Chiusi i battenti del Roma Whisky Festival, è il momento delle riflessioni. Intanto il pubblico, che nei due giorni di kermesse dedicata al distillato ambrato, il 5 e 6 marzo, ha superato quota 4.000 unità. Soddisfacente? Lo abbiamo chiesto al direttore artistico Andrea Fofi, che conferma che sono numeri sovrapponibili a quelli dell’edizione precedente, quella del 2019. «Aver raggiunto gli stessi ingressi, nella stessa location, nonostante la preoccupazione post-Covid, non può che essere considerato un successo». La location era quella del Salone delle Fontane dell’Eur, dove si sono riuniti 60 espositori, per oltre 200 brand presenti e più di 1.500 diverse referenze in degustazione.
Un pubblico più consapevole, afferma Fofi, che ha studiato o che ha intenzione di informarsi, tanto che hanno avuto ottimo riscontro sia le 25 masterclass sia i Corsi Abc del whisky. Un trend che sottolinea un aspetto: il pubblico del 2022 è diverso da quello del 2019 e anche nella capitale sta aumentando il numero dei collezionisti, a giudicare anche i numeri delle vendite ai banchi. «In questo Whisky Festival abbiamo registrato un +20% sulla vendita delle bottiglie e sono stati importanti anche gli incassi, visto che la manifestazione ha permesso di commerciare bottiglie di alto valore, quelle più apprezzate dai collezionisti, che in occasioni come queste approfittano dei prezzi da fiera». Fra i banchi c’era anche Catawiki, la piattaforma di aste online, che ha portato bottiglie vintage, che sono state vendute sia alla mescita sia intere.
Tante le edition super limitate
Molte le annate importanti e i cofanetti speciali che si sono visti in questa manifestazione. «Sono visti come beni rifugio, sui quali investire e che acquistano valore nel tempo», afferma Fofi. Per fare qualche esempio, fra gli stand abbiamo visto il 33 anni di Laphroaig, edizione limitata con il suo elegante cofanetto a forma di libro; oppure nello stand Pallini era presente una delle 300 bottiglie distribuite in Italia del Daftmill 2008 Winter Batch Release, imbottigliato nel 2020 in 6.000 esemplari; e ancora il Glenfarcas 25 anni; solo un anno di meno per il Ben Nevis single cask.
Si ampliano i confini del mondo whisky
Altro tema è quello dell’allargamento dei confini tipici del mondo del whisky. Se finora ai leader di mercato di Scozia e Stati Uniti al massimo si potevano aggiungere Irlanda e Giappone, oggi non mancano i contributi da altre parti del mondo, Italia inclusa. Presente fra le masterclass dell’evento, Strada Ferrata dalla birra artigianale si è spostata sul mercato dei whisky, posizionandosi con diverse tipologie di prodotto. Poi c’è Poli Distillerie, nota finora per le grappe, in fiera con il loro primo pure al malto d’orzo, Segretario di Stato, che fa un affinamento in botti di Amarone. E ancora India, Australia, Israele e una buona presenza di whisky francesi. A tal proposito, Rinaldi 1957 ha colto l’occasione per annunciare di essersi aggiudicata la distribuzione dei whisky Rozelieures, prodotti nella regione della Lorena. «Climi diversi, legni diversi, botti di altri spirit sono tutti contributi all’aromaticità che possono venire da questo allargamento dei confini della produzione», afferma Fofi.
Novità per la prossima edizione
Qualche spoiler anche sul Roma Whisky Festival del prossimo anno. «Stiamo già lavorando per l’evento del prossimo anno, che sarà sempre a inizio marzo. Possibile un cambio di location, per allargarci a nuovi espositori. In particolare stiamo ragionando sull’ampliare la gamma dei brown spirit in fiera. Già quest’anno abbiamo avuto una piccola anteprima, ma il nostro obiettivo è allargarci come minimo a distillati come cognac e armagnac, che sono cugini del whisky, se non anche al mercato dei rum», anticipa Fofi.