Per mangiare bene italiano le maggiori opportunità le offrono New York, San Paolo e Tokyo. A svelarlo è la mappa della ristorazione italiana nel mondo, pubblicata da Fipe nel Rapporto annuale "Ristorazione 2019". Una mappa nata dalla rete di ristoranti che hanno ottenuto il riconoscimento "Ospitalità italiana", istituito da Unioncamere e Isnart. In tutto sono 2.200, la punta di un iceberg che stima in 60mila i locali nel mondo che si richiamano alla cucina del nostro Paese. Per fregiarsi del riconoscimento, i ristoranti devono rispettare una serie di requisiti riassunti in un decalogo (scarica il disciplinare) che prevede cinque condizioni imprescindibili: la presenza in sala di almeno una persona che parli italiano, una percentuale di piatti della tradizione italiana non inferiore al 50% delle proposte in menu, la presenza di almeno il 30% di etichette di vini italiani Doc, Docg o Igt (con un minimo di cinque), l'uso esclusivo di olio Evo Dop o Igp italiano per il condimento a crudo. Infine, il capocuoco deve avere competenze ed esperienze dimostrabili nella preparazione di piatti e ricette della cucina italiana.
“Altro…”
Un terzo dei 2.200 ristoranti che si fregiano del marchio "Ospitalità italiana" nel mondo sono nei Paesi Ue: Francia, Germania, Regno Unito le nazioni con il maggior numero di presenze, seguite da Spagna, Olanda e Belgio. Segue l'Asia, con oltre 500 locali, e il Nord America con 464.Gli Stati Uniti sono il Paese col maggior numero di ristoranti certificati, oltre la metà dei quali sono a New York. Seguono Brasile e Australia. A livello di città svetta New York, seguita a distanza da San Paolo del Brasile - città con un'ampia comunità di origini italiane - e Tokyo. In Europa il primato spetta alla Francia, ma la città con più "bandierine" è Londra. A.M.