Il rallentamento dell’economia e il perdurare dell’inflazione fanno sentire il loro effetto sui consumatori con conseguenze che si riflettono anche sul mercato di vino e spirit. È quanto emerge dall’analisi dei dati della nuova release dell’Osservatorio Federvini, che traccia un quadro dell’andamento delle vendite di vini, liquori, distillati e aceti nei primi 9 mesi dell’anno in corso. E quello disegnato dallo studio, a cura di Nomisma e TradeLab, è un quadro che presenta luci e ombre, le prime costituite dalla generale tenuta del settore, le seconde dalle difficoltà che riguardano in particolare il fuori casa e l’export. Difficoltà che per il fuori casa sono cominciate proprio durante la stagione estiva, ovvero nei mesi solitamente tra i più caldi, non solo dal punto di vista climatico, per i consumi.
Il trend di questo canale nel periodo gennaio - settembre, nell’approfondimento realizzato per l’Osservatorio da TradeLab, rivela un incremento della spesa di 2,5 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un +4,3% in termini di valore del mercato. A crescere è anche il numero di visite (+0,7%), con il momento dell’aperitivo serale che ha registrato un incremento del 3% in termini di presenze e del 5% a valore e la cena un +1% di presenze e un +4% a valore. A fronte di questi dati c’è però il drastico crollo delle occasioni dopocena e notturne, con un -14% in presenze e consumi.
Frenata del fuori casa in estate
Ma non solo, perché, come accennato, la situazione generale del comparto ha subito una netta inversione durante i mesi estivi. Il trimestre luglio-settembre si è infatti chiuso, dicono i numeri del report dell’Osservatorio Federvini, in decisa contrazione rispetto agli stessi 3 mesi del 2022: -6% delle visite e -4% a valore. Un calo che gli analisti spiegano alla luce di diversi fattori, a partire dalla situazione economica e inflattiva sfavorevole, per continuare con le condizioni meteo altalenanti durante la stagione e l’aumento del numero di italiani che hanno scelto di trascorrere le vacanze all’estero. Non ultimo l’ottimo andamento dell’estate 2022, che lasciava prevedere numeri più contenuti per quest’anno.
In termini di consumazioni le bevande alcoliche hanno rappresentato il 12% del totale dei consumi. Più nello specifico le consumazioni di vino e spiriti nei primi tre trimestri sono state pari a 1,1 miliardi. I consumi di vino e di cocktail alcolici sono cresciuti dell’1%, quello delle bollicine addirittura del 9%, mentre un drastico calo hanno registrato i consumi di amari, giù del 7%, e degli spirit lisci, -11%.
Rallenta l'export
Luci e ombre presenta anche il fronte delle esportazioni. Quelle dei vini, nei primi otto mesi, hanno subito una flessione dello 0,7% a valore, ma hanno tenuto a livello di volumi (+0,8%). Un dato anche questo che va ponderato alla luce del record registrato nel 2022, quando si è concretizzata una forte ripresa dopo il periodo pandemico, tanto è vero che, rispetto alle esportazioni pre-Covid (2019), l’incremento nelle quantità è stato vicino al +4%. Flessione che ha interessato anche tutti gli altri grandi Paesi esportatori, con la sola Nuova Zelanda che mostra una, seppur debole tenuta, mentre la Spagna ha perso il 2,5% a valore, l’Australia il 16%, gli Usa il 23,4% e il Cile ben il 25,5%.
A livello di mercati di destinazione, se positive sono state le vendite dei vini italiani in Francia, cresciute del 15,5%, netta è stata la flessione in altri mercati di riferimento, come gli Stati Uniti (-11,5%), Giappone (-16,3%), e più leggera nel Regno Unito (-1,9%). Nota confortante dagli spumanti che crescono in Francia del 24,8% e in Svezia del 20,8%.
In chiaroscuro anche l’andamento dell’export degli spirit. Le vendite all’estero sono cresciute a valore del 5% rispetto al 2022, con un peso complessivo superiore al miliardo di euro, ma con una flessione in volume del 2,4%. I liquori crescono marginalmente in valore negli Usa (+1,4%), dove compensano la leggera perdita a volume (-0,7%), mentre il trend della grappa ha registrato un brusco calo: - 12% a volume e -6% a valore.
Infine, gli aceti, categoria che ha visto una forte contrazione negli Usa, principale mercato di sbocco, con un -19% a valore e -28% a volume, mentre ha registrato un trend positivo in Austria (+92%), Regno Unito (+7,5%) e Germania (+2,7%).