare scorgerla a davvero poche spanne di distanza. È uno dei tanti piccoli miracoli nel mondo del bere miscelato.