L’annuale Osservatorio Federvini tira le somme di un 2023 che la presidente Micaela Pallini definisce complesso. «Ugualmente - aggiunge - si sta presentando complesso il 2024. Viviamo un momento economico difficile per le nostre aziende. Il 2023 si è chiuso in un modo che non possiamo definire né brillante né eccessivamente negativo, ma le aziende hanno lasciato sul campo diversi punti di marginalità per via degli aumenti dei costi di produzione. Difficilmente queste marginalità saranno recuperate nel corso di quest’anno». Pallini espone i numeri dell’associazione, che rappresenta i produttori di vini, spiriti e aceti: 2300 aziende, 21 miliardi di fatturato, di cui 10 dalle esportazioni. Parlando del contesto internazionale, per la presidente di Federvini il ruolo del vino è fondamentale per l'intera economia nazionale: «Nell’agroalimentare il settore che rappresentiamo si attesta sul 19% dell’export. Per quanto riguarda i valori dell’export, abbiamo tenuto meglio dei colleghi francesi e spagnoli, ma siamo alla finestra, guardando con preoccupazione all’atteggiamento proibizionista nei confronti di vino e spiriti, che crediamo non sia la soluzione giusta per offrire cultura ed educazione al consumo responsabile».
Il chiaro riferimento di Pallini è al Nutriscore, che potrebbe mettere a repentaglio le esportazioni di vino in Europa. Una preoccupazione sentita, visto che l’export ha trainato la crescita delle aziende di vini e spiriti in Italia. Secondo i dati dell’Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e Tradelab, l’export negli ultimi 20 anni ha visto una crescita notevole, portando il nostro paese al secondo posto dopo la Francia. Le esportazioni sono passate da un 17% del 2003 (con la Francia al 38%) al 22% del 2023 (Francia 33%). Fondamentale la questione della presenza in un numero sempre più importante di paesi esteri: «Siamo presenti in 46 mercati contro i 51 della Francia - chiarisce Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitoring- , vent’anni fa erano solo 9 i mercati in cui eravamo riusciti a penetrare. Oggi cogliamo i frutti di un lavoro di riqualificazione del nostro paniere prodotti: meno vino sfuso e più vino di qualità, con il grande traino del Prosecco». Importante l’incremento dell’export anche per gli spirits, che sono passati dal 7° posto mondiale del 2003 al 5° odierno. Interessante il dato complessivo: il 35% del fatturato dei produttori di spirits italiani è realizzato sul mercato estero.
Andando sul mercato interno, i dati Tradelab aiutano a confrontare i consumi 2023 rispetto a quelli dell’anno precedente: crescono le bollicine (+7%) che trainano il settore vino, in generale meno performante (0,2%). Di contro registrano un -6% gli amari e i dopopasto, specialmente nel consumo dei locali notturni; fa eccezione il caso dei ristoranti di fascia alta in cui questo comparto ha mantenuto una performance positiva. Bruna Boroni, Away from home director di Tradelab, ha inoltre presentato una ricerca rivolta a un campione di consumatori italiani per analizzarne le abitudini: il 39% degli intervistati dichiara di scegliere il vino a pranzo, il 42% a cena e l’11% per l’aperitivo serale. Solo dell’1% l’aumento del consumo cocktail e -11% per gli spirits in genere: un fenomeno spiegato da Boroni con una flessione delle occasioni di consumo nel dopocena, a cui fa tuttavia da contraltare un aumento degli aperitivi diurni, dell’interesse per il momento del brunch e per le colazioni salate.